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BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO PERCORSI DI RICERCA La comparazione tra le esperienze nazionali, i partiti politici e i movimenti sindacali ha contribuito alla ricostruzione di una storiaunitaria della sinistra europea, con una certa attenzione perl'influenza del processo di integrazione sulla ridefinizione delleculture politiche e sindacali riguardanti la concezione dello Stato, ilgoverno dello sviluppo economico e il Welfare State1.
Alcune figure come Altiero Spinelli, Sicco Mansholt, Roy Jenkins, François Mitterrand, Willy Brandt, Jacques Delors, Enrico Berlin-guer, Luciano Lama, Bettino Craxi, Giorgio Napolitano e VáclavHavel2 possono delineare una sorta di genealogia dell'Europa dellesinistre, comprendente con modi e tempi diversi il movimento fede-ralista, il socialismo europeo, il comunismo italiano e le culture deldissenso dell'Europa orientale.
La biografia di Bruno Trentin3, figlio di un esponente dell'anti- fascismo emigrato in Francia come Silvio Trentin, combattentepartigiano nelle brigate di «Giustizia e Libertà», dirigente politico esindacale, segretario generale della Cgil e Parlamentare europeo dei 1 M. Lazar (sous la direction de), La gauche en Europe depuis 1945. Inva- riants et mutation du socialism européen, Paris, 1996; D. Sassoon, Cento anni disocialismo. La sinistra nell'Europa occidentale del XX secolo, Roma, 1997 2 A. Agosti (diretta da), Enciclopedia della sinistra europea nel XX secolo, 3 I. Ariemma e L. Bellina (a cura di), Bruno Trentin. Dalla guerra partigiana alla Cgil, Roma, 2008; I. Ariemma (a cura di), Bruno Trentin. Tra il Partitod'azione e il Partito comunista, Roma, 2009; A. Gramolati, G. Mari (a cura di),Bruno Trentin. Lavoro, libertà, conoscenza, Firenze, 2010; S. Cruciani (a cura di),Bruno Trentin. La sinistra e la sfida dell'Europa politica. Interventi al Parlamentoeuropeo, documenti, testimonianze (1997-2006), Roma, 2011; A. Casellato, BrunoTrentin, in Belfagor, anno LXIV, n. 381, p. 291-314.
Democratici di Sinistra, può rappresentare un osservatorio privile-giato sull'evoluzione europeista del comunismo italiano e sulle dina-miche della sinistra europea.
Sono state queste le considerazioni alla base del convegno di studi su «Bruno Trentin nella sinistra italiana, francese edeuropea»4, promosso nel marzo 2010 dall'Università della Tuscia,dall'École française de Rome e dalla Fondazione Di Vittorio, conl'obiettivo di indagare le tappe principali della biografia di BrunoTrentin.
La militanza di Trentin nel comunismo italiano si dispiega tra partito e sindacato, affrontando il tema del progresso tecnico e delletendenze del capitalismo, sperimentando nuove forme di lotta e diunità tra i lavoratori metalmeccanici, aprendo la strada alla mobili-tazione studentesca e operaia del biennio 1968-1969.
È una traiettoria che si intreccia con la storia del comunismo francese, con un rapporto conflittuale con il PCF e la CGT in mo-menti fondamentali come l'invasione sovietica dell'Ungheria e lanascita del Mercato comune europeo, con una circolarità delleforme di lotta tra Italia e Francia e un confronto serrato con lanouvelle gauche degli anni settanta.
Il confronto con la nouvelle gauche testimonia l'attenzione di Trentin per il personalismo cristiano e l'esperienza della Confédéra-tion Démocratique du Travail, attorno ai nodi della libertà dellapersona nel processo produttivo e della dialettica tra Stato e societàcivile.
Si sviluppa anche da qui una elaborazione politica e sindacale capace di ripensare l'identità della sinistra italiana dopo il falli-mento della strategia berlingueriana del compromesso storico,l'esaurimento dell'eurocomunismo e la sconfitta del sindacato nellavertenza Fiat del1980.
Mentre la sinistra italiana è lacerata dal duello tra il Pci di Berlinguer e il Psi di Craxi e quella francese è chiamata con l'ele-zione di Mitterrand all'Eliseo alla prova del governo, il dialogo traBruno Trentin e Jacques Delors configura una ridefinizione della 4 Sulla base di un progetto scientifico presentato con Maurizio Ridolfi, il Convegno di studi su «Bruno Trentin nella sinistra italiana, francese ed europea» siè svolto presso la sede dell'E ´ cole française de Rome il 18-19 marzo 2010, con rela- ´ ric Vial, Luisa Bellina, Ilaria del Biondo, Gian Primo Cella, Fabrizio Loreto, Ferruccio Ricciardi e Xavier Vigna, Lorenzo Bertucelli, Adolfo Pepe,Alessandro Casellato, Sante Cruciani e testimonianze di Michele Magno e IginioAriemma. Alla presenza di Franca e Giorgio Trentin, il convegno è stato conclusoda una tavola rotonda su «Le sinistre europee e lo Stato nel XX secolo», con lapartecipazione di Jean-François Chauvard, Patrizia Dogliani, Marc Lazar eMaurizio Ridolfi.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO cultura politica della sinistra europea sui diritti della persona, illavoro e la conoscenza, l'Europa politica e sociale.
All'indomani della riunificazione tedesca, il «Libro Bianco sulla crescita, la competitività e l'occupazione», lanciato dal Presidentedella Commissione Europea Jacques Delors per dare consistenzapolitica e sociale alla prospettiva della moneta unica, ritrova BrunoTrentin nelle vesti di segretario generale della Cgil, in una fase digrave crisi dei partiti di massa e di profonda trasformazione delsistema politico italiano.
Il sindacato dei diritti e della solidarietà proposto da Trentin alla testa della Cgil, gli accordi del 1992 con il governo Amato e del 1993 con il governo Ciampi testimoniano il contributo determinante del sindacato per l'ingresso del paese nella moneta unica.
È una battaglia europeista e federalista continuata da Trentin come deputato dei Democratici di Sinistra al Parlamento europeo,con una netta presa di posizione a favore del progetto di Costitu-zione europea poi bocciato dai referendum francese e olandese del2005 e della Confederazione di Stati Nazione lanciata da Delors.
Sono queste le tappe principali della biografia di Trentin rico- struite nel presente volume dai saggi di Éric Vial, Luisa Bellina,Marco di Maggio, Ilaria Del Biondo, Gian Primo Cella, FabrizioLoreto, Ferruccio Ricciardi e Xavier Vigna, Giuliano Garavini eFrancesco Petrini, Daniela Saresella, Lorenzo Bertucelli, AdolfoPepe e Alessandro Casellato.
Si tratta di percorsi di ricerca originali con fonti d'archivio utilizzate spesso per la prima volta e di ricostruzioni interpretativeche si sono potute avvalere di una esperienza diretta, come nel casodei contributi di Gian Primo Cella sulla lettura del neocapitalismo edi Adolfo Pepe sul sindacato dei diritti e la ridefinizione dell'identitàdella CGIL.
Ricostruzione storica ed esperienza diretta si fondono nelle testimonianze di Jacques Delors, Alfredo Reichlin, Jean LouisMoynot, Michele Magno, Pierre Héritier, Antonio Lettieri, IginioAriemma e Alain Supiot, raccolte con l'obiettivo di individuare ulte-riori filoni di ricerca su Trentin e la sinistra italiana e francese.
Alla stessa esigenza rispondono le ricognizioni di Giovanna Bosman e Cristiana Pipitone sulla presenza di Trentin nell'Archiviodel Partito comunista italiano, la guida tematica di Ilaria Romeosull'impegno europeista di Trentin attraverso l'Archivio della Cgil ela pubblicazione di una significativa galleria di testi editi e di docu-menti inediti, selezionati a stretto contatto con Iginio Ariemma,coordinatore del gruppo di lavoro della Fondazione Di Vittorio suBruno Trentin.
Si è cercato, in altri termini, di porre delle solide fondamenta per uno studio organico della biografia di Trentin nella storia della sinistra europea, privilegiando per l'ultimo decennio il ruolo diTrentin nella battaglia per la costruzione di una Europa politica diispirazione federalista.
Si tratta di percorsi di ricerca assolutamente aperti ma dei quali è possibile presentare sotto forma di saggio introduttivo alcuni risul-tati acquisiti e meritevoli di essere approfonditi con un programmadi lavoro di lungo periodo.
Il rapporto con il padre, la guerra partigiana, la scoperta degli Stati Nella biografia di Bruno Trentin, il rapporto con il padre Silvio Trentin5 costituisce un fattore di identità conflittuale, di formazioneintellettuale e di educazione alla militanza politica, dapprima rifiu-tato e poi riscoperto nella temperie della caduta del fascismo e delritorno in Italia per prendere parte alla guerra partigiana.
Come mostra l'eredità culturale e politica indagata in un gioco di specchi tra padre e figlio da E ´ ric Vial6, la nascita a Pavie nel dicembre 1926 rappresenta per Bruno Trentin il prologo di unaadolescenza da «ragazzo di strada» dal carattere ribelle, alla ricercadella sua alterità rispetto alle radici venete ed italiane di una fami-glia impegnata nella rete dell'antifascismo internazionale.
La lettura delle opere dell'anarchico antibolscevico Kropotkin, le manifestazioni del Fronte Popolare, il contatto con i combattentirepubblicani della guerra civile spagnola di passaggio a Tolosaimmergono il giovanissimo Trentin nell'atmosfera della battagliapolitica degli anni trenta. La tensione morale delle componenti piùradicali di «Giustizia e Libertà», la polemica contro il governo diLéon Blum colpevole di non sostenere fino in fondo la Repubblicaspagnola, l'organizzazione della resistenza nella Francia di Vichydiventano il retroterra di un apprendistato politico in aperta compe-tizione con la figura paterna.
Mentre Silvio Trentin è l'animatore del gruppo di resistenza armata «Libérer et Fédérer», le azioni condotte da Bruno insieme aicompagni di liceo Francis Naves e Philippe Viguier con il loro «Grou-pement Insurrectionel Français» sono eloquenti della sfida lanciataal padre sul terreno della militanza antifascista e della clandestinità.
L'arresto di Bruno il 10 dicembre 1942 e la successiva libera- 5 P. Arrighi, Silvio Trentin, Un Européeen en résistance 1919-1943, Portet-sur-Garonne, 2007; F. Rosengarten, Silvio Trentin dall'interventismo allaresistenza, Milano, 1980; C. Verri, Guerra e Libertà. Silvio Trentin e l'antifascismoitaliano (1936-1939), Roma, 2011.
6 Cf. infra il saggio di E. Vial, Un héritage. Silvio Trentin e l'exil antifasciste, BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO zione, dovuta anche all'intervento intelligente della madre BeppaNardari, segnano una nuova fase del rapporto tra padre e figlio,culminato nel ritorno in Italia subito dopo la caduta del fascismo.
Come ha rilevato Luisa Bellina7, è l'inizio di una esperienza di vita fondamentale per Bruno Trentin, in un arco di tempo compresotra il ritorno trionfale a San Donà di Piave il 6 settembre 1943 e lamorte di Silvio Trentin il 12 marzo 1944, in un ospedale di Trevisopiantonato dalla polizia.
Ha ricordato Bruno Trentin in una intervista filmata dal regista Franco Giraldi nel 1998 e ancora oggi essenziale per comprenderealcuni passaggi della sua biografia : E da quel momento fino alla sua morte io ho ritrovato mio padre da tutti i punti di vista, cioè si è costruito quel rapporto che era inparte mancato nella prima adolescenza, un rapporto straordinario; ioho lavorato con lui e per lui nelle prime organizzazioni delle bandepartigiane, nel Veneto8.
Come testimonia il «Journal de Guerre» tenuto da Bruno Trentin dal 22 settembre al 15 novembre 1943 in attesa di entrare trale linee partigiane, è nello stesso tempo la scoperta dell'Italia e degliitaliani come paese e popolo in lotta per la Liberazione dal nazifa-scismo e la rinascita della democrazia : L'Italia finalmente si risveglia! Su tutta la superficie della peni- sola occupata dagli invasori tedeschi e dai loro degni sicari fascisti, ilpopolo italiano, quello del 1848, quello di Garibaldi e di Manin è inpiedi e lotta. Ogni giorno, almeno un fascista cade in una cittàitaliana. [.] A partire da ora, i criminali di Matteotti, gli assassini diAmendola, di Rosselli e di tutte le migliaia di eroi che non hannovoluto piegarsi alla loro ignobile tirannia, cominciano a pagare ilpesante tributo dei loro crimini. [.] La guerra è aperta, oramai.
Sorda, segreta, ma terribile. È lo spirito dei rivoluzionari che si face-vano ammazzare nelle barricate ad animare oramai il popolo delRisorgimento. Dopo aver dormito vent'anni, questo popolo martire fasentire all'immondo aguzzino in camicia nera tutte le terribili conse-guenze del suo risveglio. È in piedi oramai. Lo si era creduto morto,servitore, vile e codardo, e invece è là!9.
Accanto a una lettura della storia d'Italia come secondo Risorgi- mento e all'adesione alle organizzazioni clandestine di «Giustizia e 7 Cf. infra il saggio di L. Bellina, La formazione antifascista e l'ingresso nella Cgil, p.
8 F. Giraldi, Con la furia di un ragazzo. Un ritratto di Bruno Trentin, Roma, 9 B. Trentin, Diario di guerra (settembre-novembre 1943), Con una introdu- zione di I. Ariemma e una postfazione di C. Pavone, Roma, 2008, p. 208-213.
Libertà», l'influenza di Silvio Trentin si fa sentire con una lezione difondo sul diritto naturale della persona alla libertà, sul ruolo delleautonomie e del federalismo come principi costitutivi di un nuovoStato italiano.
In questo senso, la dettatura al figlio Bruno di un «Abbozzo di un piano tendente a delineare la figura costituzionale dell'Italia altermine della rivoluzione federalista in corso di sviluppo» ha nelmarzo 1944 il valore di un testamento politico e di un passaggio ditestimone.
Alla morte del padre, la partecipazione alla resistenza agli ordini di Leo Valiani conduce Bruno Trentin ad assumere un ruolo rilevantenei Gap di Milano, con azioni specializzate nell'eliminazione delle spiee nella liberazione dei dirigenti partigiani catturati dai nazifascisti.
Nella guerra partigiana Trentin non si limita a svolgere azioni militari ma partecipa attivamente alla preparazione politica dellaLiberazione e redige insieme a Vittorio Foa il proclama per l'insurre-zione di Milano, fino a prendere la parola in piazza Duomo il 28aprile 1945 a nome dei giovani combattenti del Partito d'Azione,subito dopo Luigi Longo, Sandro Pertini e Cino Moscatelli.
La Liberazione coincide per Trentin con il passaggio tumul- tuoso alla politica di massa come dirigente del movimento giovaniledel Partito d'Azione, con «la furia di un ragazzo» pronto a vivereintensamente l'emozione della libertà, della rinascita della demo-crazia e dei rapporti tra le forze politiche europee. Ha ricordatoancora Trentin nell'intervista filmata da Franco Giraldi : Sono stati mesi straordinari, intensi ma nello stesso tempo vissuti troppo in fretta per poter realizzare appieno anche la ricchezza cheesprimevano. Ricordo le prime settimane a Milano liberata in cuisembrava di non avere il tempo per guardarsi intorno, bisognava rior-ganizzare movimenti, affrontare problemi inediti.[.] la primagrande festa popolare, il 14 luglio, in cui Milano esplose come Pariginei tempi del Fronte popolare, con fuochi d'artificio, danze per lestrade per tutta la notte. [.] Sono i mesi in cui si cercano i primicontatti con altri paesi : per me c'era il problema della Francia, edifatti nelle prime settimane della liberazione di Milano è arrivato ilmio compagno di galera e di avventura nel primo movimento clande-stino francese. [.] Pochi mesi dopo sono stato a Londra al primocongresso, si chiamava della Gioventù mondiale, e in realtà era unprimo incontro di movimenti antifascisti giovanili dopo la guerra. [.]Direi che fino alla Repubblica, fino al 2 giugno del '46, ho di fronte agliocchi un magma indistinto di corse in vari posti d'Italia, in Inghil-terra, in Francia10.
10 F. Giraldi, Intervista a Bruno Trentin. Dalla Francia all'Italia, in I. Ariemma e L. Bellina (a cura di), cit., p. 25-58.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO Mentre l'impegno politico è accompagnato dalla ripresa degli studi di diritto all'Università di Padova con Norberto Bobbio eRenato Opocher e dall'attività pubblicistica con «Il giornaledi Mezzogiorno» diretto da Riccardo Lombardi, la tensione federa-lista di Bruno Trentin si esprime nella partecipazione al primoCongresso della Sezione Italiana del Movimento FederalistaEuropeo (MFE) e con l'intensificazione dei rapporti con i movimentigiovanili della sinistra francese ed anglosassone.
Secondo Trentin, il Movimento federalista non può limitarsi ad essere un «movimento di élites, senza contatti con le masse popo-lari», ma deve ricercare una alleanza con le «forze del lavoro» e il«proletariato internazionale», che può costituire il «vero esercitodella rivoluzione federalista»11. È ineludibile per il Movimento fede-ralista precisare la sua posizione verso l'Unione Sovietica e il Partitocomunista e chiarire se la «nuova Europa federalista» deve rientrarenel perimetro del blocco occidentale o deve invece rappresentare«una fase transitoria per una più vasta federazione»12.
L'ancoraggio alle masse popolari e la ricerca di una alleanza con il mondo comunista sono una caratteristica della corrente progres-sista del Partito d'Azione, ma la ricerca intellettuale e politica diTrentin si distingue già da questi anni per un orizzonte che guardaalle novità più significative dello scenario internazionale, con unapredilezione per le culture del lavoro, del diritto e dell'economiaprovenienti dagli Stati Uniti d'America.
Nel soggiorno americano del 1947 a Washington, a New York e all'Università di Harvard (ospite di Gaetano Salvemini) per una tesidi laurea su «La funzione del giudizio di equità nella crisi giuridicacontemporanea, con particolare riferimento all'esperienza giuridicaamericana»13 sotto la guida di Gaetano Salvemini, dimostra unacapacità estremamente originale di individuare i nodi più stringentidei processi economici del secondo dopoguerra.
La scoperta degli Stati Uniti e del mondo industriale americano costituisce per Trentin una occasione straordinaria per sperimentarestrumenti di conoscenza che vanno dai classici del diritto europeoalla sociologia americana, dall'economia politica di ispirazione 11 B. Trentin, Esperienze federaliste, in «Giustizia e Libertà», settimanale del Partito d'azione, 21 ottobre 1945. L'articolo è riprodotto in I. Ariemma eL. Bellina (a cura di), cit., p. 268.
12 Ibid.
13 B. Trentin, La funzione del giudizio di equità nella crisi giuridica contempo- ranea (con particolare riferimento all'esperienza giuridica americana); Universitàdegli Studi di Padova, Facoltà di Giurisprudenza, Anno Accademico 1948-1949,Relatore Prof. Enrico Opocher. La tesi di laurea di Bruno Trentin è stata recente-mente pubblicata in I. Ariemma (a cura di), cit., p. 109-237.
marxista alle teorie keynesiane sul ruolo dello Stato nella program-mazione economica.
Affinata ulteriormente con alcuni seminari promossi dall'Uni- versità di Harvard a Salisburgo, la «cassetta degli attrezzi» con iquali Trentin guarda alla politica europea, mentre si sta già dispie-gando la guerra fredda, mostra una cultura politica eterodossarispetto all'ideologia marxista-leninista e una attitudine fuori dalcomune a misurarsi con i temi della civiltà industriale e dell'organiz-zazione del lavoro nella fabbrica fordista.
Dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, il sostegno di Trentin al Fronte Popolare nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948 non sitraduce immediatamente nell'iscrizione al Partito comunista italianoma è seguito da un periodo di studio all'Istituto di Filosofia delDiritto dell'Università di Padova, con Norberto Bobbio e RenatoOpocher.
Dopo la discussione della tesi di laurea nel 1949, la vocazione di Trentin per la ricerca economica e sociale trova sbocco, su invito diVittorio Foa, nell'ingresso nell'Ufficio Studi della Cgil, impegnata nellancio del «Piano del Lavoro» per lo sviluppo economico italiano.
Ha ricordato ancora Trentin, a proposito di un passaggio così decisivo della sua biografia intellettuale e politica : La mia vocazione era quella di fare il ricercatore, ma in un mondo vicino, il più vicino possibile a una realtà con la quale misentivo totalmente solidale, il ricercatore al servizio di un movimento,e il sindacato mi sembrava l'osservatorio, se così possiamo dire, dellacondizione operaia più forte.14.
Scelta la strada della fusione tra attività di ricerca e impegno politico nel mondo del lavoro, l'adesione al Partito comunistaitaliano avverrà in maniera altrettanto convinta nel 1950, con unpercorso non lineare tra partito e sindacato e a stretto contatto conGiuseppe Di Vittorio.
Gli eretici della Cgil, l'invasione sovietica dell'Ungheria, il neocapita- Nella storia della sinistra italiana, l'elaborazione del «Piano del lavoro» costituisce uno snodo significativo nei rapporti tra partitoe sindacato e attribuisce alla Cgil un ruolo di rilievo come labora-torio della cultura politica riformatrice del movimento operaio edemocratico15.
14 F. Giraldi, cit., p. 52.
15 A. Pepe, Il sindacato nell'Italia del '900, Soveria Mannelli, 1996.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO Grazie all'apporto di economisti di scuola keynesiana come Fuà, Breglia e Steve, il Piano del lavoro introduce nella cultura politicadella sinistra una visione dello sviluppo economico che affida allelotte operaie e contadine una funzione propulsiva per la riconver-sione del sistema industriale, le riforme di struttura e la lotta aimonopoli.
Modulato da una intesa politica tra Togliatti e Di Vittorio, il Piano del Lavoro ha il pregio di far superare al movimento operaio edemocratico una logica di pura resistenza alla modernizzazione delpaese imperniata sull'adesione al Piano Marshall e al processo diintegrazione europea.
Fermo restando la mobilitazione del Pci e della CGIL contro il Piano Marshall e il processo di integrazione, l'Ufficio Studi dellaCgil diviene gradualmente un osservatorio sensibile sulle tendenzedel capitalismo italiano e un luogo di elaborazione della strategiadel sindacato.
Come ha rilevato Marco di Maggio16, l'attività di Trentin nell'Uf- ficio Studi della CGIL è rivolta nel triennio 1949-1952 ad approfon-dire lo studio del capitalismo attraverso le opere di Maurice Dobb,Paul Sweezy, Cristopher Hill e Pirenne e a fornire una base teoricaal Piano del Lavoro. Negli articoli pubblicati da Trentin su rivistecome «Rinascita»17 e «Critica Economica»18, emerge una posizionetesa ad incalzare il Pci e la Cgil a considerare il Piano del Lavoro unapiattaforma programmatica per l'allargamento del mercato interno,l'aumento della produttività e dell'occupazione, la trasformazionefondiaria e la meccanizzazione dell'agricoltura.
Pur essendo legata a una logica di contrapposizione al processo di integrazione, colpisce nel 19512 una analisi non convenzionaledella Comunità europea del Carbone e dell'acciaio come «espres-sione di una politica più evoluta dei gruppi imperialistici americanied europei [.] per il superamento della politica puramente depres-siva dei vecchi cartelli»19 e una lettura dell'automazione dei processi 16 Cf. infra il saggio di M. Di Maggio Bruno Trentin intellettuale comunista nell'Ufficio Studi della Cgil, p. 91-115.
17 B. Trentin, Sorte e difesa dell'industria meccanica, in Rinascita, Anno VII, n. 7, 1 luglio 1951, p. 347-349.
18 Id., L'ideologia della Confindustria e i problemi dello sviluppo economico nazionale. Empirismo economico e commercio estero, in Critica Economica, n. 3,giugno 1953, p. 7-26; Id., L'ideologia della Confindustria e i problemi dello sviluppoeconomico nazionale, in «Critica Economica», n. 4, agosto 1953, p. 22-40.
19 B. Trentin, La minaccia del Piano Schuman, in Quaderni di «Notizie Economiche», n. 1, 1952, p. 17.
produttivi come una frontiera favorevole alle lotte del sindacato perl'aumento dell'occupazione.
Nonostante le frizioni con il responsabile dell'Ufficio Studi Ruggero Amaduzzi e il sostegno di Longo e Scoccimarro a unpassaggio nella Sezione economica del partito, è proprio GiuseppeDi Vittorio a individuare in Trentin un interprete prezioso della stra-tegia della Cgil.
Già prima della morte di Stalin, la posizione assunta dalla Cgil con il Piano del Lavoro sulla possibilità di intervenire con politicheriformatrici in un sistema capitalista si configura come una rotturadel principio della direzione politica del partito e della subalternitàdel sindacato, con un presunto scivolamento verso posizioni social-democratiche non accettabile per i partiti comunisti più ortodossi.
Durante il III Congresso della Federazione Sindacale Mondiale, riunitosi a Vienna nell'ottobre 1953, l'attacco dei rappresentantisovietici e dei francesi della CGT alla relazione di Di Vittorio su «Icompiti dei sindacati per lo sviluppo economico e sociale dei paesicapitalisti e coloniali» è emblematico dello scontro interno al movi-mento comunista internazionale. È uno scontro che coinvolge ancheTrentin, salito sul banco degli imputati come stretto collaboratore diDi Vittorio nella commissione congressuale incaricata di stendere ildocumento conclusivo.
Ha ricordato Trentin, in un saggio su «Gli eretici della Cgil» nel movimento comunista internazionale : Durante i lavori del Congresso si succedettero riunioni notturne, nelle quali fui coinvolto anch'io in quanto avevo lavorato alla rela-zione e partecipavo alla commissione che doveva redigere la risolu-zione finale, sul rapporto tra partito e sindacato. In una di questesedute fui messo sotto processo : il rappresentante dei sindacati sovie-tici ed io eravamo su posizioni alternative sulla frase da inserire neldocumento a proposito della relazione di Di Vittorio. [.] Dovemmosottostare ad un giudizio arbitrale della segreteria della FSM,richiesto dai principali dirigenti nazionali, in particolare dai sovieticie dai francesi, i quali contestavano la frase : «Il sindacato si devemettere alla testa di una lotta per la riforma.». [.] Di Vittorio sischierò duramente anche in queste riunioni notturne; e infine s'arrivoad una frase di compromesso : «Il sindacato è fra le forze di avan-guardia che.20.
Se il III Congresso della FSM rafforza la sintonia politica e umana con il leader della Cgil, il rinnovamento del sindacato avviato 20 B. Trentin, Gli eretici della CGIL, in A. Guerra, B. Trentin, Di Vittorio e l'ombra di Stalin. L'Ungheria, il Pci e l'autonomia del sindacato, Roma, 1997,p. 195-208.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO da Di Vittorio in seguito alla sconfitta del 1955 alle elezioni per leCommissioni interne alla Fiat vede Trentin in prima fila nelle analisidelle trasformazioni dei modi di produzione e dell'organizzazionedel lavoro nelle grandi fabbriche italiane. Autore insieme a SergioGaravini, Bruno Fernex e Aventino Pace di una inchiesta sull'orga-nizzazione del lavoro alla Fiat, Trentin è con Vittorio Foa tra gliesponenti della CGIL più consapevoli dell'esigenza di non nascon-dersi dietro la tesi del supersfruttamento e dell'autoritarismo padro-nale e di aprire una riflessione sui cambiamenti innescati dalprogresso tecnico nella realtà di fabbrica e nell'identità operaia.
Come ha sottolineato Ilaria Del Biondo21, si tratta di una rifles- sione destinata ad intrecciarsi nel biennio 1956-1957 con il dibattitotumultuoso della sinistra italiana sul XX Congresso del Pcus, l'inva-sione sovietica dell'Ungheria e la nascita del Mercato comuneeuropeo.
Mentre il IV Congresso della Cgil sancisce la parola d'ordine dell' «Economia del lavoro» e il Convegno dell'Istituto Gramsci su «Ilavoratori e il progresso tecnico»22 alimenta la discussione sul capi-talismo italiano, l'invasione sovietica dell'Ungheria è accompagnatada uno scontro drammatico tra Giuseppe Di Vittorio e PalmiroTogliatti.
Le dichiarazioni di condanna dell'invasione sovietica dell'Un- gheria da parte della segreteria della Cgil sono duramente contestatedal gruppo dirigente del Pci, fino a costringere Di Vittorio a un alli-neamento forzato alla linea del partito e a ridimensionare la portatadella dichiarazione della Cgil come una necessità per salvaguardarel'unità con la corrente socialista.
Lo scontro tra Togliatti e Di Vittorio è stato ricostruito in maniera accurata dalla storiografia23, ma resta in parte da approfon-dire la posizione di Trentin in un momento particolare della storiadella sinistra italiana.
Schierato dalla parte di Di Vittorio, Trentin è tra i protagonisti della battaglia per il rinnovamento della cellula comunista dellaCGIL e della federazione romana, con una forte solidarietà politicacon le posizioni assunte da Antonio Giolitti nell'ambito dell'VIIICongresso del Pci.
21 Cf. Il saggio di I. Del Biondo, Con lo sguardo rivolto all'Europa. Bruno Trentin, l'invasione sovietica dell'Ungheria e la nascita del Mercato ComuneEuropeo, p. 117-139.
22 I lavoratori e il progresso tecnico, Roma, 1956. Le relazioni di Bonaccini, Garavini, Trentin, Spesso, Manzocchi, Vitello e Giolitti sono pubblicate anche suCritica Economica, n. 4, 1956.
23 M. L. Righi (a cura di), Quel terribile 1956. I verbali della Direzione comu- nista tra il XX Congresso del Pcus e l'VIII Congresso del Pci, Roma, 1996.
Ha ricordato Trentin, a proposito delle pressioni della direzione del partito dopo la conquista della segreteria della cellula CGIL e lavittoria al congresso della sezione Ludovisi : Quello che conta di più è che siamo stati convocati dalla dire- zione del partito come gruppo dirigente della cellula, all'incirca dopouna settimana dalla presa di posizione di Di Vittorio nella Cgil. DiVittorio non partecipava alle riunioni di cellula, ma partecipò aquesta riunione della direzione. Erano presenti Amendola e Alicatache attaccarono con molta veemenza le posizioni della Cgil e ilcomportamento di Di Vittorio, mentre Longo, che presiedeva lariunione, fungeva da elemento equilibratore. [.] A un certomomento venne Di Vittorio. Disse poche parole : che bisognavacambiare, che forse avevamo sbagliato. Prima aveva avuto altriincontri in direzione e in segreteria, aveva visto anche Togliatti. Lariunione era stata convocata dopo la direzione, per mettere in riga lacellula24.
Muovendosi di concerto con Di Vittorio, l'intervento scritto di Trentin all'VIII Congresso del Pci è teso ad interpretare la lotta perle riforme di struttura e la nazionalizzazione di alcuni settori del-l'industria italiana come parte fondamentale della battaglia politicaper la conquista di un «governo delle classi lavoratrici»25.
La via italiana al socialismo non può esaurirsi in una semplice avanzata parlamentare ma deve trovare il suo radicamento nellacreazione di spazi crescenti di «autogoverno popolare» e di «demo-crazia diretta»26 nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nei comuni e intutte le regioni del paese.
Nella visione politica di Trentin, l'accento posto sulle istituzioni locali e sulle pratiche della democrazia diretta è accompagnato dallaconsapevolezza della dimensione sovrannazionale assunta dallosviluppo economico con l'avanzare del processo di integrazioneeuropea.
Dal documento dell'Ufficio Studi del maggio 1956 sull'opportu- nità di «una revisione della politica del sindacato unitario neiconfronti della CECA»27 alla risoluzione del Comitato Esecutivo del 19 luglio 1957, Trentin è con Vittorio Foa, Luciano Lama e Giacomo Brodolini tra i sostenitori dell'apertura della CGIL al Mercato 24 B. Trentin, Il coraggio dell'utopia. La sinistra e il sindacato dopo il taylo- rismo. Un'intervista di B. Ugolini, Roma, 1995, p. 182-189.
25 VIII Congresso del Partito comunista italiano. Atti e risoluzioni, Intervento scritto di Bruno Trentin, Roma, 1957, p. 861-868 26 Ibid.
27 Archivio Storico della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (d'ora in poi ASCGIL), Verbali segreteria, 8 magagio 1956, relazione di Trentin, Proposteper un programma di lavoro dell'Ufficio Economico. BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO Comune Europeo, perché corrispondente alle «esigenze obiettive»delle forze produttive e in virtù del contributo del Mercato ComuneEuropeo allo «sviluppo generale delle economie europee e al miglio-ramento delle condizioni di vita dei lavoratori»28.
Si tratta di un passaggio di grande rilievo nella storia della CGIL, sia per l'autonomia nei confronti del Pci e del Psi, rispettiva-mente contrario e favorevole al Mercato Comune Europeo, che per ilruolo di avanguardia assunto ancora una volta all'interno dellaFederazione Sindacale Mondiale.
Una analisi aderente alle trasformazioni dei modi di produzione nelle grandi fabbriche e il coordinamento delle lotte sindacali alivello europeo per modificare dall'interno l'impostazione monopoli-stica del Mercato comune sono ritenute da Trentin le leve principalisulle quali agire per il rinnovamento del Partito comunista italiano edel movimento comunista internazionale.
Seppure sensibile ad alcune posizioni di Antonio Giolitti, Trentin è nettamente contrario alla sua decisione di abbandonare ilPci, ritenuta un passo indietro rispetto a una battaglia politica che èinvece possibile sostenere all'interno del partito.
Scrive Trentin in una lettera accorata del 23 luglio 1957 a Giolitti, ritrovata da Andrea Ricciardi tra le carte di Giolitti deposi-tate presso la Fondazione Lelio Basso : Ti scrivo ora, un po' confusamente, le prime cose che io sento di doverti dire, ancora sotto l'influsso del dolore che la tua decisione haprovocato in me [.]. Mi trovo così ancora smarrito e confuso, fra latristezza, la consapevolezza che la tua scelta è stata dettata da senti-menti nobili e comunque rispettabili e una sorta di rabbia – vedi – tiparlo a cuore aperto – per il significato politico che la tua scelta vienea prendere. [.] Lo sapevi; non posso condividere la tua decisione :né per il suo contenuto sostanziale (la sfiducia nelle possibilità intrin-seche di rinnovamento del partito) né per il quadro politico in cuiesso nasce (per cui essa si profila in paradossale contrasto con irecenti avvenimenti dell'Urss e le loro storiche, inevitabili, conse-guenze) né per le conclusioni che essa comporta29.
Ad essere in discussione è la dispersione del patrimonio accu- mulato dai fautori del rinnovamento durante tutto il 1956 e il rischiodi assecondare operazioni trasformistiche in una sinistra italianadivisa tra comunisti e socialisti, al di là di una piattaforma program- 28 La posizione della CGIL sul Mercato Comune Europeo. Testo della risolu- zione approvata dal Comitato Esecutivo nella sessione del 19 luglio 1957, in«Rassegna Sindacale», anno III, n. 14, 31 luglio 1957, p. 420-421.
29 Fondazione Lelio e Lisli Basso, Fondo Antonio Giolitti, Lettera di Bruno Trentin a Antonio Giolitti, 23 luglio 1957, scatola 12, fasc. 5, «Lettere prima e dopole mie dimissioni dal Pci, 24 luglio '57» (ordinamento provvisorio).
matica per una fase nuova nella vita politica del paese. RibadisceTrentin, esplicitando le ragioni del suo irrigidimento e della suavolontà di continuare la battaglia per il rinnovamento del Pci all'in-terno del partito : Su di te, bene e male, ricadeva in buona parte, il peso di una battaglia conseguente per il rinnovamento del Partito. Le tue dimis-sioni non comportano quindi soltanto un declino di questa responsa-bilità. Esse vengono ad affermare una cosa non vera e nonaccettabile : la impossibilità di assumerle nell'ambito del partito. [.]Come puoi infatti pensare che un fatto come il PC possa essere real-mente determinato nel suo rinnovamento dai pungoli tatticisti di unpartito socialista? Questi pungoli possono soltanto sollecitare inalcuni nuovi «salti della quaglia» (l'antitesi trasformista del rinnova-mento) e in tipi come me (ammettiamo pure, rinnovatori «scarsa-mente» consapevoli) una reazione di rigore bolscevico30.
Come mostra al IV Congresso della FSM dell'ottobre 1957 lo scontro con la direzione sovietica e i rappresentanti francesi dellaCGT sul Mercato comune europeo e sul coordinamento delle lottesindacali in Europa occidentale31, la battaglia per il rinnovamento èportata da Giuseppe Di Vittorio e dal gruppo dirigente della CGILnel cuore del movimento comunista internazionale.
Nel novembre 1957, la morte di Di Vittorio è vissuta da Trentin come un tornante significativo sia del suo percorso intellettuale epolitico che della storia del movimento operaio e democratico dallaricostruzione al miracolo economico.
Ne fa fede una lettera inedita in lingua francese alla sorella Franca, nella quale le considerazioni sul rapporto con un maestrodi vita e di militanza politica e sindacale come Di Vittorio sifondono con alcune anticipazioni sulla ricerca intrapresa sul neoca-pitalismo : La mort de Di Vittorio a naturellemet représenté le plus grand element de bouleversement. [.] Et tu peut imaginer combien ellem'a frappé. Méme maintenant, je n'ai pas complètement eliminé lasensation d'angoisse et de douleur que la mort de Di Vittorio m'aprovoqué. Dieu sait combien je connaissais ses limite set sesfaiblesses – et combien de fois je me rivoltai à certaines etroitesmanifestations de sa mentalité de paysan méridional. Mais je senttoujours plus ce que homme a representé pour moi, dans ma forma-tion d'homme politique et – rhétorique à part – d'homme tout cout.
Je sens sa force et sa jeunesse, son optimism intellectual, toujours«provovcateur», comme une des choses plus riches qui m'ait tran- 30 Ibid.
31 S. Cruciani, L'Europa delle sinistre. La nascita del Mercato comune europeo attraverso i casi francese e italiano (1955-1957), Roma, 2007.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO sformé dans ces dernières années» [.] Mème d'une façon ingénue,Di Vittorio voyait dans la societé capitaliste italienne «la richessequi on pouvait étre produite» – et qui ne l'était pas, plutot que la«pauvreté» qui existait. Et c'était l'idéee de la «richesse» quil'enthousiasmait. [.] Pour cela il voulait désespérément – en auto-didacte – étre un homme de son temps : il était emerveillè par lesmachines, par la télévision et par les nouveaux modelles d'automo-biles. Il respectait comme des prophètes les savants et les médicins.
Il voulait étre toujours dans le coup. Il craignait avec angoisse,comme homme et comme CGIL d'etre exclu, de ne pas jouer unrole, reconnu, dans le développement de la societé contemporaine.
[.] Sa mort represent vraiment, en Italie, la fin d'une époque, celleun peu populiste et romantique de l'après guerre, et le debut d'une.
Et il a su etre l'homme du passè en meme temps que l'homme de latransition. [.] J'espère, avant la fin des vacances de Noël depouvoir donner à un éditeur le petit essai que j'ai commencè à écriresur le «neocapitalisme32.
Come ha rilevato Gian Primo Cella, Bruno Trentin può essere considerato probabilmente la più straordinaria figura di intellet-tuale – politico che abbia attraversato le vicende della sinistraitaliana ed europea proprio per la sua capacità di fondare l'azionerivendicativa del sindacato e la battaglia politica del movimentooperaio e democratico su una analisi estremamente articolata delleconseguenze del progresso tecnico sulla condizione operaia e dellecontraddizioni interne al neocapitalismo degli anni sessanta.
Da questo punto di vista, il contributo di Trentin al seminario di Berlino del 1958 sui problemi dell'automazione33 e l'interventofirmato insieme a Vittorio Foa al congresso sul progresso tecnolo-gico e la società italiana promosso da Franco Momigliano a Milanonel 196034 rappresentano una sorta di prologo alla relazione del 1962 32 Fondazione Di Vittorio (d'ora in poi FDV), Fondo Bruno Trentin, Lettera di Bruno Trentin a Franca Trentin, 1957. Il Fondo è costituito da materiali di lavoro,appunti autografi, articoli di quotidiani e settimanali, corrispondenza personalee politica. La catalogazione in corso è a cura di Martina Insalaco, con la supervi-sione scientifica di Ilaria Romeo.
33 Archivio Storico del Partito Comunista Italiano (d'ora in poi APC), Fondo Istituto Gramsci, Attività dell'Istituto, b. 40, f. 88, Relazione di Bruno Trentin daltitolo «Scambio di opinioni sulla teoria e la pratica delle relazioni umane nelleaziende capitalistiche», Berlino, seminario internazionale, 13-15 ottobre 1958.
34 V. Foa, B. Trentin, La CGIL di fronte alle trasformazioni tecnologiche del- l'industria italiana, in Lavoratori e sindacati di fronte alle trasformazioni delprocesso tecnico, Atti del Congresso internazionale di studio sul progresso tecno-logico e la società italiana promosso dal Centro Nazionale di Prevenzione eDifesa Sociale e dal Comune di Milano sotto il patrocinio del Consiglio Nazionaledelle Ricerche (Milano, 28 giugno-3 luglio 1960), Feltrinelli editore, Milano, 1962,p. 161-179.
al Convegno dell'Istituto Gramsci sulle tendenze del capitalismoitaliano Mentre a Berlino e a Milano Trentin si preoccupa di illustrare l'importanza delle lotte di fabbrica, di azienda e di settore per inse-rire nella contrattazione nazionale e aziendale fattori di controllooperaio sull'organizzazione del lavoro e sul progresso tecnico, larelazione su «Le dottrine neocapitalistiche e l'ideologia delle forzedominanti nella politica italiana»35 sprigiona la forza di una letturadel neocapitalismo all'avanguardia della sinistra europea.
L'orizzonte analitico nel quale Trentin si muove individua nelle teorie istituzionaliste e tecnocratiche del New Deal americano lavera radice delle dottrine sul neocapitalismo e sulle humains rela-tions, si confronta da vicino con la cultura politica del laburismoinglese, del socialismo francese e della socialdemocrazia tedesca,fino a rimarcare il ruolo del capitalismo di stato e della programma-zione economica nella ricerca di un punto di equilibrio tra investi-menti pubblici e accumulazione privata capace di neutralizzare lerivendicazioni operaie in termini salariali e di controllo dei processidi produzione e dell'organizzazione del lavoro.
Mentre la cultura politica personale, la ricchezza della rifles- sione sui temi economici e sociali, l'autonomia e la originalità deipercorsi conoscitivi alla base della relazione sono stati messi in lucein maniera magistrale da Gian Primo Cella, occorre rimarcare chela proposta politica di Trentin si inserisce nelle contraddizioni delneocapitalismo, con l'obiettivo di mettere in discussione le formedella concertazione economica fatte proprie dall'elaborazioneneofabiana del laburismo inglese, dal nuovo programma del socia-lismo francese, dalla svolta di Bad Godesberg della socialdemo-crazia tedesca e dai sostenitori italiani della programmazioneeconomica.
L'individuazione di un nesso inscindibile tra le teorie ameri- cane del neocapitalismo, la cultura sindacale della Cisl, l'esperienzafrancese della programmazione economica e la proposta delConvegno di San Pellegrino della Democrazia Cristiana del 1961 diuna economia concertata come fondamento della strategia politicadel centrosinistra permette a Trentin di porre al movimentooperaio e democratico il problema del rapporto tra riforme distruttura e transizione al socialismo, ben oltre le forme del capita-lismo di Stato e i paradigmi della nazionalizzazione intesi come viaobbligata delle lotte del movimento operaio e democratico dell'Eu-ropa occidentale.
35 B. Trentin, Ideologie del neocapitalismo, Roma, 1962.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO Scandisce Trentin, esplicitando quali devono essere a suo avviso i compiti del movimento operaio e democratico rispetto alle formedella concertazione e all'assunzione di responsabilità nelle politichedi programmazione economica : Un approfondimento nella definizione delle riforme di struttura che rivendichiamo implica non solo la repulsa di ogni mitizzazionedel capitalismo di Stato propria del vecchio riformismo e dell'odiernopensiero radicale, ma ancora il rifiuto di una concezione che assumala «nazionalizzazione» come obiettivo «ideologico», di prefigura-zione di una struttura di tipo socialista. Quest'ultima, scindendo ilrapporto storico che si afferma nell'esperienza concreta fra politica disviluppo e trasformazione delle strutture, cade davvero in uno «stata-lismo aprioristico» e fa delle nuove istituzioni di controllo operaio edemocratico, che dovrebbero accompagnare l'espropriazionel'oggetto di una ricerca per forza astratta e indipendente dallacoscienza delle masse36.
Le riforme di struttura non possono essere negoziate dall'alto dalle forze politiche con una mediazione tra industria di Stato ecapitalismo privato, non possono risolversi in uno scambioineguale tra rinuncia alle rivendicazioni operaie all'interno dellafabbrica e partecipazione dei sindacati alle scelte della programma-zione economica, ma devono avere l'obiettivo di modificare ilmodello di sviluppo, la qualità della democrazia e l'organizzazionedello Stato.
Di fronte all'affermazione dell'economia concertata, il movi- mento operaio e democratico non deve ripiegarsi sulla difensiva madeve fare esplodere sul terreno della programmazione economica lecontraddizioni del neocapitalismo, costruendo nelle fabbriche e intutti i luoghi di lavoro una alleanza con le posizioni più avanzate delsindacalismo cattolico sui temi dell'autogoverno, della liberà dellapersone nel processo produttivo e del rinnovamento dello Stato.
Mentre occorre richiamare qui le osservazioni di Franco De Felice sulla relazione di Trentin come «esempio molto elaborato dirapporto tra teoria e movimento, di critica ma anche di ribadimentodella realtà delle ideologie»37 e sullo scontro con Giorgio Amendolasul ruolo della classe operaia nella società italiana, il nodo delrapporto tra riforme di struttura, politiche di piano e transizione alsocialismo è affrontato ancora da Trentin al convegno dell'IstitutoGramsci del 1965 sulle tendenze del capitalismo europeo.
36 Ibid.
37 F. De Felice, Nazione e sviluppo : un nodo non sciolto, in Storia dell'Italia repubblicana, Vol. 2, La trasformazione dell'Italia. Sviluppo e squilibri, Torino, 1995, p. 783-882.
Al di là di quanto si è detto sulla persistenza dei ritardi del Partito comunista italiano nel comprendere le dinamiche del capita-lismo europeo38, il convegno mostra fin dalla nota introduttiva lapiena consapevolezza della fase politica ed economica apertasi inEuropa occidentale con la nascita del Mercato comune europeo.
La presenza di Trentin tra i relatori ufficiali e quella di Amen- dola tra i dirigenti politici chiamati ad intervenire nella discussioneè tra l'altro indicativa del ruolo assunto da Trentin nell'analisi delneocapitalismo e nella elaborazione politica sulle lotte operaie trapartito e sindacato.
Differenziandosi dalle tesi di Maurice Dobb sull'impatto deter- minante dell'azione del movimento operaio sullo sviluppo econo-mico degli anni sessanta e sulla moltiplicazione delle forme dicapitalismo di Stato in Europa occidentale, la relazione di Trentinsulle «Tendenze attuali della lotta di classe e problemi del movi-mento sindacale di fronte agli sviluppi recenti del capitalismoeuropeo»39 è tesa a respingere nello stesso tempo le previsioni dellasociologia americana e della scuola di Francoforte di HerbertMarcuse sulle inevitabile integrazione del mondo operaio nelsistema capitalistico.
Secondo Trentin, i nuovi contenuti delle lotte operaie sull'orga- nizzazione del lavoro a livello aziendale e settoriale possono alcontrario rafforzare la spinta dei partiti del movimento operaio edemocratico verso una presenza attiva nei livelli centrali di deci-sione della politica economica dello Stato, possono esercitare il lorocondizionamento nella formazione di un piano di sviluppo nazio-nale formulato in un contesto capitalistico, ma devono rimaneresempre ancorati all'autonomia delle lotte operaie per la trasforma-zione della fabbrica, del modello di sviluppo e dello Stato : Questo problema coincide parzialmente [.] con quelli posti dal nuovo rapporto che può e deve stabilirsi nell'Europa degli annisessanta, fra rivendicazioni e riforme : quanto a dire uno fra gliaspetti principali di una transizione al socialismo la quale, rifug-gendo da ogni illusione dirigistica e tecnocratica, affidi le sorti dellapolitica delle riforme di struttura alla lotta consapevole delle masseoperaie e contadine e dei loro alleati (alle sole forze capaci, cioè, disaldare la conquista delle riforme nella struttura economica della 38 M. Maggiorani e P. Ferrari (a cura di), L'Europa da Togliatti e Berlinguer. Testimonianze e Documenti 1945-1984, Bologna, 2005.
39 B. Trentin, Tendenze attuali della lotta di classe e problemi del movimento sindacale di fronte agli sviluppi recenti del capitalismo europeo, in Arzumanian,Barjonet, Basso, Bénard, Dobb, Timofeev, Trentin, Vitello, Tendenze del capita-lismo europeo. Atti del Convegno di Roma dell'Istituto Gramsci 25-27 giugno 1965, Roma, 1966, p. 162-205.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO società con la conquista di concrete posizioni di potere e di egemoniada parte della classe operaia e con una nuova articolazione democra-tica dei centri di decisione pubblica40.
Il principio dell'autonomia del sindacato di fronte alla program- mazione economica e alle politiche di piano è sostenuto da Trentinanche in relazione ai paesi comunisti e alla pianificazione socialista,con una messa in discussione di ogni forma di autoritarismo e diprimato del partito e dello Stato sulla soggettività dei lavoratori : Anche in un contesto socialista, quindi, appare insostituibile, soprattutto quando ci troviamo in presenza di economie industrial-mente sviluppate, una funzione autonoma del sindacato, capace ditrasformare queste incognite, che sono i costi sociali «derivati», incosti sociali quantitativamente conoscibili dalla collettività e di fareemergere, le contraddizioni oggettive inerenti alla applicazioni delpiano, in modo da permettere alla collettività di risolverle davvero,senza eluderle. E una funzione del sindacato di tale sorta comportanecessariamente una sua azione non meccanicamente omogenea conquella degli organi della pianificazione, bensi di partecipazione e dicontestazione insieme41.
Passando dal piano delle analisi delle tendenze in atto nel capi- talismo europeo all'organizzazione delle lotte operaie e alle contrad-dizioni del socialismo reale, la bussola intellettuale di Trentin saràmessa alla prova dal ciclo politico compreso tra l'esperienza delsindacato dei consigli e la ristrutturazione capitalista degli anniottanta.
Il sindacato dei consigli, il compromesso storico, la ristrutturazione Sulla spinta delle lotte studentesche e operaie del biennio 1968- 1969, l'impegno di Trentin è volto ad affermare l'esperienza del «sindacato dei Consigli» fino alla costituzione nell'ottobre 1972 dellaFederazione dei Lavoratori Metalmeccanici.
Come ha rilevato Fabrizio Loreto42, il sindacato dei consigli e la Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici costituiscono una svoltanella storia del sindacalismo italiano, per l'organizzazione dei lavo-ratori nelle fabbriche, la qualità delle rivendicazioni operaie el'impatto sul rapporto tra partito e sindacato.
40 Ibid.
41 Ibid.
42 Cf. infra il saggio di F. Loreto, L'autunno caldo e il sindacato dei Consigli, L'organizzazione dei lavoratori nelle fabbriche per gruppi omogenei al processo produttivo, il ruolo assegnato ai delegatioperai, le forme della democrazia diretta, la partecipazione alledecisione di tutti i lavoratori e non solo degli iscritti al sindacato, lerivendicazioni riguardanti il sistema del potere in fabbrica sono alcentro di una discussione serrata tra il Pci e la Cgil.
Mentre al VII Congresso della Cgil del giugno 1969 la conver- genza di Luciano Lama sulle posizioni di Trentin si rivela decisivaper vincere le resistenze di Agostino Novella sulle incompatibilitàtra incarichi di partito e responsabilità nel sindacato, all'interno delPci le obiezioni di Giorgio Amendola sul protagonismo politico delsindacato sono superate grazie al sostegno di Pietro Ingrao e al vialibera condizionato di Enrico Berlinguer.
Ha ricordato Trentin, a proposito di una importante riunione di partito convocata proprio per ridimensionare il significato innova-tivoa del sindacato dei consigli : Ricordo bene una riunione di partito tenutasi a Frattocchie nell'aprile 1970, in buona sostanza per mettere sotto processo la deci-sione della Fiom di assumere i Consigli come la struttura unitaria dibase del sindacato nei luoghi di lavoro, di porre fine, quindi, all'espe-rienza delle Commissioni interne. [.]. L'attacco portato alle deci-sioni della Fiom fu subito esplicitato con gli interventi di GiorgioAmendola e, successivamente, di Agostino Novella, che aveva da pocolasciato la guida della Cgil. [.]. Pietro Ingrao intervenne e si schieròsenza riserve a sostegno della scelta fatta dalla Fiom. [.] LucianoLama, nuovo segretario della Cgil, chiese che fosse lasciato unospazio di autonomia alla Confederazione, affinchè essa potesse pren-dere sui Consigli una decisione meditata. [.] La conclusione deldibattito fu affidata ad un discorso apparentemente salomonico diEnrico Berlinguer. [.] Si trattò però di un legittimazione dell'auto-nomia del sindacato fortemente segnata da un ribadimento implicitodell'intangibilità della divisione dei compiti fra partito e sindacato.
[.] E questo fu, anche in anni successivi, un forte limite all'ap-proccio di Berlinguer alla questione sindacale e al riconoscimento diuna sua autonomia43.
Ad essere in discussione è a ben guardare la strategia del movi- mento operaio e democratico per superare ogni visione dualisticadelle lotte per la trasformazione della fabbrica e dell'azione per ilcambiamento della società, attraverso la ricerca di uno sbocco poli- 43 B. Trentin, Autunno caldo. Il secondo biennio rosso 1968-1969, Intervista di G. Liguori, Roma, 1999, p. 123-135.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO tico per la pressione del mondo del lavoro di fronte all'esaurimentodel centrosinistra.
È un tema di grande rilevanza teorica e politica affrontato nel giugno 1973 dal convegno dell'Istituto Gramsci su «Scienza e orga-nizzazione del lavoro»44, con una relazione di apertura di EnricoBerlinguer ed Adalberto Minucci.
Sorretto dal tentativo di instituire nuovi nessi tra la fabbrica, la società civile, le istituzioni politiche e l'organizzazione dello Stato,l'intervento di Trentin vuole sottolineare il salto di qualità compiutodal sindacato dei consigli nell'affrontare il tema del potere infabbrica e della ricongiunzione tra politica ed economia, al di là diogni divisione dei compiti tra partito e sindacato.
Ricongiungere politica ed economia deve significare definire una strategia autonoma di mutamento del modello di sviluppo e diriforma dello Stato, ben oltre ogni alleanza tra produttori finalizzataa restringere lo spazio della rendita a favore della redistribuzione delreddito.
Argomenta Trentin, ponendo sul tappeto il tema del rapporto tra autonomia di classe, prospettiva riformatrice, sviluppo econo-mico e articolazione della democrazia : Ritorna qui il nesso che si stabilisce, nella fabbrica come nella società, fra sviluppo economico e democrazia. [.] Il problema delrinnovamento della democrazia, del superamento dello Stato buro-cratico che può e deve accompagnarsi ad una trasformazione dellasocietà va ricercato invece nella sola strada possibile almeno seteniamo ferme certe premesse : attraverso l'incontro tra le formeattuali di democrazia rappresentativa che esistono, con tutte le artico-lazioni nuove che esse dovranno suscitare anche nel territorio, equelle forme di democrazia diretta che, dalla fabbrica, dalla aziendaagricola, dal luogo di lavoro in genere, si devono proiettare nellasocietà, nel territorio e divenendo così anche espressioni piùcomplesse della collettività45.
Mentre troviamo qui in nuce alcuni elementi della posizione di Trentin sulla strategia del compromesso storico di Enrico Berlinguer,occorre sottolineare gli echi suscitati dal sindacato dei consigli e dalleelaborazioni politiche di Bruno Trentin nella sinistra francese.
Come hanno rilevato Ferruccio Ricciardi e Xavier Vigna46, 44 F. Ferri (a cura di), Scienza e organizzazione del lavoro. Atti del convegno tenuto a Torino l'8,9,10 giugno 1973, Roma, 1973.
45 B. Trentin, Organizzazione del lavoro e strategia operaia, in F. Ferri (a cura di), cit., p. 99-126.
46 Cf. infra il saggio di F. Ricciardi e X. Vigna, De l'usine au syndicat. Conflit industriel et action syndical en Italie et en France dans les «années 1968»,p. 177-195.
Trentin esercita un autentico ruolo di «passeur» tra la sinistrasindacale italiana e francese, cercando di favorire il dialogo tra icomunisti della CGT e i cristiano-democratici della CFDT.
La partecipazione ad alcune iniziative pubbliche del sindacato comunista dei metalmeccanici e ad alcuni seminari di lavoro dellaCFDT indicano la capacità di Trentin di muoversi tra culture poli-tiche differenti, con l'obiettivo di affermare nella sinistra europea leistanze di un nuovo modo di guardare alle lotte operaie e al rapportotra democrazia e socialismo.
Negli articoli pubblicati da Trentin nelle riviste politiche e sindacali francesi, uno dei motivi ricorrenti è la polemica contro iteorici italiani e francesi dell'autonomia operaia contrapposta all'or-ganizzazione sindacale, intesa come una camicia di forza che frenail conflitto sociale in nome della mediazione politica e istituzionale.
Secondo Trentin, la democrazia operaia non è il frutto selvaggio della conflittualità sociale ma il risultato di un lavoro politicocomplesso, che partendo dalla fabbrica pone alla società, alla poli-tica e alle istituzioni una domanda radicale di mutamento delsistema dei poteri e della funzione del lavoro nella realizzazione del-la persona umana.
Come hanno rimarcato Giuliano Garavini e Francesco Petrini47, si tratta di considerazioni valide nella visione politica di Trentinanche per l'esperienza storica dell'Unione Sovietica e per i paesicomunisti dell'Europa orientale.
I movimenti studenteschi e operai cresciuti in Polonia e in Ceco- slovacchia durante il 1968 sono interpretati da Trentin come espres-sione di una contestazione generale alle forme autoritarie eburocratiche assunte dal sistema comunista nell'organizzazione dellavoro in fabbrica e nell'articolazione gerarchica dei rapporti trapartito, stato e società civile.
Ha ricordato lo stesso Trentin a proposito dell'illusione sulla riformabilità del comunismo reale suscitata dal socialismo dal voltoumano di Alexander Dubcek prima della repressione sovietica dellaPrimavera di Praga : Il '68 è anche l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, la Ceco- slovacchia dell'autogoverno e dei Consigli, delle assemblee, del prota-gonismo giovanile. Ho assistito personalmente ad alcune di questeassemblee, alla vigilia dell'invasione, in cui operava il metodo assem-bleare tanto caro al '68 : i dirigenti del Partito comunista, del governoo dei sindacati, riferivano alle assemblee dei cittadini sui risultati del- 47 Cf. infra il saggio di G. Garavini e F. Petrini, «Contro l'autoritarismo che schiacciava la persona». Bruno Trentin dal sessantotto europeo alla crisi degli annisettanta, p. 197-220.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO le trattative in corso con i sovietici, accettavano il contraddittorio,facevano salire sul palco un operaio o uno studente. Purtroppo miillusi allora sull'esito di quell'esperienza, e sulla possibilità che ilcompromesso apparentemente raggiunto con i sovietici innestasse unnuovo corso riformatore anche nell'Unione Sovietica48.
Mentre la repressione sovietica della Primavera di Praga ha l'effetto di accelerare il distacco della Cgil dalla Federazione sinda-cale mondiale, il tema della funzione del lavoro nella realizzazionedella persona umana conduce Trentin a un confronto ravvicinatocon l'elaborazione teorica e politica della Confédération françaisedémocratique du Travail (CFDT).
Il pensiero politico del personalismo cristiano da Maritain a Mournier e l'esperienza sindacale della CFDT sono uno dei filoni datenere a mente per comprendere la ricerca ininterrotta di Trentinsul rapporto tra lavoro e libertà nella costruzione dell'identità indivi-duale e collettiva, dentro e fuori la fabbrica fordista.
Come ha sottolineato Daniela Saresella49, la consuetudine con il mondo francese agisce in Trentin favorendo l'impostazione di unlaboratorio transnazionale capace di assorbire le posizioni più avan-zate del sindacalismo cristiano, rappresentato dallo spessore intel-lettuale e politico di Paul Vignaux.
La frequentazione di Paul Vignaux offre a Trentin la possibilità di seguire la parabola della Confédération française des travailleurschrétiens e della Confédération française démocratique du travail edi confrontarsi con la ricerca intellettuale di ispirazione cristianasull'irriducibilità della persona umana alle tecniche della produ-zione, sull'alienazione operaia e sulla mutilazione del lavoratorenell'organizzazione taylorista del lavoro.
È estremamente significativo che i primi contatti tra Trentin e uno dei futuri leader cristiani del sindacato dei Consigli come PierreCarniti siano avvenuti attraverso la mediazione di Paul Vignaux, ariprova di un circuito intellettuale che tra Italia e Francia costruiscereti di relazioni, elaborazioni teoriche, esperienze sindacali e pratichepolitiche destinate ad accompagnare l'intera biografia di Trentin.
La convergenza unitaria realizzata dal Sindacato dei Consigli e nella Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici è resa possibile alivello teorico dalla confluenza di alcuni temi qualificanti dell'uma-nesimo marxista e dell'umanesimo cristiano, contro ogni forma diautoritarismo nella fabbrica, nella società e nello Stato.
48 B. Trentin, Autunno caldo. Il secondo biennio rosso 1968-1969, cit., 49 Cf. infra il saggio di D. Saresella, Bruno Trentin e il mondo cattolico, Si tratta di uno degli elementi più originali della storia del sindacato dei Consigli e della Federazione dei Lavoratori Metalmec-canici, richiamato esplicitamente da Trentin in un contributo perl'Annale della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dedicato aiproblemi del movimento sindacale italiano.
Rimarca Trentin in un saggio intitolato «Sindacato, organizza- zione e coscienza di classe», soffermandosi sull'apporto del contrat-tualismo cattolico e dell'umanesimo cristiano sulla teoria e lapratica del sindacato dei consigli : Dovremo sapere cogliere fra le matrici di questo nuovo tipo di sindacato unitario e «politico» che è venuto avanti in Italia in questianni anche due filoni tipici che il movimento sindacale di originecattolica in questo dopoguerra ha innestato nella dialettica della lottadi classe. Prima di tutto il contrattualismo, ossia una concezionecontrattuale dello scontro di classe, la quale aveva certamente duefacce (di cui una sostanzialmente interclassista e corporativa) marichiamava duramente ad un esame ravvicinato dell'ineludibile puntodi partenza di ogni azione del sindacato, e cioè la condizione speci-fica della classe operaia, e sospingere alla riappropriazione piena del-la dimensione della fabbrica, per riscoprire lì il primo punto diriferimento di una autonomia conflittuale del sindacato. E insecondo luogo una corrente di umanesimo cristiano che ha ripro-posto al movimento operaio di origine marxista la presenza, accantoalla dimensione dello sfruttamento, del prelievo di plusvalore, diun'altra dimensione : la dimensione dell'oppressione, della mortifica-zione e delle potenzialità future dell'uomo. [.] Da questo impatto fraun certo marxismo e un certo umanesimo cristiano è venuto uncontributo decisivo a quella concezione dell'autonomia sindacale cheidentifica se stessa con l'unità di classe e che, con tutta la sua fragi-lità, finisce oggi con il rimettere in questione i vecchi equilibri preco-stituiti fra sindacato e partiti e, più in generale, fra le diverse formedella classe operaia50.
È un passaggio da leggere in controluce con la difficile prova costituita per l'autonomia del sindacato dalla strategia del compro-messo storico di Enrico Berlinguer e dall'avvicinarsi del Partitocomunista all'area di governo, all'indomani del risultato delleelezioni politiche del 20 giugno 1976.
Come ha sottolineato Lorenzo Bertucelli51, Trentin è ben consa- pevole dell'esigenza di proiettare dalla fabbrica alla società le riven-dicazioni del movimento operaio e democratico, di coniugare il 50 Id., Sindacato, organizzazione e coscienza di classe, in Problemi del movi- mento sindacale in Italia 1943-73, Annale Fondazione Feltrinelli, Milano, XVI, 1976, p. 931-947.
51 Cf. Infra il saggio di L. Bertucelli, La stagione del compromesso storico e della solidarietà nazionale, p. 243-263.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO momento rivendicativo delle lotte operaie con il cambiamento dellasocietà, la riforma democratica dello Stato con la trasformazionedel modello di sviluppo del capitalismo italiano.
Per vincere una battaglia di tale portata, il movimento operaio e democratico deve tuttavia mantenere un ancoraggio forte con lademocrazia di base nei luoghi di lavoro e nella società civile, senzailludersi di potere intaccare la struttura produttiva del paesemuovendosi soltanto sul terreno della mediazione politica con igruppi dirigenti della Democrazia Cristiana e della Confindustria.
Specifica Trentin, in una lettera del 1975 ad Enrico Berlinguer, rimarcando la funzione delle lotte operaie per la riconversione delsistema produttivo italiano nei settori a maggiore intensità di capi-tale, innovazione tecnologica e qualità del lavoro : Noi ci battiamo per una soluzione che immediatamente incida sulla crisi attuale, sul modo di governare, sugli indirizzi di politicaeconomica. La nostra non è quindi una disponibilità o una conces-sione che facciamo al padronato (il quale del resto sembra ben piùintenzionato a salvare il vecchio meccanismo di sviluppo magari sudi un'area più ristretta). È invece una linea di lotta che dobbiamocontrapporre subito agli indirizzi politici ed economici dominanti.
Essa è parte (non viene dopo) della nostra politica di trasformazionedella fabbrica e della società : della fabbrica, nella misura in cui unacoraggiosa politica di riconversione può coincidere con una nuovaorganizzazione del lavoro e il graduale superamento dei lavori piùdequalificati attraverso nuovi collettivi di lavoro ed un maggiorepotere di intervento delle strutture sindacali di base : nella societàattraverso i nuovi organismi di potere democratico, istituzionali,sindacali, popolari che debbono concorrere alla gestione della pianifi-cazione del territorio e delle grandi riforme che si impongono (nellasanità, nella scuola, nei trasporti, nelle campagne, nella pubblicaamministrazione)52.
A maggior ragione, il sindacato non può limitarsi a sostenere l'avanzata del Partito comunista verso l'area di governo, con unaregressione di fatto alla teoria della cinghia di trasmissione, ma deveintervenire sugli equilibri politici nazionali, esprimendo la sua auto-nomia culturale sul terreno della riforma delle politiche economichee della riorganizzazione dello Stato.
Sono queste le considerazioni affidate da Trentin al saggio introduttivo al volume «Da sfruttati a Produttori. Lotte operaie esviluppo capitalistico dal miracolo economico alla crisi»53, che 52 ACGIL, Fondo Trentin, Segreteria Fiom, Appunti e interventi 1972-1977, Appunti 1975, Lettera di Bruno Trentin a Enrico Berlinguer, 1975.
53 B. Trentin, Da sfruttati a produttori. Lotte operaie e sviluppo capitalistico dal miracolo economico alla crisi, Bari, 1997.
raccoglie all'indomani della vittoria del Pci alle elezioni del 20giugno 1976 gli scritti politici degli ultimi quindici anni.
Rimarca Trentin, sottolineando la «prova decisiva» alla quale è chiamato il movimento operaio e democratico nel pieno della crisieconomica degli anni settanta e mettendo in guardia dall'impattodistruttivo di «un declino del sindacato» sulle «scelte strategiche deipartiti operai» e sulle dinamiche più profonde della democraziaitaliana : Nella situazione in cui esso viene a trovarsi, il movimento sinda- cale non può, infatti, limitarsi ad approvare o respingere a secondadei casi, le scelte compiute da questo o quel governo in nome del-l'emergenza e nell'ambito di una politica economica che sfugge alcontrollo delle grandi masse. Il sindacato è chiamato inevitabilmentea proporre un suo autonomo progetto e a sostenerlo con la lotta; ed èchiamato, quindi, a proporre anche i sacrifici che la collettività devesopportare, definendo così, nella qualità e nella distribuzione diquesti sacrifici, nelle forme di controllo e di potere che li debbonoaccompagnare, il segno di classe che debbono portare le stesse misuredi austerità, quando siano politicamente finalizzate a un mutamentonel profondo sulle strutture della società. [.] Tutte queste scelte cheil movimento sindacale deve saper compiere e in parte gestire inprima persona, non sono fungibili, anzi sono incompatibili con ognipossibile cedimento sulla qualità del potere che i lavoratori organiz-zati hanno conquistato in questi anni nella fabbrica e nella società eche costituisce oggi una delle molle di un processo di trasformazionee di democratizzazione delle strutture produttive54.
Tenendo conto del nesso stabilito da Trentin al IX Congresso della Cgil del giugno 1977 tra democrazia di base, riconversioneproduttiva, sviluppo della democrazia e riforma dello Stato55, nonsorprendono le riserve di metodo espresse dallo stesso Trentin all'in-domani della relazione di Luciano Lama all'Assemblea nazionale deidelegati della Cgil del febbraio 1978.
L'assunzione di una politica di austerità organica all'ingresso del Pci nell'area di governo è considerata da Trentin estremamentepericolosa per l'autonomia del sindacato e per l'esito positivo dellapartita alla quale è chiamato il movimento operaio e democratico.
Mentre il Pci è vicino all'ingresso nell'area di governo, l'assun- zione di una politica di austerità da parte della Cgil deve esserefondata sull'autonomia del sindacato e avere come obiettivo il 54 Id., Economia e politica nelle lotte operaie dell'ultimo decennio, in B. Trentin, Da sfruttati a produttori, cit., p. XV-CXXX.
55 I Congressi della Cgil, Volume X, Tomo primo, IX Congresso Nazionale della Cgil (Rimini 6-11 giugno 1977), Intervento di Bruno Trentin, Roma, 1977,p. 434-441.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO cambiamento del modello di sviluppo del capitalismo italiano.
Sganciare l'apertura di una nuova fase della vita politica ed econo-mica del paese dai rapporti di forza interni all'organizzazione deiprocessi produttivi nei luoghi di lavoro significherebbe aprire lastrada alla controffensiva padronale sul terreno del potere dentro efuori la fabbrica, nella società e nello Stato.
È quanto avviene dopo l'assassinio da parte delle Brigate Rosse del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, l'esaurimentodella strategia del compromesso storico, la lenta uscita del Pcidall'area di governo e il suo ripiegamento sulla parola d'ordine del-l'alternativa di sistema.
A segnare il cambio di fase nella vita politica ed economica del paese è la sconfitta del movimento operaio e democratico nellavertenza dei trentacinque giorni alla Fiat nell'autunno 1980, ritenutada Trentin il risultato della scissione tra politica ed economia provo-cata dall'impossibile realizzazione della strategia dell'Eur.
È questa la chiave di lettura proposta da Trentin sulla parabola del movimento operaio e democratico dal biennio 1968-1969 allaristrutturazione capitalista degli anni ottanta. Argomenta Trentin,riprendendo alcune considerazioni del segretario della Fiom PioGalli sulla risposta difensiva del sindacato alle manifestazioni estre-miste del 1977, sulla lotta contro il terrorismo e sulla debolezza dellapiattaforma politica e contrattuale del sindacato : Così è potuto accadere che la stessa strategia dell'Eur, che avrebbe dovuto rilanciare un movimento di massa per il governosindacale dei processi di ristrutturazione e ridefinire le priorità riven-dicative in relazione agli obiettivi centrali dell'occupazione delmiglioramento delle condizioni di lavoro, si sia ridotta per l'assenzadi un autentico protagonismo riformatore, ad una mera disponibilitàalla moderazione salariale, disancorata dalla forte domanda di demo-crazia e di potere che era presente in tante lotte sociali. Personal-mente [.] ritengo che la scelta della sinistra e dello stesso Partitocomunista di appoggiare, prima e, soprattutto, dopo il rapimento el'assassinio di Moro, il governo di unità nazionale, sia stata una sceltaobbligata e resa necessaria dall'aggravarsi dell'attacco terrorista. [.]Il limite grave della sinistra, almeno in quel periodo, è [.] quello diaver ritenuto l'ingresso nella «stanza dei bottoni» una garanzia suffi-ciente della trasformazione sociale. In quel momento, questo limitestrategico si tradusse in una sostanziale rinuncia ad imporre alla Dc eagli altri partiti di governo una vera svolta riformatrice e nella tacitaaccettazione non solo di una legislazione di emergenza [.] ma anchedi una politica economica sostanzialmente moderata56.
56 B. Trentin, Una sconfitta per insufficienza di progetto, prefazione a P. Galli, G. Pertegato, Fiat 1980. Sindrome della sconfitta, Roma, 1994, p. 9-18.
Ne deriva, quasi per contrappasso, l'affermazione tra i lavoratori e i quadri intermedi del sindacato di una tendenza ad assolutizzare ladimensione puramente salariale della contrattazione, cancellando ilpatrimonio del sindacato dei consigli sull'organizzazione del lavoro,gli investimenti produttivi e le politiche per l'occupazione.
Nell'analisi di Trentin, è il vuoto lasciato dal sindacato su questioni così centrali ad offrire ai vertici aziendali della Fiat lapossibilità di riconquistare il pieno controllo dei processi produttivie dell'organizzazione del lavoro, nel vivo di una ristrutturazionecapitalista dettata da nuove tecniche di automazione, dal ricorsoalle tecnologie informatiche e dall'ampliamento del mercatomondiale.
Mentre la sconfitta del sindacato alla Fiat sancisce anche in Italia l'avvio della ristrutturazione capitalista, negli anni ottantal'impegno intellettuale e politico di Trentin sarà teso a ritrovare stru-menti di analisi e di azione all'altezza dei mutamenti del mondo dellavoro indotti dal declino della fabbrica fordista e dal dispiegarsi deiprocessi di globalizzazione.
Il confronto con Jacques Delors, il sindacato dei diritti, la sfida del- l'Europa politica Agli inizi degli anni ottanta, la riflessione di Trentin è volta a ritrovare le radici dell'autonomia del sindacato contro i teorici del-l'autonomia del politico57 e ad affrontare i temi della democraziaeconomica e della riforma dello Stato58.
Le dinamiche della ristrutturazione capitalistica impongono ai soggetti politici e sindacali della sinistra la ricerca di una strategiacomune oltre i confini dello Stato Nazione per il governo dellosviluppo.
Nel panorama della sinistra italiana e francese si configura su questo terreno un confronto serrato tra la ricerca intellettuale e poli-tica di Bruno Trentin e l'azione di governo del Ministro dell'Eco-nomia Jacques Delors.
Come mostra una intervista parallela del quotidiano «Libéra- tion» subito ripresa in Italia da «L'Unità», secondo Trentin e Delorsi partiti e i sindacati della sinistra non possono limitarsi a tampo-nare i costi sociali della ristrutturazione industriale ma devono agire 57 Id., Il Sindacato dei Consigli. Dieci anni di storia italiana dalla parte della classe operaia. Intervista di B. Ugolini, Roma, 1980.
58 Id., Politiche sindacali, programmazione e piano d'impresa, in S. G. Alf e P. De Luca (a cura di), Democrazia industriale : idee e materiali, Roma, 1980,p. 21-40.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO sulla dislocazione della spesa pubblica, sulla qualità dell'occupa-zione e sulla formazione dei lavoratori, fino a disegnare un sistemadi relazioni industriali che unifichi a livello europeo le rivendica-zioni delle organizzazioni sindacali59.
È un disegno politico perseguito da Delors nelle vesti di Presi- dente della Commissione europea, con il varo nel 1985 del dialogosociale tra imprenditori e sindacati come uno dei pilastri del raffor-zamento del processo di integrazione. La partecipazione agliincontri di Val Duchesse sui temi dell'innovazione tecnologica e del-la formazione permanente entra così a pieno titolo tra il retroterraculturale e politico che conduce Trentin a ridefinire in qualità disegretario generale della Cgil l'identità del sindacato nell'età dellaglobalizzazione.
Come ha sottolineato Adolfo Pepe60, il sindacato dei diritti è presentato da Trentin in continuità con la lezione di Di Vittorio61 mainnova profondamente la cultura politica della Cgil sulla qualità del-lo sviluppo, la centralità della persona, il rapporto tra lavoro elibertà, la riorganizzazione del welfare state, la riforma dello Stato ela costruzione dell'Europa.
La relazione di Trentin alla Conferenza programmatica del 12-14 aprile 1989, dal titolo più che emblematico «Per una nuova solidarietà riscoprire i diritti ripensare il sindacato»62, pone la Cgilall'altezza delle trasformazioni dei processi produttivi innescati daldeclino della fabbrica fordista e dalla rivoluzione informatica, dallamoltiplicazione dei soggetti sociali e dalla estrema frammentazionedel mondo del lavoro.
L'elaborazione di un programma fondamentale della Cgil, basato sull'ampliamento del catalogo dei diritti per la «democraziaeconomica» e l'«umanizzazione del lavoro»63 corrisponde allaproposta politica di una riforma dello Stato in chiave federalista,con un equilibrio dinamico tra decentramento dei poteri alle regionie cessione di sovranità alle istituzioni comunitarie, per la creazionedi un mercato unico e il rafforzamento dello spazio sociale europeo.
59 F. Fabiani, Delors e Trentin a tu per tu. Problemi e risposte del movimento operaio nei due paesi. Come la sinistra può piegare la crisi, in L'Unità, 26 ottobre 60 Cf. Infra, il saggio di A. Pepe, La segreteria confederale di Trentin e il sinda- cato dei diritti, p. 265-281.
61 B. Trentin, Il sindacato dei diritti. È un'idea presente nel leader pugliese; un'idea certo da ridefinire ma oggi decisiva, in «Nuova Rassegna Sindacale», n. 0,4 gennaio 1988, p. 24-31.
62 Id., Per una nuova solidarietà riscoprire i diritti ripensare il sindacato, in Il Sindacato dei diritti. Atti della Convenzione programmatica della Cgil. Chianciano 12-14 aprile 1989, Dossier di Rassegna Sindacale, Roma, 1989, p. 11-35.
63 Ibid.
Nello scenario successivo alla caduta del muro di Berlino e al crollo del socialismo reale, riscoprire i diritti e ripensare il sindacatovuol dire compiere il passaggio dalla totalità della classe alla comples-sità della persona nell'attività produttiva, nel rapporto con la societàcivile e con lo Stato, abbandonando ogni visione finalistica della poli-tica e della risoluzione della contraddizione tra capitale e lavoro.
Sottolinea Trentin al XII Congresso della Cgil del 23-27 ottobre 1991, esplicitando le potenzialità aperte dalla cesura del 1989 a una sinistra capace di superare ogni scissione tra utopia rivoluzionaria eazione di governo : [.] Dobbiamo, anche, saper cogliere in questa morte della «storiacon un fine» e del mito della Città del sole come fine e dissoluzionedella politica e della storia, tutto quanto viene liberato, nelle nostrecoscienze e volontà di persone e di militanti, di operare per la trasfor-mazione possibile della condizioni di lavoro, di vita e soprattutto dilibertà delle persone che soffrono e che sono sottoposte al dominio dialtri. Obiettivi che, sempre negati dalle culture liberali e liberistiche,sembravano, nella stessa tradizione culturale della sinistra, relegati inun futuro lontano e subordinati, per la loro realizzazione, a sovverti-menti radicali e complessivi degli ordinamenti sociali, possono diven-tare, invece, scelte dell'oggi, tentativi dell'oggi, per mutare, qui e ora,nella misura delle possibilità oggettive e soggettive esistenti, le condi-zioni dei salariati, nel rapporto di lavoro, nella vita quotidiana, permodificare la loro collocazione in una società democratica, ossia inuovi diritti effettivamente esercitati, e quindi il loro potere di parte-cipazione e le loro responsabilità64.
Ne deriva l'esigenza di costruire nuovi nessi tra i diritti della persona nel processo produttivo, nella società civile e nello Statooltre i confini dello Stato nazione, con l'obiettivo di ritrovare nelprocesso di integrazione europea la dimensione più adatta per fron-teggiare le contraddizioni del governo dello sviluppo nell'età del-l'interdipendenza accresciuta. Rimarca Trentin, abbracciando laproposta di Jacques Delors di una Federazione di Stati Nazione peril futuro dell'Europa : Sono i sindacati europei, la sinistra europea, che debbono diven- tare oggi, superando antiche divisioni nazionali o miopi calcoli elet-torali, le forze promotrici di una Confederazione della grande Europa,capace di raccogliere, assieme all'Unione politica dell'Europa deiDodici, nuove federazioni regionali e singoli Stati; di darsi alcuneprime istituzioni rappresentative e un organismo politico di coordi-namento delle politiche sociali, della gestione di grandi progetticomuni (nel campo dei trasporti, dell'ambiente, delle telecomunica- 64 Id., Relazione introduttiva al XII Congresso della CGIL, in CGIL. XII Congresso nazionale. Rimini 23-27 ottobre 1991, Roma, 1991, p. 23-24.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO zioni, dell'energia, della cultura); una sede permanente di consulta-zione sui temi cruciali della politica estera e della sicurezza europea,in modo da configurare, per dirla con parole di Jacques Delors «unanuova forma di entità politica nella quale lo Stato-nazione non siannulli, ma deleghi al suo interno (la Regione) e al suo esterno (laComunità) alcuni attributi di sovranità che non possono più essereconcentrati a un unico livello65.
La centralità dell'unificazione politica dell'Europa, anche in funzione del rafforzamento del sistema produttivo italiano neisettori ad alta intensità di capitale e di qualità del lavoro, è tale daspingere Trentin ad assumere nel luglio 1992 la responsabilità di unaccordo con il governo Amato per il rispetto del Trattato diMaastricht e il risanamento del disavanzo finanziario dello Stato.
Come ha rilevato Alessandro Casellato66, la vicenda dell'accordo del 31 luglio 1992, con le dimissioni dalla segreteria confederale poiritirate su richiesta degli organismi dirigenti e la contestazionesubita nelle piazze con tanto di lancio di bulloni, costituisce uno deimomenti più travagliati della biografia di Trentin. Nella visione poli-tica di Trentin, la sottoscrizione di un accordo che lede oggettiva-mente la contrattazione aziendale rappresenta, in quel particolarefrangente, l'unica via per salvaguardare l'unità sindacale ed eserci-tare fino in fondo un ruolo di responsabilità nazionale, necessarioper garantire l'ingresso del paese nella moneta unica europea. Se lavicenda del 1992 può essere letta come il segnale di un distacco delleader della Cgil dalla piccole e medie imprese della «Terza Italia», ilprezzo pagato dal sindacato in quella occasione è in parte compen-sato dal «Protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione»67firmato il 23 luglio 1993 con il governo Ciampi. La definizione di unsistema di relazioni industriali imperniato sull'inserimento dell'eco-nomia italiana nei circuiti della moneta unica, il sostegno allaricerca e all'innovazione tecnologica, all'internazionalizzazione delleimprese e alla formazione permanente per il governo delle ristruttu-razioni aziendali testimonia ancora oggi il contributo fondamentaledel sindacato all'ancoraggio del paese al processo di integrazioneeuropea.
È un elemento rivendicato da Trentin nel saluto di congedo dalla segreteria confederale della Cgil nel giugno del 1994, che vale 65 Ibid.
66 Cf. Infra il saggio di A. Casellato, Un federalismo giacobino. Fascinazione e aporie dell'«autogoverno popolare» nel pensiero di B. Trentin, p. 283-299.
67 Protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrat- tuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo (sottoscritto il 23luglio 1993), in L. Bertucelli, A. Pepe, M. L. Righi, Il sindacato nella società indu-striale, Roma, 2008, p. 525-542.
la pena riportare per alcuni riferimenti alla sfera privata solitamenteassenti nei suoi interventi pubblici : [.] Sarei un ipocrita se negassi che provo in questo momento unaprofonda emozione, anche un senso di dolore, come accade ognivolta che si interrompe un modo di operare e anche un tipo di vita,mentre si affronta con qualche ansia un futuro che deve essereancora disegnato. [.] Avrei potuto lasciare la direzione della Cgilnei primi di agosto del '92 e vi assicuro che la mia scelta non eradettata da furbizia o da secondi fini. Ma vi sono grato di avermiconsentito, forzando anche la mia volontà, di dare un senso, un signi-ficato a un gesto che per me fu estremamente doloroso anche senecessario : si trattava di assumere una sconfitta e nello stesso tempodi non rompere con un fronte sindacale in modo da tenere aperta unastrada, se c'era, per una rimonta unitaria e per non rimanere soltanto,per un lungo periodo, una forza di testimonianza. Io credo chel'accordo che abbiamo concluso un anno dopo, e dopo una consulta-zione dei lavoratori, ha segnato questa ripresa. [.] Solo una gravesottovalutazione del movimento sociale che ha scandito i mesidall'autunno del '92 agli inizi del '93 può condurre a una lettura del-l'accordo del '93 che svaluti le grandi potenzialità che, con tutti ilimiti che contiene, esso apre ancora al movimento sindacale68.
Tracciando un bilancio della sua militanza tra partito e sinda- cato, Trentin sviluppa nel triennio successivo un piano di ricercasulla subalternità del movimento operaio e democratico del Nove-cento al mito della conquista dello Stato come momento fondamen-tale dell'azione politica69, riscontrabile sia nelle esperienzerivoluzionarie che in quella riformatrici.
Riscoprendo i filoni libertari della cultura marxista, il persona- lismo cristiano, le culture del dissenso dei paesi comunisti dell'Eu-ropa orientale, le battaglie del movimento sindacale italiano,svedese e tedesco per aprire spazi di autogoverno nella fabbrica e laconcezione dello Stato dei movimenti federalisti della Resistenza,Trentin giunge ad affrontare in un volume importante come «Lacittà del lavoro. Sinistra e crisi del fordismo»70 il tema della ridefini-zione dei poteri dello Stato Nazione e a sottolineare la centralità diuna strategia europeista delle sinistre.
Argomenta Trentin, proiettando in una dimensione europea l'elaborazione politica contenuta nel sindacato dei diritti e richia- 68 Documenti CGIL, Comitato Direttivo. Roma, 27-29 giugno 1994, Inter- vento di Bruno Trentin, in Supplemento a «Nuova Rassegna Sindacale», n. 28, 25luglio 1994, p. 25-29.
69 B. Trentin, Il coraggio dell'utopia. La sinistra e il sindacato dopo il taylo- rismo. Un'intervista di Bruno Ugolini, Milano, 1994.
70 Id., La città del lavoro. Sinistra e crisi del fordismo, Milano, 1997.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO mandosi al Libro Bianco di Delors, in una fase del processo di inte-grazione ormai vicina al traguardo della moneta unica : L'Europa sociale può nascere soltanto da un coordinamento del- le politiche economiche nazionali, delle politiche fiscali, delle poli-tiche della formazione e della ricerca, incentrato sulla valorizzazionepermanente delle risorse creative del lavoro umano. Questa e nonaltra è la posta in gioco di una strategia europeista delle sinistre, perdare un'anima, un progetto alla riforma istituzionale dell'Unioneeuropea e alla costruzione di un potere politico sovrano capace dicollocare la moneta unica in un contesto di politica economica e digoverno della domanda pubblica, esplicitamente finalizzati alla valo-rizzazione della risorsa lavoro. Il Libro Bianco di Jacques Delors nonproponeva certo il ritorno a una tradizionale politica di operepubbliche, ai lavori «socialmente utili» o ai cantieri di lavoro di LouisBlanc. La sua proposta era quella di un'unificazione strutturale dellesocietà europee, salvaguardando tutte le loro articolazioni territoriali,sulle frontiere della ricerca e della formazione, delle tecnologie avan-zate, dei trasporti e delle telecomunicazioni, delle «autostrade infor-matiche», che consentano a tutte le forme più qualificate del lavoroumano di costruire nuove sinergie, nuovi canali di comunicazione edi scambio, e di creare, per quella via, nuove occupazioni capaci didare un impulso alla domanda di lavoro in Europa e nel mondo71.
Mentre la stampa italiana e francese segue con attenzione il dibattito suscitato dalla pubblicazione del libro72, nel 1999 l'elezioneal Parlamento europeo costituisce per Trentin un approdo istituzio-nale del tutto coerente con la sua battaglia politica nella sinistraitaliana ed europea.
In una legislatura contraddistinta dall'avvento della moneta unica, dall'allargamento dell'Unione ai paesi dell'Europa orientale,dal progetto di Costituzione redatto dalla Convenzione presiedutada Valéry Giscard d'Estaing e dalla spaccatura tra gli Stati europeiprovocata dalla «guerra preventiva» degli Stati Uniti contro l'Iraq diSaddam Hussein, l'impegno di Trentin è teso a far avanzare unachiara prospettiva federalista per una Europa capace di coordinarele politiche economiche della zona euro e di giocare un ruolo selloscenario internazionale.
71 Ibid., p. 239-240.
72 P. Andruccioli, La città diseguale. Trentin presenta il suo libro alla CGIL : critica la sinistra «paternalista» e le 35 ore uguali per tutti, in Il Manifesto, 24febbraio 1998; J. G. Fredet, Un entretien avec Bruno Trentin. Quand un Italienrepense le syndicalisme, in Le Nouvel Observateur, 4-10 juin 1998; Id., Affirmer ledroit des personnes et non plus des masses. Entretien avec Bruno Trentin, in Alter-natives Économiques, Hors-Série, 37, 1998.
Accanto agli interventi in seduta plenaria a sostegno della Stra- tegia di Lisbona73 e della riforma del Patto di Stabilità74, occorrericordare la partecipazione attiva di Trentin al cosiddetto «GruppoSpinelli», nato nel nome di Altiero Spinelli per spingere il grupposocialista su posizioni federaliste e rilanciare il dibattito tra le forzepolitiche sulla riforma istituzionale dell'Unione.
Sottoscritto come primi firmatari da esponenti del socialismo europeo come Michel Rocard, David Martin, Giorgio Napolitano,Renzo Imbeni e Bruno Trentin, il «Manifesto per un nuovo federa-lismo» individua in un incontro strategico tra la cultura socialista equella federalista la base ideale per il rafforzamento del modellosociale europeo, la promozione di una politica comune nel campodella difesa, l'apertura di un processo costituente e lo sviluppo di unampia cittadinanza europea75.
Facendo propria la proposta di Delors, il nuovo federalismo del socialismo europeo deve avere come obiettivo la costruzione di una«Federazione di Stati nazione», per articolare in maniera equili-brata i poteri dell'Unione europea all'interno e all'esterno dei singolistati nazionali, associando alla costruzione europea le regioni, iterritori e le organizzazione della società civile.
Ne deriva una interpretazione estensiva del principio di sussi- diarietà, come concetto base di una Europa della prossimità, pervalorizzare il ruolo degli enti locali e delle regioni e aprire nuovispazi alla partecipazione democratica nelle arene politiche nazionalie nello spazio politico europeo. Sintetizza il «Manifesto per unnuovo federalismo», chiamando il Partito socialista europeo apromuovere una campagna di informazione permanente preso l'opi-nione pubblica a favore dell'Europa politica : È venuto il momento di fare appello all'opinione pubblica europea, che sola potrà, debitamente interpellata su rilevantiproposte, scegliere chiaramente e imporre una visione coerente delruolo dell'Europa nel mondo, una partecipazione attiva dell'Unione algoverno mondiale, una partecipazione comune nei settori sociale efiscale, un ruolo motore dell'Unione nella lotta contro l'inquinamento 73 Parlamento Europeo (d'ora in poi PE), B. Trentin, Intervento sulla rela- zione della Commissione per i problemi economici e monetari sulla situazione del-l'economia europea, Strasburgo, 14 marzo 2001.
74 PE, B. Trentin, Relazione a nome della Commissione per i problemi econo- mici e monetari sui grandi orientamenti delle politiche economiche degli Statimembri e della Comunità per il 2002, Strasburgo, 14 maggio 2001.
75 P. Napoletano, I socialisti europei e la voglia di cambiar faccia all'Unione. Oggi e domani, nell'isola di Ventotene, un seminario della delegazione Ds al Parla-mento europeo nel 60o anniversario del Manifesto di Altiero Spinelli e ErnestoRossi, in L'Unità, 19 luglio 2001, p. 13.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO e i rischi dei cambiamenti climatici, i negoziati per l'allargamentocondotti in contemporanea con le riforme interne necessarie, il tuttosotto la spinta di un autentico ed efficiente dell'Europa76.
Mentre nel corso della legislatura il «Gruppo Spinelli» elaborerà importanti documenti politici sul ruolo dell'Europa nelle relazioniinternazionali77 e sulla riforma della governance economica esociale dell'Unione europea78, la battaglia federalista di Trentin siesprime nello stesso tempo attraverso l'attività di Presidente dellaCommissione Progetto dei Democratici di Sinistra.
Come mostrano sinteticamente il «Manifesto per l'Italia. Una società della libertà, dei diritti della persona»79 e il «Manifesto perl'Europa. Più Europa per una nuova Europa»80, la costruzione diuna Europa politica sotto forma di una Federazione di Stati nazionee la riforma dello Stato in senso federalista sono considerati daTrentin i vettori fondamentali di una nuova stagione dei diritti nellospazio politico europeo e di una modernizzazione qualitativa del-l'assetto produttivo italiano.
In questo contesto, di grande rilievo deve essere considerata anche la campagna politica condotta da Trentin a favore della Costi- 76 Un progetto europeo per la sinistra : il nuovo federalismo, Ventotene, 19-20 luglio 2001; www. Tra i componenti del «Gruppo Spinelli» e i primi firmatari del-l'appello figurano Pervanche Bereès, Max van den Berg, Enrico Boselli, PauloCasaca, Gérard Caudron, Joan Colon i Naval, Claude Desama, Proinsias DeRossa, Rosa Diez Gonzales, Fiorella Ghilardotti, Klaus Hänsch, Giorgios Kati-foris, Jo Leinen, Pasqualina Napoletano, Giorgio Napolitano, Raimon Obiols iGermà, Jacques Poos, Christa Randzio-Plath, Martine Raoure, GerhardtSchmidt, Antonio Seguro, Carlos Westendorp y Cabeza.
77 L'Europa nel mondo di oggi. Contributo del Gruppo Spinelli al dibattito sul futuro dell'Europa. Bruxelles, marzo 2002, in Bullettin Quotidien Europe,n. 2272, 14 marzo 2002. Il Comitato di redazione risulta composto da PervancheBerès, Max van den Berg, Maria Berger, Paulo Casaca, Proinsias De Rossa, KlausHänsch, Jo Leinen, David Martin, Pasqualina Napoletano, Raimon Obiols,Jacques Poos, Bruno Trentin e Anna van Lancker.
78 Proposte del Gruppo Spinelli per un «Programma di governance economica e sociale», Bruxelles, 11 febbraio 2004, in S. Sergi, Europa, istruzioni per l'uso,Roma, 2004, p. 109-124. Redatto in prima persona da Trentin, il documento èfirmato da Enrique Barón Crespo, Pervenche Berès, Maria Berger, Max van denBerg, Ieke van den Burg, Carlos Carnero Gonzales, Paulo Casaca, Proinsias DeRossa, Olivier Durame, Robert Goebbels, Giorgio Katiforis, Jo Leinen, DavidMartin, Pasqualina Napoletano, Raimon Obiols i Germà, Reino Passilina, ElenaPaciotti e Michel Rocard.
79 Manifesto per l'Italia. Una società della libertà, dei diritti, della persona, Convenzione dei Democratici di Sinistra per il programma dell'Ulivo, 18 marzo2003; www.archivio.rassegna.it/2003.
80 Manifesto per l'Europa. Più Europa per una nuova Europa, Assemblea congressuale dei Democratici di Sinistra, Roma, 14-15 novembre 2003;www.dsonline.it/speciali/com-prog.
tuzione europea, in aperta polemica con il «partito americano»rappresentato dai laburisti di Tony Blair e la sinistra radicale,fautrice dell'affossamento del progetto costituzionale in nome del-l'Europa sociale81.
Seppure al di sotto della Federazione di Stati Nazione reclamata da Jacques Delors, l'approvazione del trattato costituzionale puòconsentire all'Unione Europea di varcare la soglia dell'Unione poli-tica, di coordinare le politiche economiche della zona euro e di rive-stire un ruolo autonomo sulla scena internazionale per un il governomultipolare della globalizzazione82.
Nella visione di Trentin, l'approvazione del progetto costituzio- nale può rivelarsi il motore dell'Europa politica a patto che i partitidella sinistra europeista si impegnino a dare battaglia all'interno delPartito socialista europeo per conquistare il diritto di decisioni amaggioranza contro la prigione paralizzante dell'unanimità83.
È una prospettiva rilanciata con convinzione all'indomani della bocciatura del progetto costituzionale nel referendum francese eolandese, considerata il prodotto del populismo antieuropeo diquanti da destra e da sinistra hanno osteggiato in ogni modo l'obiet-tivo di una Europa federale come soggetto politico mondiale84.
Nell'analisi di Trentin sono indicate le gravi responsabilità della sinistra europea di matrice socialista, l'assenza dei partiti della sini-stra ai quali spettava il compito di far vivere in ogni nazione la batta-glia per l'Europa politica, il sostanziale silenzio del Partito socialistaeuropeo e la scelta deliberata della sinistra del Partito socialistaguidata da Laurent Fabius di convergere con le posizioni protezio-niste e nazionaliste della destra francese.
Dietro la retorica gauchista contraria al progetto costituzionale, la vittoria del fronte del no mette a nudo i ritardi della sinistraeuropea sul terreno della cultura dei diritti e della democrazia, l'illu-sione di poter guadagnare spazio per la difesa del modello socialeeuropeo nei singoli stati nazionali intralciando l'unificazione politicadel continente europeo, quando ad essere in gioco è l'esistenza del-l'Europa come soggetto politico nel governo della globalizzazione.
Rimarca Trentin, richiamando il precedente storico della caduta della Comunità Europea di Difesa del 1954 e incalzando il Partito 81 B. Trentin, Il partito americano e la sinistra europea, in Gli Argomenti umani, Anno quinto, n. 1, gennaio 2004, p. 24-26.
82 Id., L'Europa e la sfida della mondializzazione, in Gli Argomenti umani, Anno quinto, n. 5, maggio 2004, p. 44-47.
83 Id., A partire dal Trattato costituzionale. Un motore per l'Europa politica, in Gli Argomenti umani, Anno quinto, n. 12, dicembre 2004, p. 43-46.
84 Id., Dopo il «no» di Francia e Olanda. Europa, la posta in gioco, in Gli Argo- menti umani, Anno sesto, n. 6, giugno 2005, p. 24-31.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO socialista europeo a compiere un urgente cambio di passo per unnuovo internazionalismo della pace, della democrazia e dei dirittiindividuali : La sinistra europea e tutta la sinistra francese hanno compiuto nel 1954 un errore storico respingendo la Comunità Europea di Difesasostenuta da Pierre Mendès-France, non cogliendo in essa un primoforte tentativo di gettare le basi, politiche e militari, di un'Europa paci-fica ma autonoma, capace di essere un soggetto politico di dimensionemondiale. Non bisogna, oggi magari solo per passività o per provincia-lismo, commettere lo stesso errore. [.] Non credo a una nuova Costi-tuzione da rinegoziare nei prossimi anni. [.] Ma ritengo possibiletrasformare alcune sue parti in decisioni del Consiglio dei Ministri edel Parlamento Europeo, ad esempio per quanto riguarda l'istituzionedi un Ministro degli Esteridell'Unione e l'adozione di forme di coope-razione internazionale. E soprattutto ritengo possibile e necessarioassumere un'iniziativa politica dei socialisti per rafforzare il ruolo del-l'euro intorno agli obiettivi della strategia di Lisbona. Perché questa èuna battaglia che può essere vinta. Per conferire, all'Unione monetaria– che esiste! – un possibile governo economico e sociale e un coordina-mento delle politiche economiche degli Stati Membri, come ci ripe-tono uomini come Jacques Delors, Carlo Azeglio Ciampi, JürgenHabermas, Dominique Strauss-Khan, così come la zona europotrebbe, senza sconvolgimenti istituzionali, diventare un soggettopolitico europeo capace di pesare anche sulle istituzioni che gover-nano i commerci, il finanziamento allo sviluppo, la cooperai zoneinternazionale. È possibile, ma bisogna volerlo. [.] Abbiamo bisognodi una presa di coscienza della sinistra italiana, ma soprattutto nelPartito Socialista Europeo, che è giunto il momento di decidere85.
È un terreno di battaglia politica ribadito negli interventi riguar- danti la formazione della coalizione dell'Unione del 200686, il futurodei Democratici di Sinistra87 e il rapporto tra libertà e uguaglianzanella cultura politica del socialismo europeo88.
Ha insistito Trentin negli ultimi anni della sua vita, innestando sulla battaglia per la costruzione dell'Europa politica una riflessionepiù generale sull'identità del socialismo europeo, sulla centralità del-la persona e sul nesso tra lavoro e conoscenza dagli albori del movi-mento socialista alla terza rivoluzione industriale : 85 Ibid.
86 B. Trentin, Il programma dell'Unione e il discorso di Prodi al Teatro Eliseo indicano una direzione giusta per quanto ardua e complessa. È la strategia diLisbona che diventa programma di governo, in L'Unità, 2 marzo 2006.
87 Id., L'Ulivo sia una federazione. Io voglio morire socialista. Intervista rila- sciata a Bruno Ugolini, in L'Unità, 8 giugno 2006.
88 Id., A proposito di merito. La meritocrazia cela la grande questione del- l'affermazione dei diritti individuali, in L'Unità, 28 aprile 2006.
[.] Non è vero che, dagli albori del socialismo a oggi, i valori fonda-mentali di una sinistra moderna siano rimasti sempre gli stessi, e chela dialettica fra libertà e uguaglianza sia la stessa dell'epoca delfordismo. La dignità e la libertà della persona umana non sono maistate, come oggi, la ragione fondamentale di una solidarietà fradiversi. [.] Certo, il socialismo non è più un modello di societàcompiuto e conosciuto, al quale tendere con l'azione politica quoti-diana. Esso può essere concepito soltanto come una ricerca ininter-rotta sulla liberazione della persona e sulla sua capacità diautorealizzazione, introducendo nella società elementi di socialismo –le pari opportunità, il welfare della comunità, il controllo sull'organiz-zazione del lavoro, la diffusione della conoscenza come strumento dilibertà – ; superando di volta in volta le contraddizioni e i fallimenti delcapitalismo e dell'economia di mercato, facendo della persona, e nonsolo delle classi, il perno di una convivenza civile. [.] Un dispiegarsidi sempre nuovi spazi di libertà, di autodeterminazione della personaumana, cominciando dalla persona che lavora, dalla quale discendetutto il resto. Un misurarsi quotidianamente con il problema di conci-liare il rapporto fra governanti e governati, che nessuna socializza-zione della proprietà può risolvere da sola, con l'espansione degli spazidi libertà e di autonomia creativa, anche nel momento del lavoro89.
Si tratta di analisi e considerazioni da tenere ben presenti nella ricostruzione della biografia intellettuale e politica di Bruno Trentinnella storia della sinistra italiana e francese e nella discussionepubblica del tempo presente sull'identità del socialismo europeo e lacostruzione dell'Europa politica.
A partire dal crocevia italiano e francese, la figura di Bruno Trentin può essere collocata saldamente tra i protagonisti dellastoria del movimento operaio e democratico del secondo dopo-guerra, con un percorso intellettuale e politico compreso tra laguerra partigiana e l'elezione al Parlamento europeo.
Le tappe principali della sua biografia rimandano alle vittorie e alle sconfitte del comunismo italiano e del socialismo europeo, spin-gendo a una ricostruzione della storia della sinistra attenta alrapporto tra partito e sindacato e alle contaminazioni tra le culturepolitiche in una dimensione nazionale ed internazionale.
Grazie ai percorsi di ricerca e alle testimonianze raccolte nel volume, la biografia di Trentin potrà essere approfondita ulterior-mente, concentrandosi sulla sua capacità di essere un intellettuale eun dirigente politico e sindacale sempre attento alle trasformazioni 89 B. Trentin, La libertà viene prima. La libertà come posta in gioco nel conflitto sociale, Roma, 2004, p. 9-39.
BRUNO TRENTIN DALLA GUERRA PARTIGIANA AL PARLAMENTO EUROPEO dei modi di produzione e dell'organizzazione del lavoro, alle dina-miche americane ed europee dello sviluppo capitalista, alle contrad-dizioni del movimento comunista internazionale e alla costruzionedell'Europa prima e dopo il tornante del 1989.
Il laboratorio intellettuale e politico di Trentin realizza una fusione straordinaria tra le istanze libertarie dell'umanesimomarxista, del personalismo cristiano, con una riflessione ininter-rotta sulle dinamiche del potere nei luoghi di lavoro, nella società enello Stato, sul rapporto tra lavoro, libertà e conoscenza e sull'iden-tità del socialismo europeo nell'età della globalizzazione.
Incrociando la documentazione contenuta negli archivi del PCI e della CGIL con opportuni affondi di ricerca negli archivi del PCF edella CGT, della Federazione Sindacale Mondiale e della Confedera-zione Europea dei Sindacati, dei Democratici di Sinistra e delGruppo Socialista al Parlamento Europeo, la biografia di Trentinpotrà essere ricostruita in maniera sistematica attraverso la dialet-tica tra partito e sindacato e potrà essere proiettata utilmente nellastoria del socialismo europeo.
Potrà essere particolarmente stimolante entrare nel cantiere di lavoro di Trentin e seguire dall'interno il progressivo articolarsi diuna ricerca teorica alimentata da una tensione permanente con laconcretezza dell'azione politica e sindacale, da riferimenti culturalieterodossi e da un circuito di sociabilità intellettuale e politica che sidispiega con continuità tra Italia e Francia, con interlocutori dirango compresi tra Giuseppe Di Vittorio e Jacques Delors.
La ricognizione completa degli scritti di Trentin intrapresa dalla Fondazione Di Vittorio potrà affiancarsi utilmente ad alcuni mate-riali di lavoro appartenuti al leader della CGIL in fase di cataloga-zione per opera dello stessa Fondazione Di Vittorio.
Al di là delle piste di ricerca sopra delineate e dei percorsi di appro- fondimento che si potranno sviluppare su temi «trentiniani» per eccel-lenza come la sinistra europea e lo Stato, il federalismo e il processo diintegrazione, il lavoro e la conoscenza, la libertà e l'eguaglianza nelmovimento operaio e democratico, la biografia di Trentin non smettedi interrogare con passione e rigore la storia del comunismo italiano edella sinistra europea e di richiamare i movimento socialista deltempo presente all'urgenza di una azione decisa per la costruzione del-l'Europa politica e il governo multipolare della globalizzazione.
Come i saggi, le testimonianze e i documenti contenuti nel volume dimostrano ampiamente, la straordinaria ricchezza dellaproduzione intellettuale e politica di Bruno Trentin si impone giàoggi come un classico del pensiero politico, dentro e oltre il Nove-cento, e come tale merita di essere riscoperta.

Source: http://www.publications.efrome.it/opencms/export/sites/efrome/documenti/Trentin_xcoll._469x_xCrucianix.pdf

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