Capitolato prestaz.special d'app grangia

Comune di Orio Litta Progetto di Restauro "Ostel o Grangia dei Benedettini" Febbraio 2012 Comune di Orio Litta – Intervento di Restauro/ Risanamento Conservativo, Riqualificazione Funzionale e Adeguamento Impianti dell'Ostello dei Pellegrini della Via Francigena " Grangia dei Benedettini" DISCIPLINARE DESCRITTIVO E PRESTAZIONALE DEGLI ELEMENTI TECNICI ai sensi dell'art.243 comma 2.g del DPR 207/2010 MODELLO RICOSTRUITO DELLE PARTI ORIGINALI
laboratorio di architettura & design Samuele Arrighi Architetto
V.lo monte cucco, 4 26845 Codogno (LO) Italy C.F. RRG SML 64C02 C816X P.I. 10689660156 e-mail [email protected] tel +39.0377.506512 fax +39.0377.319056 Art. 1– Designazione sommaria delle opere
Le opere oggetto del presente appalto riguardano il:"RESTAURO ARCHITETTONICO, RIQUALIFICAZIONE FUNZIONALE ED ADEGUAMENTO IMPIANTI DELL'OSTELLO PELLEGRINI DELLA VIA FRANCIGENA GRANGIA DEI BENEDETTINI " Orio Litta (LO)e possono sommariamente riassumersi, salvo più precise indicazioni che all'atto esecutivo verranno impartire dalla direzione dei lavori in: COD. C.M.
DESIGNAZIONE DELLE OPERE
INSTALLAZIONE DEL CANTIERE (TAV.D01)
Noleggio di parapetti da cantiere in profili metallici ancorati mediantemorsetti o altro, compreso tavolame di abete di collegamento tra unmontante e l'altro secondo le prescrizioni delle normative vigenti inmateria.
Incluso e compensato nel prezzo ogni ogni onere e magistero necessarioa dare l'opera installata a regola d'arte conformemente alle normative.
Valutazione a superficie installata per una durata fino a sei mesi.
Fornitura e posa in opera di rete in materiale plastico da cantiere dicolore arancio, compreso ogni onere e magistero per il montaggio inopera (legata a supporti esistenti o mediante il posizionamento dimontanti in tubolare metallico da ancorare al terreno, ecc.) inclusa larealizzazione di una parte apribile come cancello di cantiere, il nolo e laposa della segnaletica prevista.
Valutazione superficie posata.
Nolo di baracca da cantiere in elementi metallici prefabbricati didimensione 3,00x6,00 circa, presente sul mercato.
Incluso e compensato nel prezzo ogni ogni onere e magistero necessarioa dare l'opera installata a regola d'arte conformemente alle normative.
Valutazione a corpo per una durata fino a sei mesi.
Nolo di tettoia ad elementi metallici prefabbricati a protezione della zonadi confezionamento di malte e calcestruzzi.
Incluso e compensato nel prezzo ogni ogni onere e magistero necessarioa dare l'opera installata a regola d'arte conformemente alle normative.
Valutazione a corpo per una durata fino a sei mesi.
Noleggio mezzi con braccio telescopico tipo Manitou utilizzato per il sollevamento del materiale alla quota di lavoro Nolo di argano con motore da 2 a 4 HP(Montacarichi) PONTEGGI INCLUSO PIMUS
Nolo di ponteggio tubolare di facciata a cavalletti completo inopera compreso ogni accessorio(parapetti, ancoraggi,scalette, messa aterra, illuminazione ecc.)escluso piani di lavoro.
primo mese o frazione Nolo di ponteggio tubolare di facciataogni mese successivo o fraz. Nolo di piano di lavoro o di sottoponte a norma di legge,corredato di fermapiede, parapetto regolamentari per materiale esistentein cantiere,compreso approntamento e disarmo, misurato in proiezioneorizzontale fino a 30 gg. per ogni 30 gg. o frazione oltre i 30 gg. Nolo di legname esistente in cant.
in misure intere,fino a 90 gg.
Protezione di ponte di facciata con teli di rete fibra sintetica INTERVENTI SULLE COPERTURE COP1-COP2-COP3 (TAV.D06)
Rimozione di manti di tetto di qualsiasi tipo, escluse eventualicapriate e solai di appoggio,rimozione di grondaie e torrini, escluso i ponteggi esterni, compreso riparazioni e compensi per danni arrecati a terzi, ogni altro opportuno accorgimento in osservanza anche di eventuali norme e regolamenti pubblici, nonché l'onere per il trasporto a deposito dei materiali riutilizzabili, che rimarranno di proprietà dell' Amministrazione, nei siti indicati dalla D.L. nell' ambitodel cantiere, ovvero l' onere dovuto allo spostamento dei materiali dirisulta nell' ambito del cantiere, fino ad una distanza di mt. 50, se eseguitoa spalla o con carriole, o fino al punto di carico sul mezzo di trasporto, seeseguito con mezzi meccanici.
Rimozione di piccola orditura in abete Rimozione e recupero di lattonerie varie, compresi gli accessori di fissaggio e l'abbassamento al piano di carico dell'automezzo, escluso opere provvisionali, carico e trasporto alle discariche: scossaline, converse, canali di gronda e pluviali Opere di piccola sistemazione o rifacimenti di falda con struttura ligneain travi, travetti e listelli per la successiva ricollocazione del manto dicopertura in coppi mediante(COP1):-la f&p di assito sp.4cm battentato e piallato su un lato con trattamento antiparassitario-la f&p di membrana freno al vapore tipo "Tivek"-la f&p di doppio strato isolante tipo "Celenit FL150"sp.5cm+"Celenit N" sp.2cm,pannello isolante composto da fibre di legno pressate, prodotto secondo un processo ecologico, utilizzando legno proveniente dalla ripulitura di boschi e residui di legno non trattati, sfruttando la naturale capacità coesiva delle fibre di legno. Celenit FL è un materiale naturale e il legno di cui è composto proviene da boschi a gestione sostenibile, densità 160kg/mc-a f&p di membrana riflettente / traspirante tipo "Enercor Roof"-la f&p in opera di piccola orditura con listelli di abete sp.4cm-la f&p in opera di ganci ferma coppo in rame di canale e di colma-posa in opera dei coppi di recupero compreso eventuale integrazione conaltri di recupero provenienti da altre demolizioni.
Compreso e compensato nel prezzo ogni e magistero per dare il lavoroperfettamente finito a regola d'arte.
Misurazione a sviluppo di falda.
Opere di piccola sistemazione o rifacimenti di falda con struttura ligneain travi, travetti e listelli per la successiva ricollocazione del manto dicopertura in coppi mediante(COP2):-la f&p di materassino isolante in lana di roccia-la f&p di assito sp.4cm con trattamento antiparassitario-la f&p di membrana freno al vapore tipo "Tivek"-la f&p di doppio strato isolante tipo "Celenit FL150"sp.5cm+"Celenit N" sp.2cm,pannello isolante composto da fibre di legno pressate, prodotto secondo un processo ecologico, utilizzando legno proveniente dalla ripulitura di boschi e residui di legno non trattati, sfruttando la naturale capacità coesiva delle fibre di legno. Celenit FL è un materiale naturale e il legno di cui è composto proviene da boschi a gestione sostenibile, densità 160kg/mc-a f&p di membrana riflettente / traspirante tipo "Enercor Roof"-la f&p in opera di piccola orditura con listelli di abete sp.4cm-la f&p in opera di ganci ferma coppo in rame di canale e di colma-posa in opera dei coppi di recupero compreso eventuale integrazione conaltri di recupero provenienti da altre demolizioni.
Compreso e compensato nel prezzo ogni e magistero per dare il lavoroperfettamente finito a regola d'arte.
Misurazione a sviluppo di falda.
Opere di piccola sistemazione o rifacimenti di falda con struttura ligneain travi, travetti e listelli per la successiva ricollocazione del manto dicopertura in coppi mediante(COP3):-la f&p in opera di orditura in abete sp.7/8 cm da posizionarsi sull'orditura esistente a raggiungere la quota di progetto-la f&p in opera di piccola orditura con listelli di abete sp.4cm-la f&p in opera di ganci ferma coppo in rame di canale e di colma-posa in opera dei coppi di recupero compreso eventuale integrazione con altri di recupero provenienti da altre demolizioni.
Compreso e compensato nel prezzo ogni e magistero per dare il lavoroperfettamente finito a regola d'arte.
Misurazione a sviluppo di falda.
F&p terminale in cotto per impianto di ventilazione ascensore INTERVENTI P.I. - P.T – P.1° - P.2°(TAV.D07-D08)
4.1 Demolizione parziale di tavolati interni per apertura nuove porte compreso il carico e il trasporto alle discariche 4.2 Demolizioni pavimentazione per realizzazione braga per nuovo impianto nel piano interrato, compreso il carico e il trasporto alle discariche 4.3 Rimozione intonaco interno su parete curva P.I. fino al vivo della muratura 4.4 Muratura in blocchi di laterizio porizzato con giunti verticali ad incastro e percentuale di foratura inferiore al 45%, spessore 25 cm 4.5 Muratura in blocchi di laterizio porizzato P800 con giunti verticali ad incastro e percentuale di foratura inferiore al 45%, spessore 12 cm 4.6 Tavolato interno di mattoni forati 8x12x24 spessore 8 cm 4.7 F&p in opera di calcestruzzo durevole per le pareti in c.a. della piattaforma elevatrice sp.20cm, gettato in opera con l'ausilio di casseri; ferro e casseri contabilizzati separatamente, confezionato con aggregati idonei e con resistenza caratteristica cubica a 28 giorni di maturazione di 35 N/mm2 4.8 Fornitura, lavorazione e posa di tondo per c.a. compreso sfrido e legature 4.9 Casseforme per getti in calcestruzzo compreso disarmo 4.10 F&p in opera di isolante verticale in eps spessore 8/9 cm 4.11 Vespaio areato piano interrato-zona servizi,realizzato con mini gloo sp.3cm, compreso il getto cappa in cls armato sp.2cm con rete metallica 4.12 F&p di pannelli isolante in EPS sp. 4 cm 4.13 F&p di massetto termoisolante tipo lecacem sp.4 cm 4.14 F&p in opera di pavimentazione in piastrelle in monocottura sp.1cm posate a colla, compreso ogni onere ed accessorio a dare il prodotto finito e posato a regola d'arte 4.15 F&p in opera di zoccolatura in piastrelle di monocottura, compreso ogni onere ed accessorio a dare il prodotto finito e posato a regola d'arte 4.16 Fori per nuovi impianti 4.16.1. Foro in muratura di mattoni pieni sp.58cm 4.16.2. Foro per pluviali in muratura in mattoni pieni sp.60cm 4.16.3. Foro per impianto di estrazione VM 4.16.4. Foro per impianti in solaio in latero cemento tra P.I. E P.T.
4.17 Rimozione e spostamento palo in acciaio zincato sistema di videosorveglianza esterno Assistenze murarie per opere idrosanitarie Assistenze murarie per opere impianto termico Assistenze murarie opere impianto elettrico per le parti sotto traccia Assistenze murarie impianto ascensore Assistenze varie operaio qualificato edile Scavo a sezione obbligata nell'aiuola per interramento linea elettrica compreso fornitura e posa di tubo corrugato ø80 e n°2 pozzetti di ispezione e reinterro INTERVENTI DI CONSERVAZIONE PARAMENTI MURARI(TAV.D05)
PULITURA PRELIMINARE GENERICA SU QUALSIASI SUPERFICENON DECORATA O SCOLPITA (Paramenti murari, intonaci e materialilapidei)Volta ad eliminare elementi infestanti e sedimenti organici difacile asportazione oltre le parti incoerenti irrecuperabili di malte,intonaci e mattoni,mediante l'utilizzo di spazzole di saggina e scopinetti ospatoline metalliche per una delicata raschiatura, compreso l'eventualeutilizzo di bidone aspiratutto.
Compreso e compensato nel prezzo ogni onere e magistero per dare illavoro finito come previsto dai cicli d'intervento in progetto.
Misurazione a superficie trattata. Pulitura completa e generale di paramenti in cotto, compresi gli eventualiconci in pietra naturale nonscolpiti e/o superfici intonacate di limitata estensione.
Il trattamento sarà esteso anche a tutte ad eventuali decorazioni sempliciin cotto esistenti(comici,modanature, aggetti) e sarà completo e comprensivo di:preparazione mediante accurata pulitura con stracci e/o scopetti e/ospazzole di saggina, al fine ditogliere tracce di sporco e residui facilmente asportabili, compresol'eventuale utilizzo di bidoneaspiratutto per la completa rimozione di residui mediante aspirazione,pulitura generale ed accuratamediante spray d'acqua e/o acqua nebulizzata, e bassa pressionesecondo le modalità operative diindicate dal D.L.( in funzione del risultato delle campionature) nei puntiindicati dalla D.L. (dove lo sporco tende a resistere perchéparticolarmente ancorato, . ) sarà necessario aiutare lo spray d'acquamediante intervento manualecon spazzole di saggina, compresa la formazione di adatti circuitiidraulici in tubi di PVC per laalimentazione di un sufficiente numero ugelli nebulizzatori, rubinetti perla regolazione del flusso,tubi terminali flessibili per la regolazione fine della nebbia d'uscita,pompe di adduzione delle acque,puliture localizzate per la eliminazione di quanto persistente anche aseguito delle operazioniprecedenti e/o comunque con queste non eliminabili, quali ad esempio lapresenza di impregnazioniprofonde o croste particolarmente dure, (in conformità alle disposizioni diprogetto e/o della D.L.):micro sabbiatura di precisione impacchi d'argilla, impacchi di polpa dicellulosa, impacco biologicopulitura chimica ragionata, pulizia localizzata per la eliminazione dimacchie di ruggine, macchie di salidi rame, macchie di sostanze organiche secondo i vari cicli specificidescritti nel relativo n. d'ordine.
Compreso e compensato nel prezzo la fornitura d'acqua pura, limpida escevra da sostanze inquinanti,ovvero deionizzata e comunque in conformità alle disposizioni della D.L.,la necessaria attrezzatura per laesecuzione delle operazioni previste, la assistenza muraria e qualunqueattrezzo e/o macchinario, anchespeciale, per la corretta esecuzione dell'operazione nonché la eventualeprotezione delle zone noninteressate alla operazione. Misurazione in proiezione verticale di facciata.
PULITURA LOCALIZZATA PREVISTA per paramenti murari, intonaci emateriali lapidei, per la eliminazione di quanto persistente anche eseguito delle operazioni precedenti e/o comunque con queste noneliminabili,quali ad esempio la presenza di impregnazioni profonde ocroste particolarmente dure, in conformità alle disposizioni di progettoe/o della D.L.:impacchi d'argillaimpacchi di polpa di cellulosaimpacco biologicopulitura chimica ragionatepulizia localizzata per la eliminazione di:macchie di rugginemacchie di sali di ramemacchie di sostanze organichesecondo i vari cicli specifici descritti nel relativo n. d'ordine.
Pulitura localizzata per l'eliminazione di sali con intervento con sprayd'acqua deionizzata per un tempo compreso tra 6 e 12 ore (tempo dadeterminarsi a valori crescenti), intervallo non operativo fino allaavvenuta eliminazione della umidità presente, verifica della eventualeriformazione in superficie di sali solubili (presenza di efflorescenze),inizio di un nuovo ciclo di pulitura per la rimozione dei depositi saliniriscontrati.
I cicli di pulitura e di pausa andranno ripetuti fino alla completaeliminazione delle efflorescenze ovverosecondo il miglior giudizio della D.L.
Questa voce intende riassumere i possibili interventi localizzati al fine distabilire una valutazione media dei possibili interventi che potranno edovranno essere utilizzati, in seguito alle valutazioni del D.L. in funzionedel risultato ottenuto dai precedenti trattamenti.
Compreso e compensato nel prezzo la fornitura di acqua pura, limpida escevra da sostanze inquinanti,ovvero deionizzata e comunque inconformità alle disposizioni della D.L., la necessaria attrezzatura perl'esecuzione delle operazioni previste, la assistenza muraria e qualunqueattrezzo e/o macchinario, anche speciale, per la corretta esecuzionedell'operazione nonché la eventuale protezione delle zone non interessatealla operazione.
Misurazione in proiezione verticale di facciata.
Riparazione e cuci scuci di paramento murario, previa verifica deimattoni pieni che dovranno avere possibilmente le stesse dimensioni,colore e caratteristiche dell'esistente ottenuti da un impasto molle diargilla ed essere idonei alle prove di gelività, oltre ad essere certificatiesenti da efflorescenze ed avere una resistenza caratteristica meccanicaper le murature portanti.L'intervento è previsto per lo strato esterno inavanzato stato di degrado quindi per una testa (sp 12/15 cm) dellamuratura portante , esecuzione a una o due teste, mediante la preventivademolizione delle parti indicate dal progetto ovvero dalla D.L., l'eliminazione dei materiale di risulta, la pulizia ed il lavaggio dellesuperfici messe a nudo, ricostruzione della continuità muraria previo laformazione dei necessari ammorsamenti, con mattoni pieni messi inopera e forza nelle sedi e legati con malta di allettamento in calceidraulica naturale preconfezionata con inerti della stessa granulometria esimile per colore, lucentezza ecc. Compreso e compensato nel prezzoogni onere e magistero per dare il lavoro perfettamente finito e regolad'arte.
Misurazione secondo il minimo parallelepipedo circoscritto (con unminimo di 0,25 mc).
Stuccatura e stilettatura di murature con malta di calceidraulica naturale preconfezionata con inerti fini compreso l' onere dellascarnitura e pulitura delle/dei connessure/giunti marcato e solcata con ferro TRATTAMENTO CONSOLIDANTE CORTICALEtrattamento consolidante corticale e all'occorrenza in penetrazionelocalizzato da selezionare in seguito a campionatura di più prodotti incommercio, a base di esteri di silicio in veicolo alcolico oppure conmiscele di alchil-alcossi-silano e silicato di etile (o altri prodotti compatibili con i materiali della fabbrica, con le raccomandazioniUniNormal e con le prescrizioni della Soprintendenza ai Beni Culturalied Architettonici).
TRATTAMENTO IDROFOBIZZANTEL'appaltatore potrà procedere al trattamento idrofobizzante delle superficiesterne dei manufatti edili solo dopo aver effettuato, dove prescritto daglielaborati di progetto, la loro impregnazione con effetto consolidante. Ilavori andranno eseguiti previa l'accurata pulizia delle superfici.
Prima di dare inizio ai lavori, dovrà eseguire prove applicative susuperfici campione di più materiali in commercio al fine di scegliere ilprodotto idoneo e conforme, determinare la quantità di materialeoccorrente e di verificare, se richiesto dalla Soprintendenza, mediantespecifiche analisi di laboratorio, la validità del trattamento, la profonditàd'impregnazione e la compatibilità fisico-chimica della sostanzaimpregnante con il supporto. Gli impregnanti, salvo diverse prescrizioni,dovranno essere applicati su fondi asciutti.
Per ottenere una profonda ed efficace impregnazione i sistemi più diffusisono:– pennelli: purché‚ la sostanza impregnante venga stesa più volte fino acompleta saturazione del manufatto;– altre tecniche, purché‚ siano in grado di trattenere la sostanzaimpregnante sul supporto per il tempo occorrente a realizzare uncompleto assorbimento ed a condizione che non comportino alcunpericolo per l'integrità del manufatto.
Qualora venissero impiegati sistemi a spruzzo, gli ugelli dovrannoessere tenuti ad una distanza di almeno 10-15 cm in modo da evitare ilricorso a pressioni elevate.
L'appaltatore, infine, durante il periodo estivo dovrà evitarel'impregnazione di superfici soleggiate e durante l'inverno proteggere conteli le superfici esposte alle piogge evitando il trattamento contemperature inferiori a 0 gradi centigradi.
OPERE DA LATTONIERE
Opere varie da lattoniere per la riparazione di lattoneria in rame, conintegrazione e/o sostituzione di singoli elementi (canali, scossaline,converse, cappucci, . ), verifica degli organi di fissaggio, di tenutadei raccordi di falda (colmi, compluvi, displuvi, . ) ricollocazionedella lattoneria smontata con le dovute pendenze, ripresa di saldature,uso di chiodi e rivetti, sigillatura e stuccatura con malta cementizia oneutra di giunto di raccordo alla relativa struttura muraria incluso la realizzazione e posa di ghiere in lamiera forata di rame 10/10.
Misurazione e lunghezza di lattoneria riparata, sistemata.
Fornitura e posa in opera di canali completi di cicogne o tiranti concambrette, di converse a canale ed a muro, di scossaline e di copertine per normali faldali di tetto, in sagome e sviluppicommerciali non inferiori a cm.33, con giunte a sovrapposizione chiodate a doppia fila e saldatura a stagno;escluso il fissaggio di supporti e pezzi speciali, per camini, mansarde, e abbaini, nonchè i fissaggi speciali perconverse di tetto in lamiera di metallo, per quantitativi globali minimi di kg.500; escluso i ponteggi:Lastra di rame spessore mm.8/10 OPERE DA SERRAMENTISTA E VETRAIO
F&p in opera di parete in vetro al P.I.
F&p lastre in vetro stratificato antisfondamento 5+5 P.I.
Rimozione serramenti esistenti in ferro con recupero e riposizionamento nella zona servizi P.I.
Rimozione serramenti esistenti in ferro non recuperali, compreso il carico e il trasporto alle discariche Rimozione serramenti in ferro con recupero della vetrocamera Sostituzione vetrocamera serramenti P.T con vetrocamera recuperate da quelli rimossi Posa di serramenti recuperati nella zona servizi P.I.
F&p di nuovi serramenti apribili da sostituire a quelli esistenti fissi Sostituzione serrature per consentire l'accesso diretto dall'esterno P.T.
F&p di porta Rei 60 dotata di maniglione antipanico F&p di serramenti in alluminio a taglio termico e vetrocamera a raggiungere valori inferiori di 1,5 W/mqK 1,80x2,45h F&p di porta in vetro 0,80x2,40h F&p di porta scorrevole 1,20x2,10h 9.1 Contropareti in cartongesso idrorepellente doppia lastra 9.2 Pannellatura in cartongesso per intercapedine ispezionabile 9.3 Controsoffitto in lastra di cartongesso idrorepellente sp.1,5cm e pannello isolante in EPS sp. 5 cm 9.4 Velette in cartongesso sp,1,5cm 9.5 Realizzazione di fori per faretti incassati nel controsoffitto 9.6 Rasatura delle superfici a gesso 9.7 Preparazione fondo strato isolante 9.8 Tinteggiatura con idropittura al quarzo 9.9 Verniciatura delle parti da impermeabilizzare con smalto all'acqua 10.1 Impianto piattaforma elevatrice 10.2 Adeguamento impianto idrosanitario, si fa riferimento agli elaborati di progetto di adeguamento impianto idrosanitario dell' Ing.L.Nicolini 10.3 Impianto di ventilazione meccanica, si fa riferimento agli elaborati di progetto dell'impianto di ventilazione meccanica dell' Ing.L.Nicolini 10.4 Adeguamento impianto termico, si fa riferimento agli elaborati di progetto di adeguamento impianto termico dell' Ing.L.Nicolini 10.5 Impianto elettrico da eseguire a vista, si fa riferimento agli elaborati di progetto di adeguamento impianto elettrico alla normativa vigente del P.I. B.Coldani 10.6 Impianto elettrico da eseguire sotto traccia, si fa riferimento agli elaborati di progetto di adeguamento impianto elettrico alla normativa vigente del P.I. B.Coldani 10.7 Modifiche e revisione impianto elettrico preesistente, si fa riferimento agli elaborati di progetto di adeguamento impianto elettrico alla normativa vigente del P.I. B.Coldani 10.8 F&p complementi di arredo nuova zona servizi ARREDI E ATTREZZATURE
Fornitura arredi e attrezzature per nuovo info point /reception con mobile libreria L2,50xP0,30xH2,40; mobile basso L1,60xP0,40xH0,72;banco angolare front office Fornitura arredi e attrezzature zona scaldavivande con top L150xP60; lavandino, piastra elettrica, forno microonde, modulo con anta, un modulo con tre cassetti, un frigorifero basso L45 e un foglio laminato tipo alluminio millepunti H60 Art. 2 – Collocamento in opera – Norme generali
La posa in opera di qualsiasi materiale, apparecchio o manufatto, consisterà in genere nel suo prelevamento dal luogo di deposito, nel suo trasporto in sito (intendendosi con ciò tanto il trasporto in piano o in pendenza, che il sollevamento in alto o la discesa in basso, il tutto eseguito con qualsiasi sussidio o mezzo meccanico, opera provvisionale, ecc.), nonché nel collocamento nel luogo esatto di destinazione, a qualunque altezza o profondità ed in qualsiasi posizione, ed in tutte le opere conseguenti (tagli di strutture, fissaggio, adattamento, stuccature e riduzioni in pristino). L'appaltatore ha l'obbligo di eseguire il collocamento di qualsiasi opera od apparecchio che gli venga ordinato dalla D.L., anche se forniti da altre ditte. Il collocamento in opera dovrà eseguirsi con tutte le cure e le cautele del caso; il materiale o manufatto dovrà essere convenientemente protetto, se necessario, anche collocato, essendo l'appaltatore unico responsabile dei danni di qualsiasi genere che potessero essere arrecati alle cose poste in opera, anche dal solo traffico degli operai durante e dopo l'esecuzione dei lavori, sino al termine e consegna, anche se il particolare collocamento in opera si svolge sotto la sorveglianza o assistenza del personale di altre ditte, fornitrici del materiale o del manufatto.
Art. 3 – Collocamento di manufatti in legno
I manufatti in legno come protezione di infissi, di finestre, porte, vetrate, ecc., saranno collocati in opera fissandoli alle strutture di sostegno, mediante, a seconda dei casi, grappe di ferro, ovvero viti assicurate a tasselli di legno o da controtelai debitamente murati. Tanto durante la loro giacenza in cantiere, quanto durante il loro trasporto, sollevamento e collocamento in sito, l'appaltatore dovrà curare che non abbiano a subire alcun guasto o lordura, proteggendoli convenientemente da urti, da schizzi di calce, tinta o vernice, ecc., con stuoie, coperture, paraspigoli di fortuna, ecc. Nel caso di infissi qualsiasi muniti di controtelaio, l'appaltatore sarà tenuto ad eseguire il collocamento in opera anticipato, a murature rustiche, a richiesta della D.L. Nell'esecuzione della posa in opera le grappe dovranno essere murate a calce o cemento, se ricadenti entro strutture murarie; fissate con piombo fuso e battuto a mazzuolo, se ricadenti entro pietre, marmi, ecc. Sarà carico dell'appaltatore ogni opera accessoria occorrente per permettere il libero e perfetto movimento dell'infisso posto in opera (come scalpellamenti di piattabande, ecc.) ed ogni riparazione conseguente (ripristini, stuccature intorno ai telai, ecc.), come pure la verifica che gli infissi abbiano assunto l'esatta posizione richiesta, nonché l'eliminazione di qualsiasi imperfezione che venisse riscontrata anche a seguito, sino al momento del collaudo. Art. 4 – Collocamento di manufatti in ferro
I manufatti in ferro, quali ripristini di infissi, di porte, finestre, vetrate, ecc., saranno collocati in opera con gli stessi accorgimenti e cure, per quanto applicabili, prescritti dall'articolo precedente per le opere in legno. Nel caso di infissi di qualsiasi tipo muniti di controtelaio, l'appaltatore avrà l'obbligo, a richiesta della D.L., di eseguirne il collocamento in opera anticipato, a murature rustiche. Il montaggio in sito e collocamento di grossa carpenteria dovrà essere eseguito da operai specialisti in numero sufficiente affinché il lavoro proceda con la dovuta celerità. Il montaggio dovrà essere fatto con la massima esattezza, ritoccando opportunamente quegli elementi che non fossero a perfetto contatto reciproco e tenendo opportuno conto degli effetti delle variazioni termiche. Dovrà tenersi presente infine che i materiali componenti le opere di grossa carpenteria, ecc., debbono essere tutti completamente recuperabili, senza guasti né perdite. Art. 5 – Collocamento di manufatti in marmo e pietre
Tanto nel caso in cui la fornitura dei manufatti gli sia affidata direttamente, quanto nel caso in cui venga incaricato della sola posa in opera, l'appaltatore dovrà avere la massima cura per evitare, durante le varie operazioni discarico, trasporto e collocamento in sito e sino a collaudo, rotture, scheggiature, graffi, danni alle lucidature, ecc. Egli pertanto dovrà provvedere a sue spese alle opportune protezioni, con materiale idoneo, gli spigoli, cornici, colonne, scalini, pavimenti, ecc. restando egli obbligato a riparare a sue spese ogni danno riscontrato. Come a risarcirne il lavoro quando, a giudizio insindacabile della D.L., la riparazione non fosse possibile. Per ancorare i diversi pezzi di marmo o pietra, si adopereranno grappe, perni e staffe, in ferro zincato o stagnato, od anche in ottone o rame, di tipo e dimensione adatte allo scopo ed agli sforzi cui saranno assoggettati, e di gradimento della D.L. Tali ancoraggi saranno fissati saldamente ai marmi o pietre entro apposite incassature di forma adatta, preferibilmente a mezzo di piombo fuso e battuto a mazzuolo, e murati nelle manifatture di sostegno con malta cementizia. I vuoti che risulteranno tra i rivestimenti in pietra o marmo e le retrostanti murature dovranno essere diligentemente riempiti con malta idraulica fina o mezzana, sufficientemente fluida e debitamente scagliata, di modo che non rimangano vuoti di alcuna entità. La stessa malta sarà impiegata per l'allettamento delle lastre in piano dei pavimenti, ecc. È vietato l'impiego di agglomerante cementizio a rapida presa, tanto per la posa che per il fissaggio provvisorio dei pezzi, come pure è vietato l'impiego della malta cementizia per l'allettamento dei marmi. L'appaltatore dovrà usare speciali cure ed opportuni accorgimenti per il fissaggio o il sostegno di stipiti, architravi, rivestimenti, ecc., in cui i pezzi risultino sospesi a strutture in genere ed a quelle in cemento armato in specie: in tale caso si potrà richiedere che le pietre o marmi siano collocati in opera prima del getto, ed incorporati con opportuni mezzi alla massa della muratura o del conglomerato, il tutto seguendo le speciali norme che saranno all'uopo impartite dalla D.L. e senza che l'appaltatore abbia diritto a pretendere compensi speciali. Tutti i manufatti, di qualsiasi genere, dovranno risultare collocati in sito nell'esatta posizione prestabilita dai disegni o dalla D.L.; le connessure dei collegamenti eseguiti a perfetto combaciamento secondo le migliori regole d'arte dovranno essere stuccati con cemento bianco o colorato, a seconda dei casi, in modo da risultare il meno appariscenti che sia possibile e si dovrà curare di togliere ogni zeppa o cuneo di legno al termine della posa in opera. I piani superiori delle pietre o marmi posti all'esterno dovranno avere le opportune pendenze per convogliare le acque piovane, secondo le indicazioni che darà la D.L. Sarà in caso a carico dell'appaltatore, anche quando esso avesse l'incarico della sola posa in opera, il ridurre e modificare le murature ed ossature ed eseguire i necessari scalpellamenti e incamerazioni, in modo da consentire la perfetta posa in opera dei marmi e pietre di qualsiasi genere. Nel caso di rivestimenti esterni potrà essere richiesto che la posa in opera delle pietre o marmi segua immediatamente il progredire delle murature, ovvero che venga eseguita in un tempo successivo, senza che l'appaltatore possa accampare pretese di compensi speciali oltre a quelli previsti dalla tariffa. Art. 6 – Collocamento di manufatti vari, di apparecchi e materiali forniti dall'amministrazione appaltante
Qualsiasi apparecchio, materiale o manufatto fornito dall'amministrazione appaltante sarà consegnato alle stazioni ferroviarie o in magazzini, secondo le istruzioni che l'appaltatore riceverà tempestivamente. Pertanto egli dovrà provvedere al loro trasporto in cantiere, all'ordinato immagazzinamento ed alla custodia, e successivamente alla loro posa in opera, a seconda delle istruzioni che si riceverà, eseguendo le opere murarie di adattamento e ripristino che si renderanno necessarie. Per il collocamento in opera dovranno seguirsi inoltre tutte le norme indicate per ciascun opera dei precedenti articoli del presente capitolato, restando sempre l'appaltatore responsabile della buona conservazione del materiale consegnatogli, prima e dopo del suo collocamento in opera. Art. 7 – Lavori diversi non specificati nei precedenti articoli
Per tutti gli articoli previsti nei prezzi dell'elenco ma non specificati e descritti nei precedenti articoli, che si rendessero necessari, si distingueranno le seguenti norme: tutti i materiali e le lavorazioni previste dovranno essere conformi alle raccomandazioni UNI normal ed alle prescrizioni della Soprintendenza competente per territorio ed agli ordini di servizio impartiti dalla D.L. Art. 8 – Lavori eventuali non previsti
Per la esecuzione di categorie di lavoro non previste e per le quali non siano stati convenuti i relativi prezzi, si procederà a concordare dei nuovi prezzi assumendoli dal prezzario ufficiale vigente al momento della gara. Qualora i lavori da eseguire non fossero contemplati dal prezzario si ricorrerà a nuove analisi secondo quanto disposto dall'art. 136 del regolamento generale.
Art. 9 – Ordine da tenersi nella conduzione dei lavori
In genere l'appaltatore avrà la facoltà di sviluppare i lavori nel modo che crederà più conveniente per darli perfettamente compiuti nel termine contrattuale, purché esso, a giudizio della D.L., non riesca pregiudizievole alla buona riuscita delle opere ed agli interessi dell'amministrazione. L'amministrazione si riserva in ogni modo il diritto di ordinare l'esecuzione di un determinato lavoro entro un prestabilito termine di tempo e di disporre l'ordine di esecuzione dei lavori nel modo che riterrà più conveniente, specialmente in relazione alle esigenze dipendenti dall'esecuzione di opere e dalla consegna delle forniture escluse dall'appalto, senza che l'appaltatore possa rifiutarsi o farne oggetto di richiesta di speciali compensi. In ogni caso, nel corso dei lavori, l'appaltatore dovrà tener conto delle priorità tecnico/scientifiche stabilite dalla D.L. o dagli organi preposti alla tutela del bene in oggetto. Art. 10 – Elenco degli addetti da utilizzare per opere specialistiche
Vista la particolarità dell'appalto di opere specialistiche da eseguire su manufatti di particolare interesse storico, l'appaltatore dovrà fornire, dietro richiesta dell'Ente appaltante, l'elenco completo dei prestatori d'opera, dei tecnici e dei consulenti che intenderà impiegare per l'esecuzione dei lavori. In tale elenco dovranno essere documentate le specifiche competenze professionali degli addetti. La consegna dei lavori verrà subordinata all'accettazione di tale elenco da parte dell'Ente appaltante e degli organi preposti alla tutela del bene in oggetto. L'appaltatore, nel corso dei lavori, potrà variare gli addetti solo dietro specifica autorizzazione dell'Ente appaltante. Per tali addetti, infine, vale quanto richiamato all'art. 8 in relazione al miglioramento della sicurezza e delle salute dei lavoratori disposto dal D.L. 19 settembre 1994 n. 626 ed al D.L. 14 agosto 1996 n. 494.
Art. 11 – Aggiunte al capitolato speciale – Piano di qualità
Al presente capitolato vengono aggiunte le seguenti clausole. Esse prevalgono su quelle di cui agli articoli precedenti qualora
siano con esse incompatibili anche nel caso che queste ultime non siano state cancellate (art. 1342 c.c.). L'appaltatore, nel
redigere il piano di qualità potrà avvalersi delle indicazioni della norma: UNI ISO 10005:1996 – 30/09/1996 – Gestione per la
qualità. Guida per i piani della qualità. Versione in lingua italiana della norma internazionale ISO 10005.
(In presenza di interventi complessi, ed ai sensi dell'art. 2 del regolamento generale si deve aggiungere in questo spazio la
richiesta dell'amministrazione dell'obbligo per l'appaltatore di redigere un Piano di Qualità di costruzione e di istallazione per gli
interventi complessi come disposto dall'art. 45 del regolamento generale. Sarà anche precisata la suddivisione delle lavorazioni
nelle tre classi di importanza: critica, importante e comune.)
Qualità e provenienza dei materiali
Art. 12 – Materiali in genere
I materiali occorrenti per la realizzazione dei lavori saranno prodotti nella località che l'appaltatore riterrà di sua convenienza purché, ad insindacabile giudizio della direzione dei lavori (in seguito nominata D.L.) e degli organi di controllo preposti alla tutela del patrimonio artistico e monumentale, siano riconosciuti nella migliore qualità ed il più possibile compatibili con i materiali preesistenti in modo da non interferire negativamente con le proprietà fisiche, chimiche e meccaniche dei manufatti da risanare.
L'appaltatore sarà obbligato, in qualsiasi momento, ad eseguire o a fare compiere, presso gli stabilimenti di produzione o laboratori ed istituti autorizzati, tutte le prove prescritte dal presente capitolato e/o stabilite dalla D.L. sui materiali impiegati o da impiegarsi (sia che questi siano preconfezionati o formati nel corso dei lavori o preesistenti) ed, in genere, su tutte le forniture previste dall'appalto. In ogni caso si dovrà controllare l'efficacia e l'innocuità dei metodi d'intervento mediante analisi di laboratorio da effettuare secondo i dettami delle "raccomandazioni NORMAL" pubblicate dalle commissioni istituite e recepite dal Ministero per i Beni Culturali col decreto n. 2093 del 11-11-82. Il prelievo dei campioni, da eseguire secondo le modalità prescritte dalle "raccomandazioni NORMAL", sarà effettuato in contraddittorio con l'appaltatore e sarà appositamente verbalizzato.
I materiali non accettati dalla D.L., in quanto a suo insindacabile giudizio non riconosciuti idonei, dovranno essere rimossi immediatamente dal cantiere, a cura ed a spese dell'appaltatore, e sostituiti con altri rispondenti ai requisiti richiesti. L'appaltatore resta comunque responsabile per quanto concerne la qualità dei materiali forniti. Infatti, questi ultimi, anche se ritenuti idonei dalla D.L., dovranno essere accettati dall'amministrazione in sede di collaudo finale. Art. 13 – Norme di riferimento
I materiali da impiegare nella realizzazione delle opere dovranno rispondere alle prescrizioni contrattuali ed in particolare alle indicazioni del progetto esecutivo; devono possedere le caratteristiche stabilite dalle leggi e dai regolamenti e dalle norme UNI vigenti in materia, anche se non espressamente richiamate nel presente capitolato speciale d'appalto. In assenza di nuove ed aggiornate norme, il direttore dei lavori potrà riferirsi alle norme ritirate o sostitutive. Salvo diversa indicazione, i materiali e le forniture proverranno da quelle località che l'appaltatore riterrà di sua convenienza, purché, ad insindacabile giudizio della direzione lavori, ne sia riconosciuta l'idoneità e la rispondenza ai requisiti prescritti dagli accordi contrattuali.
Art. 14 – Modalità di prova, controllo e collaudo
L'appaltatore è obbligato a prestarsi, in qualsiasi momento, ad eseguire od a far eseguire presso il laboratorio di cantiere, presso gli stabilimenti di produzione o presso gli Istituti autorizzati, tutte le prove scritte dal presente capitolato speciale d'appalto o dalla direzione dei lavori, sui materiali impiegati o da impiegarsi, nonché sui manufatti realizzati in opera e sulle forniture in generale. Il prelievo dei campioni, da eseguire secondo le norme regolamentari e conformemente a quanto prescritto sia dalle Raccomandazioni Normal che dalle norme UNI vigenti, anche nel caso che le modalità di prova, controllo e collaudo non siano specificamente richiamate nel presente capitolato. Il prelievo verrà effettuato in contraddittorio con l'impresa sulla base della redazione del verbale di prelievo (come previsto dal capitolo precedente, dal contratto d'appalto e dal Q.T.E., saranno rimborsati i soli ed eventuali costi documentati delle analisi di laboratorio).
Art. 15 – Materiali naturali e di cava
Acqua – Oltre ad essere dolce e limpida, dovrà, anche avere, un pH neutro ed una durezza non superiore al 2%. In ogni caso non dovrà presentare tracce di sali (in particolare solfati di magnesio o di calcio, cloruri, nitrati in concentrazione superiore allo 0,5%), di sostanze chimiche attive o di inquinanti organici o inorganici.
Tutte le acque naturali limpide (con la sola esclusione dell'acqua di mare) potranno essere usate per le lavorazioni. Le acque, invece, che provengono dagli scarichi industriali o civili, in quanto contengono sostanze (zuccheri, oli grassi, acidi, basi) capaci d'influenzare negativamente la durabilità dei lavori, dovranno essere vietate per qualsiasi tipo di utilizzo.
Per quanto riguarda le acque torbide, le sostanze in sospensione non dovranno superare il limite di 2 gr/lt.
Acqua per lavori di pulitura – Oltre ad essere dolce e limpida ed avere, un pH neutro e la durezza non superiore al 2%, dovrà essere preventivamente trattata con appositi apparecchi deionizzatori dotati di filtri a base di resine scambiatrici di ioni aventi le specifiche richieste dalle Raccomandazioni Normal relativamente allo specifico utilizzo.
Sabbia – La sabbia naturale o artificiale da miscelare alle malte (minerali o sintetiche) sia essa silicea, quarzosa, granitica o
calcarea, dovrà essere priva non solo delle sostanze inquinanti ma dovrà possedere anche una granulometria omogenea (setaccio
2 UNI 2332) e provenire da rocce con resistenze meccaniche adeguate allo specifico uso. La sabbia, all'occorrenza, dovrà essere
lavata al fine di eliminare qualsiasi sostanza inquinante e nociva.
Sabbia per murature ed intonaci – Dovrà essere costituita da grani di dimensioni tali da passare attraverso un setaccio con maglie
circolari dal diametro di mm 2 per murature in genere e dal diametro di mm 1 per intonaci e murature di paramento o in pietra da
taglio (setaccio 2-1 UNI 2332).
Sabbie per conglomerati – Dovranno corrispondere a requisiti del D.M. 03.06.1968, all. 1 punto 2 e al D.M. 27.07.1985. I grani
dovranno avere uno spessore compreso tra 0, 1 e 5 mm (UNI 2332 ed essere adeguati alla destinazione del getto ed alle
condizioni di posa in opera (UNI 85230).
Per il confezionamento di calcestruzzi e di malte potranno essere usati sia materiali lapidei con massa volumica compresa fra i
valori di 2.100 e 2.990 kg/mc sia aggregati leggeri aventi massa volumica inferiore a 1.700 kg/mc. Sarà assolutamente vietato
l'uso di sabbie marine.
Sabbie, inerti e cariche per resine – Dovranno possedere i requisiti richiesti dai produttori di resine o dalla D.L.; la granulometria
dovrà essere adeguata alla destinazione e al tipo di lavorazione. Sarà assolutamente vietato l'utilizzo di sabbie marine o di cava
che presentino apprezzabili tracce di sostanze chimiche attive. I rinforzanti da impiegare per la formazione di betoncini di resina
dovranno avere un tasso di umidità in peso non superiore allo 0 09% ed un contenuto nullo d'impurità o di sostanze inquinanti; in
particolare, salvo diverse istruzioni impartite dalla D.L., le miscele secche di sabbie silicee o di quarzo dovranno essere costituite
da granuli puri del diametro di circa 0,10-0,30 mm per un 25%, di 0,50-1,00 mm per un 30% e di 1,00-2,00 mm per il restante
45%.
Polveri – (silice ventilata, silice micronizzata) dovranno possedere grani del diametro di circa 50-80 micron e saranno aggiunte,
ove prescritto alla miscela secca di sabbie in un quantitativo di circa il 10-15% in peso. In alcune applicazioni potranno essere
usate fibre di vetro sia del tipo tessuto che non tessuto, fibre di amianto e fiocchi di nylon. In particolare la D.L. e gli organi
preposti dovranno stabilire le caratteristiche tecniche dei rinforzanti, dei riempitivi, degli addensanti e di tutti gli altri agenti
modificatori per resine in base all'impiego ed alla destinazione.
Ghiaia e pietrisco – Le ghiaie, prodotte dalla frantumazione naturale delle rocce o di materiali analoghi ottenuti per
frantumazione artificiale di ciotoli o blocchi di roccia, dovranno avere i seguenti requisiti:
– buona resistenza alla compressione
– bassa porosità in modo che sia assicurato un basso coefficiente di imbibizione
– assenza dei composti idrosolubili (es. gesso)
– assenza di sostanze polverose, argillose o di terreno organico in quanto tali materiali impediscono agli impasti di calce e
cemento di aderire alla superficie degli aggregati inerti.
Per il controllo granulometrico sarà obbligo dell'appaltatore approvvigionare emettere a disposizione della D.L. i crivelli UNI
2334.
Pomice, argilla espansa ed altri inerti leggeri – Dovranno possedere la granulometria prescritta dagli elaborati di progetto, essere
asciutti ed esenti da alterazioni, polveri, sostanze organiche e materiali estranei (UNI SPERIMENTALE 7549-1:1976 –
01/06/1976
– Aggregati leggeri. Definizione, classificazione e pezzatura). Se utilizzati per miscele strutturali dovranno possedere
resistenza meccanica intorno ai valori di 15 N/mmq.
MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
UNI SPERIMENTALE 7549-10:1976 – 01/06/1976 Aggregati leggeri. Determinazione della resistenza al gelo.
UNI SPERIMENTALE 7549-11:1976 – 01/06/1976 Aggregati leggeri. Determinazione della stabilità al trattamento a
vapore
.
UNI SPERIMENTALE 7549-12:1976 – 01/06/1976 Aggregati leggeri. Valutazione delle proprietà mediante prove su
calcestruzzo convenzionale.
UNI SPERIMENTALE 7549-3:1976 – 01/06/1976 Aggregati leggeri. Analisi granulometrica.
UNI SPERIMENTALE 7549-4:1976 – 01/06/1976Aggregati leggeri. Determinazione della massa volumica del materiale in
mucchio.
UNI SPERIMENTALE 7549-5:1976 – 01/06/1976Aggregati leggeri. Determinazione della massa volumica media del
granulo.
UNI SPERIMENTALE 7549-6:1976 – 01/06/1976Aggregati leggeri. Determinazione del coefficiente di imbibizione.
UNI SPERIMENTALE 7549-7:1976 – 01/06/1976Aggregati leggeri. Determinazione della resistenza dei granuli allo
schiacciamento.
UNI SPERIMENTALE 7549-8:1976 – 01/06/1976 Aggregati leggeri. Determinazione del potere macchiante.
UNI SPERIMENTALE 7549-9:1976 – 01/06/1976Aggregati leggeri. Determinazione della perdita al fuoco.
Pietre naturali e marmi – Le pietre naturali da impiegare per la muratura o per qualsiasi altro lavoro dovranno essere di grana compatta ed esenti da piani di sfaldamento, screpolature, venature ed inclusioni di sostanze estranee; inoltre, dovranno avere dimensioni adatte al particolare tipo di impiego, offrire una resistenza proporzionata all'entità delle sollecitazioni cui dovranno essere sottoposte e possedere un'efficace capacità di adesione alle malte. Il carico di sicurezza a compressione non dovrà mai superare il 20% del rispettivo carico di rottura. Saranno escluse, salvo specifiche prescrizioni, le pietre gessose ed in generale tutte quelle che potrebbero subire alterazioni per l'azione degli agenti atmosferici o dell'acqua corrente.
La materia riguardante le pietre naturali è disciplinata dal R.D. del 16.11.1939 n. 2232 (G.U. n. 92/1940).
Pietre da taglio – Oltre a possedere i requisiti delle pietre naturali, dovranno essere sonore alla percussione, prive di fenditure e litoclasi e possedere una perfetta lavorabilità.
Per le opere a "faccia a vista" sarà vietato l'impiego di materiali con venature disomogenee o, in genere, di brecce. Inoltre dovranno avere buona resistenza a compressione, resistenza a flessione, tenacità (resistenza agli urti), capacità di resistenza agli agenti atmosferici e alle sostanze inquinanti, lavorabilità (attitudine ad essere trasformate in blocchi squadrati, in lastre, colonne, capitelli, cornici) e lucidabilità.
Lastre per tetti, per cornicioni e simili – Saranno preferibilmente costituite da rocce impermeabili (poco porose), durevoli ed inattaccabili al gelo, che si possano facilmente trasformare in lastre sottili (scisti, lavagne).
MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
UNI 9724-2:1990 – 31/07/1990 Materiali lapidei. Determinazione della massa volumica apparente e del coefficiente di
imbibizione.
UNI 9724-4:1990 – 31/07/1990Materiali lapidei. Confezionamento sezioni sottili e lucide.
UNI 9724-6:1990 – 31/10/1990Materiali lapidei. Determinazione della microdurezza Knoop.
UNI 9724-8:1992 – 31/01/1992Materiali lapidei. Determinazione del modulo elastico semplice (monoassiale).
Art. 16 – Calci, pozzolane, leganti idraulici, leganti idraulici speciali
e leganti sintetici. Modalità di fornitura e di conservazione
Nel presente appalto è previsto e consigliato l'utilizzo di malte preconfezionate, sarà comunque facoltà dell'appaltatore proporre l'utilizzo di malte confezionate in loco, documentando il livello tecnico del proprio personale e delle attrezzature a disposizione, oltre a fornire tutte le certificazioni richieste e ad effettuare a suo completo carico le prove di laboratorio su campionature eseguite alla presenza del Direttore dei Lavori, il quale in seguito ad accurate valutazioni dovrà dare il proprio nulla osta senza il quale non si potrà procedere. L'approvvigionamento dei leganti potrà essere effettuato sia ricorrendo al prodotto sfuso che a quello confezionato in sacchi sigillati su cui dovranno essere chiaramente indicati il peso, la qualità del legante, lo stabilimento di produzione, la quantità di acqua occorrente per il confezionamento di una malta normale e le resistenze minime a trazione ed a compressione dopo 28 gg. di stagionatura dei provini. L'introduzione in cantiere di ogni partita di legante sfuso dovrà essere annotata sul giornale dei lavori; la conservazione dei leganti dovrà essere effettuata in locali asciutti e su tavolati in legname approntati a cura dell'appaltatore; lo stoccaggio sarà, preferibilmente, effettuato in adeguati "silos".
Leganti tradizionali
Calci aeree – Le calci, ottenute dalla cottura di calcare, dovranno possedere caratteristiche d'impiego richieste dal R.D. n. 2231
del 1939 (G.U. 18.04.1940) che prende in considerazione i seguenti tipi di calce (UNI 10319:1994 – 28/02/1994 – Calci aeree.
Terminologia):
– calce grassa in zolle, cioè calce viva in pezzi, con contenuto di ossidi di calcio e magnesio non inferiore al 94% e resa in
grassello non inferiore al 2,5%; – calce magra in zolle o calce viva contenente meno del 94% di ossidi di calcio e magnesio e con resa in grassello non inferiore – calce idrata in polvere ottenuta dallo spegnimento della calce viva, si distingue: in fiore di calce quando il contenuto minimo degli idrossidi di calcio magnesio non è inferiore al 91%; calce idrata da costruzione quando il contenuto minimo degli idrossidi non è inferiore all'82%. In entrambi i tipi di calce idrata il contenuto massimo di carbonati e d'impurità non dovrà superare il 6% e l'umidità il 3%.
Per quanto riguarda la finezza dei granuli, la setacciatura dovrà essere praticata con vagli aventi fori di 0,18 mm e la parte trattenuta dal setaccio non dovrà superare l'1% nel caso del fiore di calce ed il 2% nella calce idrata da costruzione; se, invece, si utilizza un setaccio da 0,09 mm la parte trattenuta non dovrà essere superiore al 5% per il fiore di calce e del 15% per la calce idrata da costruzione. Quest'ultima dovrà essere confezionata con idonei imballaggi e conservata in locali ben asciutti. Nelle confezioni dovranno essere ben visibili le indicazioni del produttore, il peso del prodotto e la specifica se trattasi di fiore di calce o di calce idrata da costruzione.
Leganti idraulici– Le calci idrauliche dovranno possedere le caratteristiche d'impiego stabilite dalla legge n. 595 del 26 maggio 1965 e del D.M. del 31 agosto 1972; invece, le norme relative all'accettazione e le modalità d'esecuzione delle prove d'idoneità e collaudo saranno regolate dal successivo D.M. del 3 giugno 1968 e dal D.M. 20.11.1984. Pozzolane – Per quanto concerne le norme per l'accettazione delle pozzolane e dei materiali a comportamento pozzolanico si farà
riferimento al R.D. 16.11.1939, n. 2230.
Leganti idraulici speciali
Cementi a presa rapida – Dovranno rispondere alle soprindicate norme sui cementi ed essere conservati al riparo dell'umidità; le
modalità di posa in opera dovranno rispettare scrupolosamente le prescrizioni del produttore e gli sfridi, a presa avvenuta, essere
portati a rifiuto.
Cementi privi di ritiro – Costituiti da cemento Portland, agenti espansivi (solfo-alluminati di calcio) ed agenti stabilizzanti
avranno le seguenti caratteristiche:
– assenza di ritiro sia in fase plastica che in fase d'indurimento (UNI 6555–73)
– consistenza (slump) compresa fra i valori di 14-20 cm
– assenza di acqua essudata (bleeding) UNI 7122
– buona lavorabilità e lungo mantenimento della stessa (UNI 7123/72)
– ottima capacità di adesione su diversi tipi di supporti (UNI 10020/72)
– resistenze meccaniche adeguate alla specifica applicazione (UNI 6132/72, 6235/72, 6556).
Verranno impiegati miscelandoli con l'esatto quantitativo d'acqua consigliato dal produttore e gli sfridi, una volta rappresi,
dovranno essere trasportati a rifiuto.
L'appaltatore dovrà prestare particolare attenzione alla loro stagionatura umida ricorrendo alle modalità consigliate dal
produttore.
Leganti sintetici
Resine – Le resine sono sostanze vetrose ed amorfe di tipo solido/liquido, prive di un punto di fusione netto che subiscono,
tramite somministrazione di calore, una graduale diminuzione della loro viscosità. A base di polimeri organici in cui un gran
numero di atomi sono uniti mediante legami chimici primari, vengono classificate relativamente al loro comportamento in termoplastiche e termoindurenti.
L'utilizzo di detti materiali, la provenienza, la preparazione, il peso dei singoli componenti e le modalità d'applicazione saranno concordati con la D.L. dietro la sorveglianza e l'autorizzazione degli argani preposti alla tutela del bene in oggetto.
In presenza di manufatti di particolare valore storico/artistico sarà vietato, salvo specifica disposizione degli elaborati di progetto, in assenza di analisi di laboratorio, di prove applicative o di specifiche garanzie da parte della ditta produttrice sull'effettiva irreversibilità dell'indurimento ed in mancanza di una comprovata compatibilità chimica, fisica e meccanica con i materiali edili preesistenti, utilizzare prodotti di sintesi chimica. Le caratteristiche dei suddetti prodotti saranno conformi alle norme UNICHIM, mentre le analisi di laboratorio relative alle indagini preliminari per la scelta dei materiali saranno quelle stabilite dalle raccomandazioni NORMAL. In particolare le caratteristiche qualitative dei legami organici in base al loro impiego saranno le seguenti:– perfetta adesione ai comuni materiali da costruzione ottenuta mediante la formazione di un sufficiente numero di gruppi polari capaci di stabilire legami fisici d'affinità con i costituenti sia minerali che organici dei materiali trattati; – buona stabilità alla depolimerizzazione ed all'invecchiamento;
– elevata resistenza all'attacco chimico operato da acque, sostanze alcaline o da altri tipi di aggressivi chimici;
– limitatissimo ritiro in fase d'indurimento.
Resine epossidiche – Derivate dalla condensazione del bisfenolo A con epicloridrina, potranno essere del tipo solido o liquido. In
combinazione con appositi indurenti amminici che ne caratterizzano il comportamento, potranno essere utilizzate anche miscele
con cariche minerali, riempitivi, solventi ed addensanti, solo dietro approvazione del D.L., per lavori in cui sarà necessario
sfruttare le loro elevatissime capacità adesive. Saranno vietati tutti i trattamenti superficiali che potrebbero sostanzialmente
modificare l'originario effetto cromatico dei manufatti (UNI 7097-72). Le caratteristiche meccaniche, le modalità applicative e
gli accorgimenti antinfortunistici sono regolati dalle norme UNICHIM Le caratteristiche richieste in relazione allo specifico
utilizzo (+20C) sono le seguenti:
1) Formulati per impregnazione:Punto d'infiammabilità viscosità (a + b) mPa.s pot life (minuti) resistenza a trazione (MPa) resistenza a flessione (MPa) resistenza a compressione (MPa) modulo elastico a fless. (MPa) 2) Formulati per iniezione:2a) per lesioni inferiori a mm 1,5:Punto d'infiammabilità viscosità (a + b) mPa.s pot life (minuti) resistenza a trazione (MPa) resistenza a flessione (MPa) resistenza a compressione (MPa) modulo elastico a fless. (MPa) 2b) per lesioni superiori a mm 1,5: Punto d'infiammabilità viscosità (a + b) mPa.s pot life (minuti) resistenza a trazione (MPa) resistenza a flessione (MPa) resistenza a compressione (MPa) 7 modulo elastico a fless. (MPa) 3) Formulati per betoncini:Punto d'infiammabilità viscosità (a + b) mPa.s pot life (minuti) resistenza a trazione (MPa) resistenza a flessione (MPa) resistenza a compressione (MPa) modulo elastico a fless. (MPa) 4) Formulati per restauro strutture (cls):Punto d'infiammabilità viscosità (a + b) mPa.s pot life (minuti) resistenza a trazione (MPa) resistenza a flessione (MPa) resistenza a compressione (MPa) modulo elastico a fless. (MPa) 7 5) Formulati per incollaggi strutturali:Punto d'infiammabilità viscosità (a + b) mPa.s pot life (minuti) resistenza a trazione (MPa) resistenza a flessione (MPa) resistenza a compressione (MPa) modulo elastico a fless. (MPa) MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
UNI 8701-11:1986 – 31/10/1986 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione del numero di ossidrile.
UNI 8701-12:1985 – 31/01/1985 Resine epossidiche. Metodo di prova. Determinazione del cloro inorganico.
UNI 8701-14:1986 – 31/10/1986 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione del numero amminico negli induritori
per resine epossidiche.
UNI 8701-15:1986 – 31/10/1986Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione del contenuto di anidride e di acido
negli induritori per resine epossidiche.
UNI 8701-1:1986 – 31/10/1986Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione della viscosità mediante il viscosimetro
di Holde– Ubbelohde.
UNI 8701-2:1986 – 31/10/1986Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione della viscosità mediante il viscosimetro
di Hoppler.
UNI 8701-3:1986 – 31/10/1986 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione della viscosità mediante viscosimetri
rotazionali.
UNI 8701-4:1986 – 31/10/1986 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione del punto di rammollimento mediante il
metodo di Durrans.
UNI 8701-5:1986 – 31/10/1986 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione del residuo secco di soluzioni di resine
epossidiche.
UNI 8701-6:1985 – 31/01/1985 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione della curva di esotermia e della
temperatura massima raggiunta nell'indurimento di sistemi epossidici in condizioni pseudoadiabatiche.
UNI 8701-7:1985 – 31/01/1985 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione del tempo di gelo di sistemi epossidici
indurenti a caldo
.
UNI 8701-8:1985 – 31/01/1985 Resine epossidiche. Metodi di prova. Determinazione del tempo di gelo di sistemi epossidici
indurenti a temperatura ambiente.

Resine poliesteri – Derivate dalla reazione di policondensazione dei glicoli con gli acidi polibasici e le loro anidridi, potranno essere usate sia come semplici polimeri liquidi sia in combinazione con fibre di vetro, di cotone o sintetiche o con calcari, gesso, cementi e sabbie. Anche per le resine poliesteri valgono le stesse precauzioni, divieti e modalità d'uso enunciati a proposito delle resine epossidiche.
Le loro caratteristiche meccaniche, le modalità d'applicazione e gli accorgimenti antinfortunistici sono regolati dalle norme UNICHIM MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
UNI 10154:1993 – 31/01/1993Prodotti vernicianti. Stabilità in barattolo dei poliesteri tixotropizzati per legno e supporti
legnosi a diverse temperature (codice ICS: 87.040).
UNI 8306:1981 – 31/10/1981Prodotti vernicianti. Determinazione del residuo secco dei prodotti vernicianti poliesteri per
legno e sopporti legnosi (codice ICS: 87.040).
UNI EN ISO 3521:2001 – 31/07/2001Materie plastiche – Resine epossidiche e poliesteri insaturi – Determinazione del ritiro
volumetrico globale (codice ICS: 83.080.10).
UNI EN ISO 584:2000 – 31/05/2000Materie plastiche – Resine poliesteri insature – Determinazione della reattività ad 80°C
(Metodo convenzionale) (codice ICS: 83.080.01).

Art. 17 – Laterizi
I laterizi da impiegare per i lavori di qualsiasi genere, dovranno corrispondere alle norme per l'accettazione di cui al R.D.
16.11.1939, n. 2233, e decreto ministeriale 27.07.1985 all. 7, ed alle norme UNI vigenti.
I mattoni pieni per uso corrente dovranno essere parallelepipedi, di lunghezza doppia della larghezza (salvo diverse proporzioni
dipendenti dall'uso locale), di modello costante, presentare, sia all'asciutto che dopo prolungata immersione nell'acqua, una
resistenza alla compressione non inferiore a quella indicata dalla normativa UNI 5632–65.
Le tegole piane o curve, di qualunque tipo siano, dovranno essere esattamente adattabili le une sulle altre, senza sbavature e
presentare tinta uniforme; appoggiate su due regoli posti a mm 20 dai bordi estremi dei due lati più corti, dovranno sopportare,
sia un carico concentrato nel mezzo gradualmente crescente fino a kg 120, sia l'urto di una palla di ghisa del peso di kg 1 cadente
dall'altezza di cm 20. Sotto un carico di mm 50 d'acqua mantenuta per 24 ore le tegole devono risultare impermeabili (UNI
2619-20–21-22
).
Le tegole piane infine non devono presentare difetto alcuno nel nasello.
MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
UNI 8635-16:1986 – 31/10/1986 Edilizia. Prove dei prodotti per coperture discontinue. Determinazioni delle inclusioni
calcaree nei prodotti di laterizio.
UNI 8942-1:1986 – 30/11/1986Prodotti di laterizio per murature. Terminologia e sistema di classificazione.
UNI 8942-2:1986 – 30/11/1986Prodotti di laterizio per murature. Limiti di accettazione.
UNI 8942-3:1986 – 30/11/1986Prodotti di laterizio per murature. Metodi di prova.
UNI EN 1024:1998 – 30/11/1998Tegole di laterizio per coperture discontinue – Determinazione delle caratteristiche
geometriche.
UNI EN 1304:2000 – 31/10/2000Tegole di laterizio per coperture discontinue – Definizioni e specifiche di prodotto.
UNI EN 538:1997 – 31/05/1997Tegole di laterizio per coperture discontinue. Prova di resistenza alla flessione.
UNI EN 539-1:1997 – 31/05/1997Tegole di laterizio per coperture discontinue. Determinazione delle caratteristiche fisiche –
Prova di impermeabilità.
UNI EN 539-2:2000 – 31/03/2000Tegole di laterizio per coperture discontinue – Determinazione delle caratteristiche fisiche
– Prova di resistenza al gelo.
UNI EN 772-11:2001 – 30/09/2001Metodi di prova per elementi di muratura – Determinazione dell'assorbimento d'acqua
degli elementi di muratura di calcestruzzo, di materiale lapideo agglomerato e naturale dovuta alla capillarità ed al tasso
iniziale di assorbimento d'acqua degli elementi di muratura di laterizio.
UNI EN 772-3:2000 – 31/12/2000 Metodi di prova per elementi di muratura – Determinazione del volume netto e della
percentuale dei vuoti degli elementi di muratura di laterizio mediante pesatura idrostatica.
UNI EN 772-7:2000 – 31/12/2000 Metodi di prova per elementi di muratura – Determinazione dell'assorbimento d'acqua di
strati impermeabili all'umidità di elementi di muratura di laterizio mediante bollitura in acqua.

Art. 18 – Materiali ferrosi e metalli vari
MODALITÀ DI ACCETTAZIONEI prodotti saranno valutati al momento della fornitura; la direzione dei lavori ai fini della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un attestato di conformità. In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
a) Materiali ferrosi – I materiali ferrosi da impiegare nei lavori dovranno essere esenti da scorie, soffiature, sbrecciature, paglie o da qualsiasi altro difetto di fusione, laminazione, trafilature, fucinatura e simili. Essi dovranno rispondere a tutte le condizioni previste dal R.D. 15.07.1925 e dalle norme UNI vigenti e presentare inoltre, seconda della loro quantità, i seguenti requisiti:1. Ferro – Il ferro comune dovrà essere di prima qualità, eminentemente duttile e tenace e di marcatissima struttura fibrosa. Esso dovrà essere malleabile, liscio alla superficie esterna, privo di screpolature, senza saldature aperte, e senza altre soluzioni di continuità.
2. Acciaio trafilato o laminato – Tale acciaio, nella varietà dolce (cosiddetto ferro omogeneo), semiduro e duro, dovrà essere privo di difetti, di screpolature, di bruciature e di altre soluzioni di continuità. In particolare, per la prima varietà sono richieste
perfetta malleabilità e lavorabilità a freddo e a caldo, senza che ne derivino screpolature o alterazioni; esso dovrà essere altresì
saldabile e non suscettibile di prendere la tempera; alla rottura dovrà presentare struttura lucente e finemente granulare (UNI
7070/72
).
3. Acciaio per strutture in cemento armato – L'acciaio per cemento armato sia esso liscio o ad aderenza migliorata dovrà essere rispondente alle caratteristiche richieste dal D.M. 27.07.85, dagli allegati 4, 5, 6 e dalle successive modifiche ed integrazioni.
Dovrà essere privo di difetti ed inquinamenti che ne pregiudichino l'impiego o l'aderenza ai conglomerati (UNI 6407/69).
MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
CNR UNI 10020:1971 – 01/01/1971Prova di aderenza su barre di acciaio ad aderenza migliorata.
UNI 10622:1997 – 30/04/1997 Barre e vergella (rotoli) di acciaio d'armatura per cemento armato, zincati a caldo.
UNI ENV 10080:1997 – 31/05/1997Acciaio per cemento armato. Armature per cemento armato saldabili nervate B500.
Condizioni tecniche di fornitura per barre, rotoli e reti saldate.
UNI ISO 10065:1994 – 31/01/1994Barre di acciaio per l'armatura del calcestruzzo. Prova di piegamento e raddrizzamento.
4. Reti in acciaio elettrosaldato – Le reti di tipo normale dovranno avere diametri compresi fra 4 e 12 mm e, se previsto, essere zincate in opera; le reti di tipo inossidabile dovranno essere ricoperte da più strati di zinco (circa 250 gr/mq) perfettamente aderenti alla rete; le reti laminate normali o zincate avranno un carico allo sfilamento non inferiore a 30-35 kg/mmq. Tutte le reti elettrosaldate da utilizzare in strutture di cemento armato avranno le caratteristiche richieste dal citato D.M. 27.07.85.
MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
UNI 8926:1986 – 01/12/1986Fili di acciaio destinati alla fabbricazione di reti e tralicci elettrosaldati per cemento armato strutturale.
UNI 8927:1986 – 01/12/1986 Reti e tralicci elettrosaldati di acciaio per cemento armato strutturale.
UNI ISO 10287:1995 – 31/01/1995Acciaio per calcestruzzo armato. Determinazione della resistenza dei nodi delle reti
saldate.

5. Acciaio inox – Gli acciai inox per armatura di cemento armato ad aderenza migliorata dovranno corrispondere per analisi chimica alle norme AISI 304L e 316L (cioè ai rispettivi tipi al Cr-Ni e Cr-Ni-Mo), entrambi a basso contenuto di carbonio per garantire la saldabilità. Le caratteristiche meccaniche dovranno corrispondere ai requisiti stabiliti da D.M. 9.01.96 "Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle opere in cemento armato normale e precompresso e per strutture metalliche" e relativa circolare esplicativa (G.U. n. 29 del 5.02.96 e G.U. n. 277 del 26.11.96) emanate in applicazione dell'art. 21 della legge 5.11.1971 n. 1086. Il tipo di acciaio a cui si fa riferimento per le caratteristiche meccaniche è l'FeB44K. Le modalità di prelievo e le unità di collaudo di tale acciaio seguono le medesime prescrizioni previste per gli acciai comuni per armature in c.a. Il peso dell'acciaio inossidabile ad aderenza migliorata ad elevato limite elastico verrà determinato moltiplicando lo sviluppo lineare dell'elemento per il peso unitario del tondino di sezione nominale corrispondente determinato in base al peso specifico di 7,95 kg/dm2 per il tipo AISI 304L e di 8,00 kg/dm2 per il tipo 316L.
6. Acciaio fuso in getti – L'acciaio in getti per cuscinetti, cerniere, rulli e per qualsiasi altro lavoro, dovrà essere di prima qualità, esente da soffiature e da qualsiasi altro difetto.
7. Ghisa – La ghisa dovrà essere di prima qualità e di seconda fusione, dolce, tenace, leggermente malleabile, facilmente lavorabile con la lima e con lo scalpello; di fattura grigia a grana fine e perfettamente omogenea, esente da screpolature, vene, bolle, sbavature, asperità ed altri difetti capaci di menomare le resistenza. Dovrà essere inoltre perfettamente modellata. E assolutamente escluso l'impiego di ghisa fosforosa.
8. Titanio – Il titanio e le sue leghe risponderanno, per le loro caratteristiche tecnologiche alle normative di riferimento dei paesi produttori: le norme ASTM B265-89, B348-83 che identificano in ordine crescente le caratteristiche meccaniche in gradi da 1 a 4; il grado 5 identifica la lega contenente il 6% di alluminio ed il 4% di vanadio (Ti 6Al 4V); le norme GOST 19807-91, 22178-76, 23775-79, 26492-85,22897-86 identificano il titanio puro con la sigla BT 1-00 e BT 1-0; la lega Ti 6Al 4V viene identificata dalla sigla BT 6/BT6 C. Agli elementi in titanio, in relazione agli utilizzi come elementi strutturali sono richieste le seguenti caratteristiche:– elevata resistenza meccanica rapportata ad una bassa densità (a 20° 4,51 kg/dm3)– elevatissima resistenza alla corrosione in ambienti aggressivi– elevata leggerezza – Il basso peso specifico del titanio (4,5 g/cm3) permette di realizzare, a parità di resistenza meccanica, prodotti più leggeri rispetto a quelli ottenuti con altri materiali;– elevata temperatura di fusione (1668°C);– basso modulo elastico (10.000 kg/mm3);– basso coefficiente di conducibilità termica;– basso coefficiente di dilatazione termica.
CONFORMEMENTE ALLE NORME
UNI 10221:1993 – 30/09/1993Titanio. Lingotti e semilavorati in titanio non legato e leghe di titanio. Composizione chimica.
UNI 10258:1993 – 30/09/1993Titanio. Nastri, piastre, lamiere di titanio non legato e leghe di titanio. Generalità,
caratteristiche e tolleranze.
UNI 10363:1994 – 31/03/1994 Titanio. Tubi saldati e senza saldatura di titanio non legato e leghe di titanio per impieghi
industriali.
UNI 10450:1995 – 30/04/1995 Titanio. Barre di titanio non legato e leghe di titanio. Generalità, caratteristiche e tolleranze.
b) Metalli vari – Il piombo (UNI 3165, 6450, 7043), lo zinco (UNI 2013 e 2014/74), lo stagno (UNI 3271 e 5539), il rame (UNI
5649
) l'alluminio (UNI C.D.U. 669/71) l'alluminio anodizzato (UNI 4222/66) e tutti gli altri metalli o leghe metalliche da
impiegare nelle costruzioni devono essere delle migliori qualità, ben fusi o laminati a seconda della specie di lavori a cui sono
destinati, e scevri da ogni impurità o difetto che ne vizi la forma, o ne alteri la resistenza o la durata.
Art. 19 – Legnami
I legnami da impegnare in opere stabili o provvisorie, di qualunque essenza esse siano dovranno rispondere a tutte le prescrizioni di cui al D.M 30 ottobre 1912 ed alle norme UNI vigenti, saranno provveduti fra le più scelte qualità della categoria prescritta e non presenteranno difetti incompatibili con l'uso a cui sono destinati. (UNI 8198 – UNI ENV 1995-1-1 (EUROCODICE
5):1995 – 28/02/1995
– euro codice 5. Progettazione delle strutture di legno. Parte 1-1: Regole generali e regole per gli edifici).
I legnami destinati alla costruzione degli infissi dovranno essere di prima scelta, di struttura e fibra compatta e resistente, non
deteriorata, perfettamente sana, dritta e priva di spaccature sia in senso radicale che circolare. Essi dovranno essere perfettamente
stagionati, a meno che non siano stati essiccati artificialmente, presentare colore e venatura uniforme, essere privi di alburno ed
esenti da nodi, cipollature, buchi, od altri difetti (UNI per porte 2997/99, 3000/04, 3193/3209; per finestre 2817/30, 2972/93,
persiane e cassonetti 2825/33 2990/94). Il tavolame dovrà essere ricavato dalle travi più dritte, affinché le fibre non riescano
mozze dalla sega e si ritirino nelle connessure.
I legnami rotondi o pali dovranno provenire dal tronco dell'albero e non dai rami, dovranno essere sufficientemente diritti, in
modo che la congiungente i centri delle due basi non debba uscire in alcun punto dal palo, dovranno essere scortecciati per tutta
la loro lunghezza e conguagliati alla superficie; la differenza fra i diametri medi dalle estremità non dovrà oltrepassare i 15
millesimi della lunghezza né il quarto del maggiore dei 2 diametri.
Nei legnami grossolanamente squadrati ed a spigolo smussato, tutte le facce dovranno essere spianate e senza scarniture,
tollerandosene l'alburno o lo smusso in misura non maggiore di un sesto del lato della sezione trasversale.
I legnami a spigolo vivo dovranno essere lavorati e squadrati a sega con le diverse facce esattamente spianate, senza rientranze o
risalti, e con gli spigoli tirati a filo vivo, senza alburno né smussi di sorta. I pannelli in fibre di legno saranno uniformi alla UNI
2088/89 e 5062 P, i pannelli in particellato di legno alla UNI 4866/67 e le lastre di agglomerato ligneo alla UNI 2087.
I legnami per pavimentazione siano essi listoni (UNI 4773) che tavolette (UNI 4374) dovranno essere perfettamente stagionati,
ben piallati, privi di nodi, fenditure, tarlature ed altri difetti che ne alterino l'aspetto, la durata e la possibilità di montarli a
perfetta regola d'arte.
Art. 20 – Legno lamellare
Il legno lamellare, proveniente dalle migliori zone di accrescimento del nord Europa e disponibile sotto forma di travi, di pannelli
multistrati o di sezioni sagomate di varia natura, sarà fornito in opera, conformemente alle seguenti norme:
UNI EN 1193:1999 – 31/10/1999Strutture di legno – Legno strutturale e legno lamellare incollato – Determinazione della
resistenza a taglio e delle proprietà meccaniche perpendicolari alla fibratura.
UNI EN 1194:2000 – 31/10/2000 Strutture di legno – Legno lamellare incollato – Classi di resistenza e determinazione dei
valori caratteristici.
UNI EN 386:1997 – 31/03/1997 Legno lamellare incollato. Requisiti prestazionali e requisiti minimi di produzione.
UNI EN 390:1997 – 31/03/1997 Legno lamellare incollato. Dimensioni. Scostamenti ammissibili.
UNI EN 408:1997 – 30/04/1997 Strutture di legno. Legno massiccio e legno lamellare incollato. Determinazione di alcune
proprietà fisiche e meccaniche.
Ogni pezzatura dovrà essere selezionata qualitativamente e dimensionalmente, perfettamente essiccata, intestata, giuntata di testa
e piallata sulle quattro facce, formando le lamelle nelle misure richieste dagli elaborati di progetto. Le lamelle, prodotte per
incollaggio in pressa idraulica tramite colle alla Resorcina formaldeide o all'Urea, dovranno essere del tipo impregnato con
sostanze atte a garantire l'assoluta inattaccabilità da parte di insetti, funghi, agenti atmosferici e chimici. Le strutture portanti,
grazie all'elevata coibenza termica, dovranno essere in grado di evitare la formazione di ponti termici e di eliminare fenomeni di
condensa.
Caratteristiche tecniche richieste al legno lamellare:
– Resinose europee di Ia e IIa scelta.
– Giunzioni a pettine (Glulam 2a parte)
– Colle alla Resorcina formaldeide o all'Urea secondo F.MP.A. (DIN 68141)
– Pressione incollaggio: 8 kg/cm2
– Ambiente incollaggio: t. 18°C e umidità controllata
– Trattamenti antimuffa, fungicida, antiparassitario.
– Resistenza al fuoco: classe 30/120
– Peso specifico: 500 kg/m2
– Rapporto altezza /base: ! 10
– Resistenza alla compressione (140 kg/cm2).
MODALITÀ DI PROVA, DI CONTROLLO E DI COLLAUDO
UNI EN 383:1994 – 31/07/1994Strutture di legno. Metodi di prova. Determinazione della resistenza al rifollamento e dei
moduli locali di rigidezza per elementi di collegamento di forma cilindrica.
UNI EN 391:1997 – 30/06/1997Legno lamellare incollato. Prova di delaminazione delle superfici di incollaggio. (codice ICS:
79.080 79.040).
UNI EN 392:1997 – 31/03/1997 Legno lamellare incollato. Prova di resistenza a taglio delle superfici di incollaggio. (codice
ICS: 79.080 79.040).
UNI ENV 387:2000 – 30/06/2000Legno lamellare incollato – Giunti a dita a tutta sezione – Requisiti prestazionali e requisiti
minimi di produzione (codice ICS: 79.060.99).

Art. 21 – Colori e vernici
Generalità – L'Appaltatore dovrà utilizzare effettuare delle campionature di più prodotti in commercio come previsto dai cicli d'intervento, alla presenza del D.L. ed utilizzare in seguito a nulla osta del D.L. e dell'Autorità di Tutela Competente anche più prodotti in funzione delle caratteristiche del supporto e del risultato da ottenere. L'appaltatore dovrà utilizzare esclusivamente colori e vernici di recente produzione, provenienti da recipienti sigillati, recanti il nome del produttore, il tipo, la qualità, le modalità d'uso e la data di scadenza. Dovrà aprire i recipienti in presenza della D.L. che avrà l'obbligo di controllarne il
contenuto.
I prodotti vernicianti dovranno risultare esenti da fenomeni di sedimentazione, di addensamento o da qualsiasi altro difetto,
assolvere le funzioni di protezione e di decorazione, impedire il degrado del supporto proteggendolo dagli agenti atmosferici,
dall'inquinamento, dagli attacchi dei microrganismi, conferire alle superfici l'aspetto stabilito dagli elaboratori di progetto ed,
infine, mantenere tali proprietà nel tempo.
Le loro caratteristiche saranno quelle stabilite dalle norme UNI 4656 contrassegnate dalla sigla UNI/EDL dal n. 8752 al n. 8758 e
le prove tecnologiche, che dovranno essere effettuate prima dell'applicazione, saranno regolate dalle norme UNICHIM MU.
(1984) n. 443-45, 465-66, 517, 524-25, 562-63, 566, 570-71 583, 591, 599, 602, 609-11, 619.
Le cariche e i pigmenti contenuti nei prodotti vernicianti dovranno colorare in modo omogeneo il supporto, livellarne le
irregolarità, proteggerlo dagli agenti corrosivi e conferirgli l'effetto cromatico richiesto.
L'appaltatore dovrà impiegare solventi e diluenti consigliati dal produttore delle vernici o richieste dalla D.L. che dovranno
possedere le caratteristiche stabilite dalle norme UNICHIM, foglio d'informazione n. 1-1972. Il rapporto di diluizione (tranne che
per i prodotti pronti all'uso) sarà fissato in concordanza con la D.L.
I leganti dovranno essere formati da sostanze (chimiche o minerali) atte ad assicurare ai prodotti vernicianti le caratteristiche
stabilite, in base alla classe di appartenenza, dalle norme UNI.
MODALITÀ DI ACCETTAZIONE I prodotti saranno valutati al momento della fornitura; la direzione dei lavori ai fini della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un attestato di conformità. In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere.
In presenza di manufatti di particolare valore storico/artistico, sarà fatto divieto all'appaltatore di utilizzare prodotti a base di resine sintetiche senza una precedente specifica autorizzazione della D.L. o degli organi preposti alla tutela del bene in oggetto.
Per i prodotti di comune impiego, si osserveranno le seguenti prescrizioni:a) Olio di lino cotto – L'olio di lino cotto sarà ben depurato, di colore assai chiaro e perfettamente limpido, di odore forte ed amarissimo al gusto, scevro da adulterazioni con oli minerali, olio di pesce, ecc. Non dovrà lasciare alcun deposito né essere rancido, e disteso sopra una lastra di vetro o di metallo dovrà essiccare completamente nell'intervallo di 24 ore. Avrà acidità nella misura del 7%, impurità non superiore al 1% ed alla temperatura di 15°C presenterà una densità compresa fra 0,91 e 0,93.
b) Acquaragia (essenza di trementina) – Dovrà essere limpida, incolore, di odore gradevole e volatile. La sua densità a 15°C sarà di 0, 87.
c) Biacca – La biacca o cerussa (carbonato basico di piombo) deve essere pura, senza miscela di sorta e priva d i qualsiasi traccia di solfato di bario.
d) Bianco di zinco – Il bianco di zinco dovrà essere in polvere finissima, bianca, costituita da ossido di zinco e non dovrà contenere più del 4% di sali di piombo allo stato di solfato, né più dell'1% di altre impurità; l'umidità non deve superare il 3%.
e) Minio – Sia di piombo (sesquiossido di piombo) che di alluminio (ossido di alluminio) dovrà essere costituito da polvere finissima e non contenere colori derivati dall'anilina, né oltre il 10% di sostanze (solfato di bario, ecc.).
f) Latte di calce – Il latte di calce sarà preparato con calce grassa, perfettamente bianca, spenta per immersione. Vi si potrà aggiungere le quantità di nero fumo strettamente necessaria per evitare la tinta giallastra.
g) Colori all'acqua, a colla o ad olio – Le terre coloranti destinate alle tinte all'acqua, a colla o ad olio, saranno finemente macinate e prive di sostanze eterogenee e dovranno venire perfettamente incorporate nell'acqua, nelle colle e negli oli, ma non per infusione. Potranno essere richieste in qualunque tonalità esistente.
h) Vernici – Le vernici che si impiegheranno per gli interni saranno a base di essenza di trementina e gomme pure e di qualità scelte; disciolte nell'olio di lino dovranno presentare una superficie brillante. È escluso l'impiego di gomme prodotte da distillazione.
i) Encaustici – Gli encaustici potranno essere all'acqua o all'essenza, secondo le disposizioni della direzione lavori. La cera gialla dovrà risultare perfettamente disciolta, a seconda dell'encaustico adottato, o nell'acqua calda alla quale sarà aggiunto del sale di tartaro, o nell'essenza di trementina.
l) Idropitture – Per idropitture s'intendono non solo le pitture a calce, ma anche i prodotti vernicianti che utilizzano come solvente l'acqua.
L'appaltatore dovrà fare riferimento alle regolamentazioni delle norme UNICHIM e più specificatamente alla 14/1969 (prova di adesività), alla 175/1969 (prova di resistenza agli alcali) e alla 168/1969 (prova di lavabilità).
Tempere – Composte da sospensioni acquose di pigmenti, cariche e leganti a base di colle naturali o sintetiche, dovranno avere buone capacità coprenti, risultare ritinteggiabili e, se richiesto, essere fornite in confezioni sigillate già pronte all'uso. Pitture cementizie – Composte da cementi bianchi, pigmenti colorati ed additivi chimici in polvere, dovranno essere preparate secondo le modalità consigliate dal produttore in piccoli quantitativi da utilizzare rapidamente prima che intervenga la fase d'indurimento. Una volta indurite, sarà vietato all'appaltatore di diluire in acqua allo scopo di poterle nuovamente utilizzare.
Idropitture in emulsione – Sono costituite da emulsioni acquose di resine sintetiche, pigmenti e particolari sostanze plastificanti. Se verranno utilizzate su superfici eterne, non solo dovranno possedere una spiccata resistenza all'attacco fisico/chimico operato dagli agenti inquinanti, ma anche produrre una colorazione uniforme.
Il loro impiego su manufatti di particolare valore storico/artistico sarà subordinato all'esplicita approvazione della D.L. e degli organi preposti alla tutela del bene in oggetto.
m) Pitture ai silicati – Sono costituite da un legante a base di silicato di potassio, di silicato di sodio o da una miscela dei due e da pigmenti esclusivamente inorganici (ossidi di ferro). Il loro processo di essiccazione si svilupperà dapprima attraverso una fase fisica di evaporazione e, successivamente, attraverso una chimica in cui si verificherà un assorbimento d'acqua dall'ambiente circostante che produrrà reazioni all'interno dello strato fra la pittura e l'intonaco del supporto. Il silicato di potassio da un lato reagirà con l'anidride carbonica e con l'acqua presente nell'atmosfera dando origine a polisilicati complessi e, dall'altro, reagirà con il carbonato dell'intonaco del supporto formando silicati di calcio.
Le pitture ai silicati dovranno assicurare un legame chimico stabile con l'intonaco sottostante che eviti fenomeni di disfacimento in sfoglie del film coprente, permettere la traspirazione del supporto senza produrre variazioni superiori al 5-10%, contenere resine sintetiche in quantità inferiore al 2-4% ed, infine, risultare sufficientemente resistente ai raggi UV, alle muffe, ai solventi, ai microrganismi ed, in genere, alle sostanze inquinanti.
n) Pitture ad olio ed oleosintetiche – Composte da oli, resine sintetiche, pigmenti e sostanze coloranti, dovranno possedere uno spiccato potere coprente e risultare resistenti all'azione degradante delle piogge acide e dei raggi UV (UNICHIM manuale 132).
o) Antiruggine, anticorrosivi e pitture speciali – Le caratteristiche delle pitture speciali si diversificheranno in relazione al tipo di protezione che si dovrà effettuare e alla natura dei supporti su cui applicarle. L'appaltatore dovrà utilizzare la pittura richiesta dalla D.L. che dovrà essergli fornita in confezioni perfettamente sigillate applicandola conformemente alle istruzioni fornite dal produttore. I requisiti saranno quelli stabiliti dalla specifica normativa UNICHIM (manuale 135).
p) Vernici sintetiche – Composte da resine sintetiche (acriliche, oloealchidiche, cloroviniliche, epossidiche, poliesteri, poliuretaniche, siliconiche, ecc.) dovranno possedere requisiti di perfetta trasparenza, luminosità e stabilità alla luce, fornire le prestazioni richieste per il tipo di applicazione da eseguire ed, infine, possedere le caratteristiche tecniche e decorative richieste.
Dovranno essere fornite nelle confezioni originali sigillate, di recente preparazione e, una volta applicate, dovranno assicurare ottima adesività, assenza di grumi, resistenza all'abrasione, capacità di mantenersi il più possibile inalterate ed essiccazione omogenea da effettuarsi in assenza di polvere. Le vernici saranno costituite da una parte liquida (veicolo) e da una parte solida (pigmento e riempimento) secondo le seguenti peculiarità. Il veicolo sarà costituito da:– leganti, a base di oli, resine naturali, sintetiche ed elastomeri; – plastificanti, idonei a garantire l'elasticità e la flessibilità del film; – solventi e diluenti – per solubilizzare i leganti conferendo alle pitture le caratteristiche ottimali di applicazione: idrocarburi alifatici e/o aromatici, alcooli, esteri, chetoni, ed eventualmente acqua; additivi – atti a fornire alla vernice caratteristiche particolari ed ottimizzarne le prestazioni: essiccativi, sospensivi, agenti che favoriscono la bagnabilità del supporto, antiossidante, agenti dilatanti, stabilizzatori di resina, ecc.
I pigmenti ed i riempitivi saranno costituiti da sostanze disperse nel veicolo e potranno essere delle seguenti categorie:1) Attivi – Sono reagenti con capacità di bloccare il processo corrosivo attraverso i seguenti meccanismi: – protezione catodica conferita dalle polveri di zinco, piombo, ecc. che forniscono ai materiali ferrosi una protezione di natura elettrochimica; – pigmenti a base di fosfati metallici con azione passivante che forniscono ioni atti a reagire con il metallo riducendone la tendenza alla corrosione; – pigmenti in grado di ossidare ioni ferrosi e ferrici ad azione ossidante.
2) Inerti – Caratterizzati dall'elevata resistenza chimica e agli agenti atmosferici, riducono la permeabilità intrinseca del veicolo: ossidi metallici (biossido di titanio, ossido di ferro, ossido di cromo.), sali inorganici, pigmenti organici, nero fumo, grafite, ecc.
3) Riempitivi – Con funzione di conferire particolari caratteristiche quali flessibilità, aderenza, durezza, resistenza all'abrasione: silicati compressi (mica, talco, caolino, asbestina ecc.) ossidi metallici (alluminia e quarzo) carbonati naturali e precipitati, solfati (bariti ecc.). Ai differenti ciclo di verniciatura sono richieste le seguenti caratteristiche: – adeguata adesione alla superficie da proteggere– buon potere anticorrosivo– limitata porosità e ridotta permeabilità ai gas e ai liquidi– resistenza nel tempo agli agenti atmosferici e chimici.
I sistemi di verniciatura, in relazione alle prescrizioni degli elaborati di progetto, dovranno essere posti in opera nelle seguenti fasi:– uno o più mani di fondo con funzione di antiruggine e di ancoraggio sia alla superficie da rivestire che agli strati successivi;– una mano intermedia con funzione di collegamento fra strato di fondo e i successivi di finitura;– uno o più mani di finitura con funzione protettiva nei confronti delle azioni esterne in relazione alle condizioni di esercizio.
I cicli di verniciatura, ove non specificato diversamente negli elaborati di progetto, saranno i seguenti: Olio di lino, clorocaucciù, fenolici, epossidica, vinili, poliuretanici.
q) Smalti – Composti da resine sintetiche o naturali, pigmenti (diossido di titanio), cariche minerali ed ossidi vari prendono nome dai loro leganti (alchidici, fenolici, epossidici, ecc.).
Dovranno possedere spiccato potere coprente, facilità di applicazione, luminosità, resistenza agli urti e risultare privi di macchie.
Art. 22 – Materiali diversi
a) Cartefeltro – Questi materiali avranno le caratteristiche richieste dalle norme UNI.
Le eventuali verifiche e prove saranno eseguite con le norme vigenti, tenendo presenti le risultanze accertate in materia da organi competenti ed in particolare dall'UNI.
b) Vetri e cristalli – I vetri e cristalli dovranno essere, per le richieste dimensioni, di un solo pezzo, di spessore uniforme, di prima qualità, perfettamente incolori, perfettamente trasparenti, privi di scorie, bolle, soffiature, ondulazioni, nodi, opacità lattiginose, macchie e di qualsiasi altro difetto. Dovranno corrispondere per tipo alle rispettive norme UNI (vetri greggi 5832, vetri lucidi 6486, cristalli 6487, vetri temperati 7142, vetri stratificati 7172).
Art. 23 – Additivi
Da utilizzare in casi eccezionali e solo se indispensabili su specifico ordine del D.L.
Gli additivi per calcestruzzi e malte sono sostanze chimiche che, aggiunte in piccole dosi agli impasti, hanno la capacità di
modificarne le proprietà.
L'appaltatore dovrà fornirli nei contenitori originali sigillati su cui dovranno essere indicate le quantità, la data di scadenza e le
modalità d'uso ed avrà l'obbligo di miscelarli alle malte, nei rapporti prescritti, in presenza della D.L. Gli additivi sono
classificati dalla norma UNI 7101 in fluidificanti, areanti, acceleranti, ritardanti, antigelo, ecc.
In relazione al tipo dovranno possedere caratteristiche conformi a quelle prescritte dalle rispettive norme UNI (Fluidificanti 7102,
superfluidificanti 8145, agenti espansivi non metallici 8146) e dal D.M. 26.03.1980. Gli additivi per iniezione sono classificati
dalla norma UNI EN 934-4:2001 – 30/04/2001Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione – Additivi per malta per
cavi di precompressione – Definizioni, requisiti e conformità

MODALITÀ DI ACCETTAZIONEI prodotti saranno valutati al momento della fornitura; la direzione dei lavori ai fini della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un attestato di conformità. In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
I fluidificanti ed i superfluidificanti se utilizzati come "riduttori d'acqua" dovranno consentire una consistente riduzione del dosaggio d'acqua, mantenendo inalterata la lavorabilità dell'impasto, pari ai seguenti valori:– fluidificanti su malta > 6%– fluidificanti su calcestruzzi > 5%– superfluidificanti su malta > 10%– superfluidificanti su calcestruzzi > 10%.
Acceleranti – Possono distinguersi in acceleranti di presa e in acceleranti di indurimento. Gli acceleranti di presa sono di norma soluzioni di soda e di potassa. Gli acceleranti di indurimento contengono quasi tutti dei cloruri, in particolare cloruro di calcio. Per gli additivi a base di cloruro, per il calcestruzzo non armato i cloruri non devono superare il 45% del peso del cemento adoperato; per il calcestruzzo armato tale percentuale non deve superare l'1%; per il calcestruzzo fatto con cemento alluminoso non si ammette aggiunta di cloruro.
Ritardanti – Anch'essi distinti in ritardanti di presa e ritardanti di indurimento. Sono di norma: gesso, gluconato di calcio, polimetafosfati di sodio, borace.
Fluidificanti – Migliorano la lavorabilità della malta e del calcestruzzo. Tensioattivi in grado di abbassare le forze di attrazione tra le particelle della miscela, diminuendo l'attrito nella fase di miscelazione. Gli additivi fluidificanti sono a base di resina di legno o di ligninsolfonari di calcio, sottoprodotti della cellulosa. Oltre a migliorare la lavorabilità sono in grado di aumentare la resistenza meccanica.
Sono quasi tutti in commercio allo stato di soluzione; debbono essere aggiunti alla miscela legante-inerti-acqua nelle dosi indicate dalle ditte produttrici: in generale del 2,3 rispetto alla quantità di cemento.
Plastificanti – Sostanze solide allo stato di polvere sottile, di pari finezza a quella del cemento. Tra i plastificanti si hanno: l'acetato di polivinile, la farina fossile, la bentonite. Sono in grado di migliorare la viscosità e l'omogeneizzazione delle malte e dei calcestruzzi, aumentando la coesione trai vari componenti. In generale i calcestruzzi confezionati con additivi plastificanti richiedono, per avere una lavorabilità simile a quelli che non li contengono, un più alto rapporto A/C in modo da favorire una diminuzione delle resistenze. Per eliminare o ridurre tale inconveniente gli additivi in commercio sono formulati con quantità opportunamente congegnate, di agenti fluidificanti, aeranti e acceleranti.
Aeranti – In grado di aumentare la resistenza dei calcestruzzi alle alternanze di gelo e disgelo ed all'attacco chimico di agenti esterni. Sono soluzioni alcaline di sostanze tensioattive (aggiunte secondo precise quantità da 40 a 60 ml per 100 kg di cemento) in grado di influire positivamente anche sulla lavorabilità. Le occlusioni d'aria non dovranno mai superare il 4-6% del volume del calcestruzzo per mantenere le resistenze meccaniche entro valori accettabili.
MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDO
UNI 7110:1972 – 30/11/1972Additivi per impasti cementizi. Determinazione della solubilità in acqua distillata ed in acqua
satura di calce.
UNI 7112:1972 – 30/11/1972Additivi per impasti cementizi. Determinazione delle sostanze zuccherine riducenti.
UNI 7114:1972 – 30/11/1972Additivi per impasti cementizi. Determinazione del potere schiumogeno degli additivi aeranti e
fluidificanti– aeranti.
UNI 7115:1972 – 30/11/1972Additivi per impasti cementizi. Determinazione della densità degli additivi liquidi o in soluzione.
UNI 7116:1972 – 30/11/1972Additivi per impasti cementizi. Determinazione dell'alcalinità totale.
UNI 7117:1972 – 30/11/1972 Additivi per impasti cementizi. Determinazione della tensione superficiale di soluzioni contenenti
additivi.
UNI 7118:1972 – 30/11/1972Additivi per impasti cementizi. Determinazione della concentrazione idrogenionica (pH) di
soluzioni contenenti additivi.
UNI 7120:1972 – 30/11/1972Additivi per impasti cementizi. Determinazione dei tempi di inizio e di fine presa delle paste
cementizie contenenti additivi antigelo.
UNI 9361:1989 – 31/07/1989Additivi chimici per combustibili e norme per l'accettazione. Classificazione.
UNI EN 480-10:1998 – 31/01/1998Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione. Metodi di prova. Determinazione
del tenore di cloruri solubili in acqua.
UNI EN 480-11:2000 – 31/07/2000Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione – Metodi di prova – Determinazione
delle caratteristiche dei vuoti di aria nel calcestruzzo indurito.
UNI EN 480-12:1999 – 30/09/1999Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione – Metodi di prova – Determinazione
del contenuto di alcali negli additivi.
UNI EN 480-1:1999 – 31/07/1999Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione – Metodi di prova – Calcestruzzo e
malta di riferimento per le prove.
UNI EN 480-2:1998 – 31/01/1998 Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione.Metodi di prova. Determinazione del
tempo di presa.

UNI EN 480-4:1998 – 31/01/1998Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione. Metodi di prova. Determinazione
della quantità di acqua essudata del calcestruzzo.
UNI EN 480-5:1998 – 31/01/1998 Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione. Metodi di prova. Determinazione
dell'assorbimento capillare.
UNI EN 480-6:1998 – 31/01/1998 Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione. Metodi di prova. Analisi
all'infrarosso.
UNI EN 480-8:1998 – 31/01/1998Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione. Metodi di prova. Determinazione del
tenore di sostanza secca convenzionale.
UNI EN 934-2:1999 – 31/07/1999Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione – Additivi per calcestruzzo –
Definizioni e requisiti.
UNI EN 934-4:2001 – 30/04/2001Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione – Additivi per malta per cavi di
precompressione – Definizioni, requisiti e conformità.
UNI EN 934-6:2001 – 30/04/2001 Additivi per calcestruzzo, malta e malta per iniezione – Campionamento, controllo e
valutazione della conformità, marcatura ed etichettatura.

Art. 24 – Prodotti per coperture
E' stata prevista l'integrazione di coppi mancanti con elementi recuperati dalla demolizione di altri fabbricati nella zona, al fine di trovare prodotti simili a quelli esistenti, i quali dovranno essere verificati e accettati dal D.L. prima di essere posati.
L'appaltatore sottoporrà i prodotti sottoelencati all'approvazione della direzione dei lavori ai fini della loro accettazione. La direzione dei lavori potrà procedere a controlli su campioni della fornitura o richiederne un attestato di conformità alle prescrizioni di seguito indicate.
a) Tegole e coppi in laterizio – Le tegole ed i coppi di laterizio per coperture ed i loro pezzi speciali denominati secondo le dizioni commerciali usuali marsigliese, romana, ecc. dovranno rispondere alle prescrizioni del progetto ed alle seguenti prescrizioni: a) i difetti visibili saranno ammessi nei seguenti limiti: – le fessure non devono essere visibili o rilevabili a percussione;– le protuberanze e le scagliature non devono avere diametro medio (tra massimo e minimo) maggiore di 15 mm e non deve esserci più di una protuberanza; è ammessa una protuberanza di diametro medio tra 7 e 15 mm ogni 2 dm 2 di superficie proiettata;– le sbavature sono tollerate purché permettano un corretto assemblaggio; b) sulle dimensioni nominali e la forma geometrica sono ammesse le tolleranze seguenti: lunghezza ± 3%; larghezza ± 3% per tegole e ± 8% per coppi; c) sulla massa convenzionale è ammessa tolleranza del 15%;
d) l'impermeabilità non deve permettere la caduta di goccia d'acqua dall'intradosso;
e) resistenza a flessione: forza F singola maggiore di 1000 N;
f) carico di rottura valore singolo della forza F maggiore di 1000 N e valore medio maggiore di 1500 N.
In caso di contestazione si farà riferimento alle norme:
UNI 8626:1984 – 30/11/1984Edilizia. Prodotti per coperture discontinue. Caratteristiche, piani di campionamento e limiti
di accettazione.
UNI 8635 (da 1 a 16)Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue.
UNI EN 1304:2000 – 31/10/2000Tegole di laterizio per coperture discontinue – Definizioni e specifiche di prodotto.
Le tegole ed i coppi devono essere forniti su appositi pallets, legati e protetti da azioni meccaniche, chimiche e sporco che
possano degradarli nella fase di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa. Gli imballaggi, solitamente di materiale
termoretraibile, devono contenere un foglio informativo riportante il nome del fornitore e le indicazioni dei commi da a) ad f)
ed eventuali istruzioni complementari.
b) i criteri di accettazione sono quelli del punto 58.1.
In caso di contestazione per difetti e limiti di accettazione si farà riferimento alle norme:
UNI 8626:1984 – 30/11/1984Edilizia. Prodotti per coperture discontinue. Caratteristiche, piani di campionamento e
limiti di accettazione.
UNI 8627:1984 – 31/05/1984Edilizia. Sistemi di copertura. Definizione e classificazione degli schemi funzionali,
soluzioni conformi e soluzioni tecnologiche.
I prodotti devono essere forniti su appositi pallets legati e protetti da azioni meccaniche, chimiche e sporco che possano
degradarli nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
c) Le lastre di fibrocemento 1) Le lastre possono essere dei tipi seguenti: – lastre piane (a base: fibrocemento e silico calcare; fibrocemento; cellulosa; fibrocemento/silico calcare rinforzati);– lastre ondulate a base di fibrocemento aventi sezione trasversale formata da ondulazioni approssimativamente sinusoidali; possono essere con sezioni traslate lungo un piano o lungo un arco di cerchio;– lastre nervate a base di fibrocemento, aventi sezione trasversale grecata o caratterizzata da tratti piani e tratti sagomati.
I criteri di controllo sono quelli indicati in 58.2.
2) Le lastre piane devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto esecutivo ed in mancanza od integrazione alle seguenti:a) larghezza 1200 mm, lunghezza scelta tra 1200, 2500 o 5000 mm con tolleranza ± 0,4% e massimo 5 mm;b) spessore. mm (scelto tra le sezioni normate) con tolleranza ± 0,5 mm fino a 5 mm e ± 10% fino a 25 mm;c) rettilineità dei bordi: scostamento massimo 2 mm per metro, ortogonalità 3 mm per metro;d) caratteristiche meccaniche (resistenza a flessione): – tipo 1: 13 N/mm2 minimo con sollecitazione lungo le fibre, e 15 N/mm2 minimo con sollecitazione perpendicolare – tipo 2: 20 N/mm2 minimo con sollecitazione lungo le fibre, e 16 N/mm2 minimo con sollecitazione perpendicolare alle fibree) massa volumica apparente: – tipo 1: 1,3 g/cm2 minimo– tipo 2: 1,7 g/cm2 minimo f) tenuta d'acqua con formazione di macchie di umidità sulle facce inferiori dopo 24 h sotto battente d'acqua ma senza formazione di gocce d'acqua; g) resistenza alle temperature di 120 °C per 2 h con decadimento della resistenza a flessione non maggiore del 10%.
3) Le lastre ondulate devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto ed in mancanza o ad integrazione alle seguenti:a) facce destinate all'esposizione alle intemperie lisce, bordi diritti e taglio netto e ben squadrate ed entro i limiti di b) caratteristiche dimensionali e tolleranze di forma secondo quanto dichiarato dal fabbricante ed accettato dalla direzione c) tenuta all'acqua;d) resistenza a flessione, secondo i valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla direzione dei lavori;e) resistenza al gelo dopo 25 cicli in acqua a temperatura di + 20 °C seguito da permanenza in frigo a –20 °C, non devono presentare fessurazioni, cavillature o degradazione; f) la massa volumica non deve essere minore di 1,4 kg/dm2.
Gli accessori devono rispondere alle prescrizioni sopraddette per quanto attiene l'aspetto, le caratteristiche dimensionali e di forma, la tenuta all'acqua e la resistenza al gelo.
4) Le lastre nervate devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto ed in mancanza o ad integrazione a quelle indicate nel punto 3.
NORME DI RIFERIMENTO:
UNI EN 492:1995 – 30/09/1995 Lastre piane di fibrocemento e relativi accessori per coperture. Specifiche di prodotto e
metodi di prova.
UNI EN 494:1995 – 31/10/1995Lastre nervate di fibrocemento e relativi accessori per coperture. Specifiche di prodotto e
metodi di prova.
UNI 10636:1998 – 30/09/1998Lastre ondulate di fibrocemento per coperture – Istruzioni per l'installazione.
e) Lastre di metallo
Le lastre di metallo (acciaio zincato, acciaio zincato-alluminio, acciaio zincato-rame, alluminio) ed i loro pezzi speciali si
intendono denominati secondo la usuale terminologia commerciale. Essi dovranno rispondere alle prescrizioni del progetto. I
criteri di accettazione sono quelli già indicati. In caso di contestazione si fa riferimento alla norma: UNI 10372:1994 –
31/05/1994 – Coperture discontinue. Istruzioni per la progettazione e l'esecuzione con elementi metallici in lastre. Le lamiere
saranno inoltre esenti da difetti visibili (quali scagliature, bave, crepe, crateri, ecc.) e da difetti di forma (svergolamento,
ondulazione, ecc.) che ne pregiudichino l'impiego e/o la messa in opera e dovranno avere l'eventuale rivestimento superficiale
prescritto nel progetto.
La fornitura dovrà essere accompagnata da foglio informativo riportante il nome del fornitore e la rispondenza alle caratteristiche richieste.
f) Prodotti di pietra
I prodotti di pietra dovranno rispondere alle caratteristiche di resistenza a flessione, resistenza all'urto, resistenza al gelo e
disgelo, comportamento agli aggressivi inquinanti. I limiti saranno quelli prescritti dal progetto o quelli dichiarati dal fornitore ed
accettati dalla direzione dei lavori. La fornitura dovrà essere accompagnata da foglio informativo riportante il nome del fornitore
e la corrispondenza alle caratteristiche richieste.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO:
UNI 8625-1 Edilizia. Prove di coperture discontinue. Determinazione della permeabilità all'acqua.
UNI 8625-1, FA 1-93 Edilizia. Prove di coperture discontinue. Determinazione della permeabilità all'acqua.
UNI 8626 Edilizia. Prodotti per coperture discontinue. Caratteristiche, piani di campionamento e limiti di accettazione.
UNI 8627 Edilizia. Sistemi di copertura. Definizione e classificazione degli schemi funzionali, soluzioni conformi e soluzioni
tecnologiche.
UNI 8635-(da 1 a 6) Edilizia. Prove di prodotti per coperture discontinue.
UNI 9308-1 Coperture discontinue. Istruzione per la progettazione. Elementi di tenuta.
UNI 10372 Coperture discontinue. Istruzioni per la progettazione e l'esecuzione con elementi metallici in lastre.
Art. 25 – Tubazioni
Le tubazioni avranno, in genere, le caratteristiche e le dimensioni indicate negli elaboratori di progetto; le giunzioni dovranno
essere eseguite con la tecnica più adatta mediante appositi giunti, manicotti o pezzi speciali in modo tale da evitare perdite
qualunque sia il motivo che possa determinarle.
L'appaltatore dovrà fissare le tubazioni non interrate con i sistemi consigliati dal produttore, previsti dagli elaboratori di progetto
o ordinati dal D.L. (staffe, cravatte, ecc.) in modo atto a garantire il loro saldo ancoraggio alle murature.
Collocherà le tubazioni interrate alla profondità prevista dagli elaboratori di progetto con la pendenza più idonea al movimento
dei fluidi che essi convogliano.
Proteggerà le tubazioni in metallo contro la corrosione ricorrendo ai sistemiche la D.L. riterrà più adatti al materiale che le
costituisce (resine, bitumi ossidati, antiruggine, guaine, ecc.).
Tutte le tubazioni che convogliano fluidi o gas dovranno essere coibentate, schermate contro fenomeni di condensa e verniciate
con le tinte stabilite dalla norma UNI 5634 al fine di renderle identificabili.
Sui tubi destinati al convogliamento delle acque potabili dovrà essere impressa una sigla o un'avvertenza che li renda distinguibili da quelli riservati ad altro utilizzo.
Le caratteristiche richieste per ogni tipo saranno le seguenti.
MODALITÀ DI ACCETTAZIONEI prodotti saranno valutati al momento della fornitura; la direzione dei lavori ai fini della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un attestato di conformità. In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
a) Tubi di ghisa – I tubi di ghisa saranno perfetti in ogni parte, esenti da ogni difetto di fusione di spessore uniforme e senza
soluzioni di continuità o difetti di lavorazione che possano pregiudicarne la funzionalità e la durata secondo le seguenti norme:
– dalla UNI 5336 alla UNI 5340
– dalla UNI 6558 alla UNI 6578.
L'appaltatore li fornirà in opera ben protetti sia all'interno che all'esterno con uno strato consistente ed omogeneo di catrame, bitume a
caldo, resine sintetiche o malta cementizia centrifugata secondo quanto prescritto in progetto o ordinato dalla D.L. in funzione dello
specifico utilizzo; il sistema di protezione non dovrà, tuttavia, influenzare negativamente le caratteristiche organolettiche dei fluidi
convogliati.
Le caratteristiche costruttive, le dimensioni esterne ed interne, gli spessori, i giunti, i manicotti ed i pezzi speciali, saranno, in
funzione del loro utilizzo, quelli stabiliti dalle specifiche norme:
UNI 6363Tubi di acciaio, senza saldatura e saldati, per condotte di acqua.
UNI 6363 FA 199-86Foglio di aggiornamento n. 1 alla UNI 6363. Tubi di acciaio, senza saldatura e saldati, per condotte di
acqua.
UNI 7929 – Tubi di acciaio. Curve da saldare, tipi 3D e 5D (45°, 90° e 180°), senza prescrizioni di qualità.
UNI 8863 – Tubi senza saldatura e saldati, di acciaio non legato, filettabili secondo UNI ISO 7/1.
UNI 8863 FA 1-89 – Tubi senza saldatura e saldati, di acciaio non legato, filettati secondo UNI ISO 7/1.
UNI ISO 50 – Tubazioni. Manicotti di acciaio, filettati secondo ISO 7/1.
UNI 10416-1 – Tubi di acciaio impiegati per tubazioni interrate o sommerse. Rivestimento esterno di polipropilene applicato per
estrusione. Rivestimento a triplo strato.
UNI EN 10208-1 – Tubi di acciaio per condotte di fluidi combustibili. Condizioni tecniche di fornitura. Tubi della classe di prescrizione A.
UNI EN 10208-2 – Tubi di acciaio per condotte di fluidi combustibili. Condizioni tecniche di fornitura. Tubi della classe di prescrizione
B.
UNI ENV 10220 Tubi lisci di acciaio, saldati e senza saldatura. Dimensioni e masse lineiche.
UNI 10190Prodotti tubolari di acciaio impiegati per tubazioni. Rivestimento esterno in nastri di polietilene autoadesivi.
UNI 10191Prodotti tubolari di acciaio impiegati per tubazioni interrate o sommerse. Rivestimento esterno di polietilene
applicato per fusione.

c) Tubi di grès – In assenza di specifiche norme UNI si farà riferimento alle vigenti norme ASSOGRES. I materiali di grès ceramico devono essere a struttura omogenea, smaltati internamente ed esternamente con smalto vetroso, non deformati, privi di screpolature, lavorati accuratamente e con innesto o manicotto o bicchiere.
I tubi saranno cilindrici e diritti tollerandosi solo eccezionalmente nel senso della lunghezza, curvate con freccia inferiore ad 1/100 della lunghezza di ciascun elemento. In ciascun pezzo i manicotti devono essere conformati in modo da permettere una buona giunzione, l'estremità opposta sarà lavorata esternamente a scannellatura.
I pezzi battuti leggermente con un corpo metallico dovranno rispondere con suono argentino per denotare buona cottura ed assenza di screpolature non apparenti. Lo smalto vetroso deve essere liscio specialmente all'interno, aderire alla pasta ceramica, essere di durezza non inferiore a quella dell'acciaio ed inattaccabile dagli alcali e dagli acidi concentrati, ad eccezione soltanto del fluoridrico. La massa interna deve essere semifusa, omogenea, senza noduli estranei, assolutamente priva di calce, dura, compatta, resistente agli acidi (escluso il fluoridrico) ed agli alcali, impermeabile, in modo che un pezzo immerso, perfettamente secco, nell'acqua non ne assorba più di 3,5 per cento in peso; ogni elemento di tubazione, provato isolamento, deve resistere alla pressione interna di almeno tre atmosfere.
d) Tubi di cemento – I tubi di cemento dovranno essere confezionati con calcestruzzo sufficientemente ricco di cemento, ben
stagionati, ben compatti, levigati, lisci, perfettamente rettilinei a sezione interna esattamente circolare di spessore uniforme e
scevri affatto da screpolature. Le superfici interne dovranno essere intonacate e lisciate. La frattura dei tubi di cemento dovrà
essere pure compatta, senza fessure ed uniforme. Il ghiaiettino del calcestruzzo dovrà essere così intimamente mescolato con la
malta, che i grani dovranno rompersi sotto l'azione del martello senza distaccarsi dalla malta.
L'appaltatore li fornirà in opera adottando il sistema di giunzione (semi rigida, plastica a caldo o a freddo, elastica) che la D.L.
riterrà più idoneo allo specifico utilizzo (UNI ISO 4482). Per il convogliamento e lo scarico di acque nere sarà vietato l'utilizzo
di tubi in cemento senza che essi siano debitamente trattati con idonee sostanze protettive.
e) Tubo di terracotta – I tubi in terracotta a pasta colorata dovranno provenire dalla lavorazione di argille facilmente fusibili e ad alto contenuto di carbonato di calcio (fino al 30%).
Il carbonato di calcio finemente macinato dovrà essere sparso in modo uniforme nell'argilla assolutamente scevra di grossi grumi di sabbia calcarea capaci di formare durante il procedimento di cottura vistose inclusioni di calce che a contatto con l'acqua rigonfierebbero producendo fessurazioni.
f) Tubi di PVC rigido – Formati per estrusioni di mescole a base di cloruri di polivinile (stabilizzato e privo di additivi
plastificanti), dovranno essere ben calibrati, di struttura omogenea, di colorazione uniforme, non deformati e resistenti alle alte
temperature (70-95).
Le loro caratteristiche tecnologiche, la pressione nominale, i diametri e gli spessori, in relazione all'utilizzo, dovranno essere
quelli prescritti dagli elaborati di progetto e dalle norme UNI 7441-48 e 7475. I sistemi di giunzione, i raccordi, le curve ed i
pezzi speciali avranno le caratteristiche richieste dalla norma UNI 7442 e 8453. Se utilizzati per l'adduzione e la distribuzione
delle acque in pressione dovranno avere le caratteristiche richieste dalla Circolare del Ministero della Sanità n. 125 del 18 luglio
1967.
SS UNI E13.08.497.0 – 01/09/1990 Tubi in PVC rigido (non plastificato) per condotte di fluidi in pressione. Tipi, dimensioni e
requisiti (codice ICS: 23.040.20).
UNI 8649:1985 – 01/09/1985Profilati di PVC rigido (non plastificato) per applicazioni edilizie. Metodi di prova generali.
(codice ICS: 83.140).
UNI ISO/TR 7473:1983 – 30/06/1983 Tubi e raccordi di policloruro di vinile (PVC) rigido (non plastificato). Resistenza
chimica nei confronti dei fluidi (codice ICS: 23.040.20 23.040.45)
.
g) Tubi di rame – L'appaltatore dovrà fornire esclusivamente tubi costituiti da rame Cu-DHP (UNI 5649 parte 1) a superficie
(interna ed esterna) perfettamente liscia e priva di difetti.
Sui tubi, ad intervalli di 60 cm, deve essere visibile la punzonatura indicante il marchio, il nome del produttore, l'anno di
fabbricazione ed il titolo di purezza del materiale. Il rivestimento dei tubi di rame sarà quello previsto dall'art. 12 del D.M. 1052.
Le prove di accettazione per i tubi in rame saranno quelle previste dalla normativa UNI 6507.
Le giunzioni dovranno essere effettuate mediante manicotti, raccordi e pezzi speciali che, conformi alla norma UNI 8050/4-11,
andranno posizionati nei tubi ben tagliati a squadra, calibrati e puliti.
I diametri e gli spessori, i sistemi di fissaggio e di curvatura saranno quelli prescritti dagli elaborati di progetto o ordinati dalla
D.L.
I tubi di rame devono rispondere ai requisiti previsti dalle seguenti norme:
UNI EN 1057Rame e leghe di rame. Tubi rotondi di rame senza saldatura per acqua e gas nelle applicazioni sanitarie e di
riscaldamento.
UNI 6507 – Tubi di rame senza saldatura per distribuzione fluidi. Dimensioni, prescrizioni e prove.
i) Tubi di piombo – Si dovranno impiegare tubi confezionati con piombo finemente lavorato, privo di difetti ed impurità, duttile,
grigio ed in sonoro alla percussione secondo le norme UNI 3165 e 6450. I tubi in piombo per impieghi generali e per condotte in
pressione sono regolamentati rispettivamente dalle norme:
UNI 7527-1 – Tubi di piombo. Tubi per impieghi generali.
UNI 7527-2 – Tubi di piombo. Tubi per condotte in pressione.
UNI 7043 – Curve di piombo. Dimensioni e prescrizioni.
Sarà vietato utilizzare tubi in piombo per la realizzazione di condotte di acqua calda o potabile anche per raccordi di piccola
entità.
Art. 26 – Sostanze impregnanti – Generalità
L'impregnazione dei materiali che costituiscono l'involucro esterno degli edifici, è una lavorazione tesa a prevenire il degrado operato da un'azione fisica, che agisce mediante un continuo bombardamento di microparticelle presenti nell'atmosfera e spinte dai venti. L'impregnante, in questo caso, dovrà evitare una rapida disgregazione delle superfici; un'azione chimica, che agisce mediante un contatto, occasionale o continuato, con sostanze attive quali piogge acide ed inquinanti atmosferici. In questo caso l'impregnante dovrà fornire alle superfici un'appropriata inerzia chimica.
La scelta della sostanza impregnante dipenderà dalla natura e dalla consistenza delle superfici che potranno presentarsi rivestite con intonaci e coloriture realizzati nel corso dei lavori di restauro; rivestite con intonaci e coloriture preesistenti al restauro; prive di rivestimento con pietra a vista compatta e tenace; prive di rivestimento con pietra a vista tenera e porosa.
Essendo, quindi, varia sia la natura dei materiali che formano le superfici esterne che il tipo di agenti che innescano il degrado, le sostanze impregnanti dovranno svolgere le seguenti funzioni:– difesa dall'attacco chimico che si effettuerà mediante la idrofobizzazione dei supporti in modo da renderli adatti a limitare l'assorbimento delle acque meteoriche; – difesa dall'attacco fisico che si otterrà mediante il consolidamento dei supporti al fine di accrescere o fornire quelle capacità meccaniche di resistenza al degrado che non hanno mai posseduto o che, col trascorrere del tempo, si sono indebolite. La scelta delle sostanze impregnanti sarà effettuata in funzione delle risultanze emerse a seguito delle diagnosi e delle indagini preliminari (vedi lo specifico articolo del presente capitolato) che verranno, in ogni caso, condotte secondo quanto prescritto dalle raccomandazioni NORMAL. In particolare, le caratteristiche richieste in base al loro impiego, saranno le seguenti: – elevata capacità di penetrazione– buona inerzia chimica nei confronti dei più diffusi agenti inquinanti– comprovata inerzia cromatica– soddisfacente compatibilità fisico/chimica con il materiale da impregnare– totale reversibilità della reazione d'indurimento.
MODALITÀ DI ACCETTAZIONEI prodotti saranno valutati al momento della fornitura; la direzione dei lavori ai fini della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un attestato di conformità. In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
Art. 27 – Impregnanti ad effetto idrofobizzante
I prodotti da usare per l'idrofobizzazione dei materiali edili dovranno possedere le seguenti caratteristiche documentate da prove applicative e da analisi di laboratorio:– basso peso molecolare ed elevato potere di penetrazione– resistenza all'attacco fisico/chimico degli agenti atmosferici– resistenza chimica in ambiente alcalino – assenza di effetti collaterali (produzione di sali)– perfetta trasparenza ed inalterabilità del colore– traspirazione tale da non ridurre, nel materiale trattato, la preesistente permeabilità ai vapori oltre il valore limite del 10%.
1) Polimeri organici – Dovranno possedere un'elevata resistenza agli alcali e dai raggi ultravioletti senza che venga diminuita la naturale predisposizione dei materiali edili alla diffusione dei vapori. Dovendosi applicare sotto forma di emulsioni o di soluzioni acquose, avranno, generalmente, una scarsa capacità di penetrazione e potranno causare una sensibile variazione di colore ed un effetto traslucido sulle superfici; il loro utilizzo, quindi, su manufatti di particolare valore storico-artistico sarà vincolato ad una specifica autorizzazione della D.L. o degli organi preposti alla tutela del bene in oggetto.
2) Composti organici del silicioSiliconati – Particolarmente indicati per trattamenti idrofobizzanti di cemento e materiali a base alcalina, poiché formano, a causa dell'azione combinata dell'acqua con l'anidride carbonica, sali (organo-sil-sesquiossani), il loro utilizzo sarà condizionato alla specifica autorizzazione della D.L. o degli organi preposti alla tutela del bene in oggetto. Silani – Gli organo-alcossi-silani sono monomeri capaci di impregnare materiali poco assorbenti quali i calcestruzzi; dovranno essere applicati in concentrazioni elevate (20-40% di sostanza attiva) perchè la loro alta tensione di vapore, dopo l'applicazione, potrebbe comportare forti perdite di prodotto.
Organo-silossani – Polimeri – Sono indicati per l'impregnazione di pietre molto porose; le soluzioni in commercio hanno una concentrazione di sostanza attiva intorno ai valori del 5-10%. Se vengono impiegati su materiali compatti e poco assorbenti, occorrerà abbassarne il peso molecolare al fine di ottenere una maggiore profondità di penetrazione senza eccessive perdite di prodotto.
Organo-silossani-oligopolimeri – Appartengono a questa categoria, i metil-etossi-silossani oligopomeri che si presentano sotto forma di concentrati liquidi privi di solvente. La loro caratteristica più rilevante è l'elevata capacità di penetrazione che è funzione della particolare struttura chimica; infatti, riescono ad infiltrarsi all'interno dei capillari più sottili della pietra grazie ai loro particolari legami incrociati. La capacità di penetrazione dei silossani oligopolimeri dovrà essere migliorata utilizzando, dietro apposita autorizzazione della D.L., solventi, nei quantitativi prescritti dal produttore, che trasportino la sostanza attiva all'interno della struttura da idrofobizzare.
Art. 28 – Impregnanti contro la formazione di efflorescenze saline
Gli impregnanti da utilizzare per i trattamenti antisalinità o stabilizzanti della salinità, oltre a possedere le caratteristiche di cui all'art. "Sostanze impregnanti – Generalità", dovranno essere in grado di:– impregnare in profondità anche i supporti umidi– inibire le migrazioni saline dall'interno della struttura verso le superfici esterne– agire ad ampio spettro su tutti i tipi di formazioni saline– lasciare inalterata la permeabilità al vapore del supporto– assicurare la possibilità di ripetere più volte il trattamento– non generare nei supporti strati con differenti caratteristiche meccaniche.
Avranno, inoltre, le seguenti caratteristiche:– agente chimico attivo : miscela di derivati del silicio– peso specifico: < 0, 90 g/cmc +/– 2%– residuo secco: > 20% in peso +/– 2%– flash point: > 21°C.
Per i trattamenti antisalinità si utilizzano, in genere, prodotti a base di silani, silossani e polisilossani (o combinazioni fra tali resine) in dispersione acquosa che hanno la proprietà di formare un filtro antisalinità ad ampio spettro contro diversi tipi di sali (cloruri, nitrati e solfati). Va escluso l'uso di reattivi (acido fluoridrico, fluorosilicato di piombo, fluorosilicati alcalini) "distruttori" di specifici sali in quanto queste sostanze possono produrre all'interno dei pori, come conseguenza della reazione chimica, dei depositi di cristalli capaci di variare le caratteristiche meccaniche degli strati più esterni della muratura.
Art. 29 – Impregnanti per interventi di deumidificazione
Gli impregnanti da utilizzare per interventi di deumidificazione, oltre a possedere le caratteristiche di cui all'art. "Sostanze impregnanti - Generalità" ed a garantire una riduzione dell'assorbimento di acqua nel supporto pari al 95% ed una riduzione dell'assorbimento degli ioni cloro pari al 99%, dovranno avere le seguenti caratteristiche:– agente attivo: miscela in solvente di silani e silossani– massa volumica: 0, 85 g/l +/– 2%– residuo secco: 20% in peso +/– 2%– viscosità: 15 cps +/– 2%.
Art. 30 – Impregnanti ad effetto consolidante
L'impregnante ad effetto consolidante da utilizzare nei lavori di restauro, dovrà avere le seguenti caratteristiche:– elevata capacità di penetrazione nelle zone di pietra carenti di legante– resistenza chimica agli agenti inquinanti– spiccata capacità di ripristinare i leganti della pietra senza depositare sali superficiali– capacità di fare trasparire la pietra in modo da conservare la diffusione del vapore– profonda penetrazione che eviti la formazione di pellicole in superficie– "pot-life" molto lungo tale da consentire l'indurimento solo ad impregnazione completata – perfetta trasparenza priva di effetti traslucidi– capacità di mantenere inalterato il colore della pietra.
1) Resine organiche – Alcune resine organiche, diluite con solventi, possiedono la capacità di diffondersi in profondità all'interno dei materiali. Questa proprietà dipende da diversi fattori:– dal peso molecolare e dalla viscosità della resina– dalla tensione superficiale della soluzione– dalla polarità dei solventi– dalla velocità d'evaporazione dei solventi. Le resine che polimerizzano dopo l'applicazione (epossidiche e poliuretaniche), oltre ad avere la capacità di diffondersi all'interno della pietra anche senza l'ausilio del solvente, possiedono un basso peso molecolare (250-350) ed una viscosità a 25°C intorno ai 250 cps. Le resine che induriscono per essiccamento (evaporazione del solvente) poiché possiedono un elevato peso molecolare che determina la loro diffusione poco omogenea all'interno del manufatto, potranno essere utilizzate solo in soluzione con residui secchi molto bassi (10-15%). E evidente che la qualità di legante risulta determinante ai fini della qualità del consolidamento; si dovranno, quindi, preferire sistemi a base di solventi a rapida vaporizzazione che assicurino residui secchi più elevati e tempi di permanenza più brevi all'interno dei materiali.
Su manufatti di particolare valore storico-artistico, l'utilizzo delle resine organiche sarà condizionato alla specifica autorizzazione della D.L. e degli organi preposti alla tutela del bene in oggetto.
1.a Resine epossidiche – Il loro impiego dovrà essere attentamente vagliato dall'appaltatore, dietro espresso giudizio della D.L., in quanto pur possedendo ottime capacità leganti ed elevate resistenze meccaniche e chimiche, risultano poco resistenti all'ingiallimento provocato dai raggi UV. Potranno essere impiegate per la protezione di edifici industriali, di superfici in calcestruzzo e di manufatti sottoposti ad una forte aggressione chimica.
1.b Resine poliuretaniche – I poliuretani sono polimeri nelle cui macromolecole sono presenti dei raggruppamenti uretanici; si ottengono facendo reagire gli isocianati con gli alcoli polivalenti. Dovranno possedere le seguenti proprietà:– assenza di ingiallimento– elevata resistenza agli agenti atmosferici ed ai raggi ultravioletti – indurimento regolabili fino a 24 ore dopo l'applicazione– reversibilità fino a 36 ore dopo l'applicazione– basso peso molecolare– residuo secco intorno al 3%– viscosità a 25°C intorno a 250 cps.
1.c Resine acril-siliconiche – A base di resine acriliche e siliconiche disciolte in particolari solventi, risultano indicate per interventi di consolidamento di materiali lapidei specie quando si verifica un processo di degrado provocato dall'azione combinata di aggressivi chimici ed agenti atmosferici. Sono particolarmente adatte per il restauro di opere d'arte e di monumenti in pietra calcarea o arenaria. Le resine acril-siliconiche dovranno essere diluite con le apposite sostanze solventi nei quantitativi indicati dal produttore o consigliati dalla D.L. Dovranno essere completamente reversibili anche dopo l'indurimento, generare nel materiale trattato un aumento del carico di rottura ed una forte resistenza agli sbalzi termici eliminando, nel contempo, i fenomeni di decoesione. Dovranno possedere le seguenti caratteristiche:– residuo secco: 10% +/– 2%– peso specifico: 1, 050 g/l +/– 2%– colore gardner: inferiore a 1– essiccazione: da 15 a 20°C secco al tatto.
2) Impregnanti a base di sostanze minerali – Sono prodotti adatti al consolidamento di superfici di particolare pregio artistico (fregi, bassorilievi, affreschi, ecc.) in quanto formulati per risultare perfettamente compatibili con le caratteristiche fisiche, chimiche e meccaniche delle più diffuse pietre calcaree ed arenarie. Essendo alcuni di recente formulazione, il loro impiego dovrà sempre essere autorizzato dalla D.L. e dagli organi preposti alla tutela del bene in oggetto. Silicati di etile – Sono sostanze basso-molecolari che penetrano in profondità nella pietra. Grazie all'azione di un catalizzatore neutro, reagiscono con l'umidità atmosferica e con l'acqua presente all'interno dei pori della pietra, liberando alcool e formando un gel di silice che diventa il nuovo legante dei granuli disgregati; i sotto prodotti della reazione chimica sono inattivi in quanto si volatilizzano rapidamente. I formulati a base di silicato di etile per risultare adatti al consolidamento di edifici monumentali, dovranno possedere le seguenti proprietà:– basso peso molecolare– essiccamento fuori polvere– assenza di prodotti dannosi per la pietra– legante minerale affine a quello del materiale trattato– resistenza agli acidi– capacità di fare traspirare i pori della pietra– permeabilità al vapore d'acqua.
Art. 31 – Prodotti per la pulizia dei manufatti lapidei
Generalità – La pulizia delle superfici esterne di un edificio, soprattutto se di valore storico/artistico, è un'operazione complessa che necessita di un'attenta analisi sulla natura delle croste e dei manufatti lapidei al fine di determinare il processo chimico che innesca il degrado e, quindi, la scelta dei prodotti e delle metodologie più appropriate (raccomandazioni NORMAL). All'appaltatore sarà, quindi, vietato utilizzare qualsiasi tipo di prodotto, anche prescritto, senza la preventiva esecuzione di prove applicative o esplicita autorizzazione della D.L.
Reagenti chimici – La pulizia con reagenti chimici richiederà la massima cautela per la difficoltà di controllo delle sua azione corrosiva. Essa dovrà, infatti essere effettuata esclusivamente dietro specifica autorizzazione della D.L. e solo sulle zone ove le croste si presentano più tenaci. In genere, s'impiegheranno dei formulati in pasta resi tixotropici della carbossilcellulosa che verranno diluiti, per mitigare la loro azione urticante, con i quantitativi d'acqua prescritti dalla D.L.
MODALITÀ DI ACCETTAZIONEI prodotti saranno valutati al momento della fornitura; la direzione dei lavori ai fini della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un attestato di conformità. In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
1) Sostanze alcaline – Composte prevalentemente da alcali caustici, polimeri e agenti reologici, presenteranno, in genere le seguenti proprietà: – alcalinità 10-20%– pH 13-14– pH 1% in acqua 12-13– peso specifico 1,247 g/ml – viscosità DIN 20.
2) Neutralizzatori – Composti da acidi e solventi in acqua, saranno, impiegati per interrompere l'azione delle sostanze alcaline. Il loro utilizzo sarà opportunamente vagliato dalla D.L. in quanto, talvolta, su superfici particolarmente reattive potrebbero produrre sali solubili che, penetrando all'interno, danneggerebbero irreversibilmente i materiali. Presenteranno le seguenti caratteristiche:– acidità 1-10%– pH 1% in acqua 2-4– peso specifico 1,043 g/ml.
3) Sostanze acide – Costituite da acidi inorganici e tensioattivi, dovranno essere impiegate esclusivamente su materiali di natura non calcarea. Presenteranno le seguenti proprietà: – pH 0-1– pH 1% in acqua 0-2 – peso specifico 1-1.35 g/ml– viscosità DIN 20.
AB 57 – Si tratta di un formulato messo a punto dai tecnici dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma. È composto da:– acqua cc. 1000– bicarbonato d'ammonio g 30– bicarbonato di sodio g 50– E.D.T.A (sale bisodico) g 25 – desogen (sale d'ammonio quaternario) cc. 10 (tensioattivi, fungicida) – carbossimetilcellulosa g. 60.
Dovrà avere pH intorno a 7-5 e la quantità di E.D.T.A. potrà essere variata e portata, se ritenuto necessario, a 100-125 g. Alla miscela potranno essere aggiunte ammoniaca o trietanolammina allo scopo di facilitare la dissoluzione di componenti "grassi" presenti nella crosta. Esametofosfato di sodio e Formiato di ammonio – Sono sali che hanno la proprietà di sciogliere il gesso senza intaccare il carbonato di calcio. Dovranno essere usati in soluzioni con il 5-10% d'acqua e, su richiesta della D.L., potranno essere miscelati fra loro al fine di ottenere una maggiore capacità solvente. Potrà essere anche aggiunto un sapone liquido di tipo neutro o leggermente alcalino (5-10 cc. litro) al fine di favorire una migliore bagnabilità ed asportazione delle croste grasse prodotte dagli idrocarburi alifatici.
Detergenti – Sono tensioattivi organici costituiti da catene di atomi di carbonio alle quali sono attaccati uno o più gruppi idrofili. Saranno impiegati allo scopo di diminuire la tensione superficiale dell'acqua in modo da aumentare il potere ammorbidente. L'uso dei detergenti dovrà essere opportunamente vagliato dalla D.L.; infatti, i tensioattivi oltre a sciogliere il gesso ed il carbonato di calcio (che sono i leganti più comuni delle croste), agiscono anche sulle pietre corrodendole e formando sali solubili. Argille assorbenti – Potranno essere impiegate due tipi di argille: la sepiolite e l'attapulgite. Sono fillosilicati idrati di magnesio capaci d'impregnarsi di oli e grassi senza operare azioni aggressive sulla superficie delle pietre deteriorate. La granulometria dei due tipi d'argilla dovrà essere di almeno 100-200 Mesh. Dovranno essere fornite nei contenitori originali sigillati e saranno preparate diluendole esclusivamente con acqua distillata o deionizzata fino a raggiungere una consistenza pastosa che consenta la loro collocazione in spessori di circa 2-3 cm.
Impacchi biologici – Gli impasti, a base di sepiolite o attapulgite, avranno la seguente composizione:– 1 lt di acqua– 50 di aurea– 20 cc. di glicerina.
Il fango che si otterrà dovrà essere steso in spessori di almeno 2 cm.
Biocidi – Per interventi su muschi e licheni si possono utilizzare soluzioni acquose all'1/2% di ipoclorito di litio. Per i licheni soluzioni di sali di ammonio quaternario in acqua all'1/2% o di pentaclorofenolo di sodio all'1%. Per le alghe verdi e le muffe è possibile irrorare la superficie intaccata con formalina oppure con una soluzione di acqua ossigenata (25%) e ammoniaca.
Per le alghe e la microflora si potrà anche utilizzare un germicida disinfettante come il benzalconio cloruro in soluzione acquosa dell'1/2% da applicare a spruzzo.
Molti di questi prodotti non esplicano un persistente controllo algale, sarà pertanto utile applicare sulle superfici interessate prodotti algicidi in solvente, in grado di esplicare un'azione preventiva e di controllo della microflora (alghe, licheni, muffe, microfunghi, ecc.).
Tutti i biocidi, pur non essendo in linea di massima tossici per l'uomo, saranno comunque da utilizzare con molta attenzione e cautela; alla loro applicazione dovrà sempre seguire un abbondante risciacquo con acqua deionizzata.
La disinfestazione di alghe cianoficee e cloroficee potrà essere effettuata mediante appropriati sali di ammonio quatemario (cloruri di alchildimetilbenzilammonio); il formolo ed il fenolo.
Per le alghe potranno essere utilizzati composti di rame quali il solfato di cupitetramina (NH3)4CUS04 e i complessi solfato di rame idrazina CUS04-(N2H5)2S04, o anche i sali sodici dell'acido dimetiltiocarbammico e del mercaptobenzotriazolo.
La disinfestazione di muschi e di licheni può essere eseguita mediante l'applicazione di una soluzione acquosa all'1-2% di ipoclorito di litio, oppure di benzalconio cloruro sempre in soluzione acquosa all'02%. Il benzalconio cloruro è di fatto un disinfettante germicida con spettro d'azione che coinvolge batteri, lieviti, microflora e alghe. L'effetto nel controllo algale e della microflora non risulta però persistente. Può essere utilizzato su varie superfici (vetro, metallo, pietra, marmo, ceramica, carta).
Clorotriazina – Il prodotto, posto in commercio con il marchio Primatol M50, è una polvere bagnabile al 50% di principio attivo ed è stato assegnato alla terza classe tossicologica. L'inerzia chimica del principio attivo e la scarsissima solubilità, lo rendono molto stabile. Poiché agisce principalmente per assorbimento radicale, sarà particolarmente indicato per il trattamento delle infestanti sia a foglia larga (dicotiledoni) sia a foglia stretta (graminacee).
Metosittriazina – Il prodotto posto in commercio con il marchio Primatol 3588, è formulato in polvere bagnabile al 25% di principio attivo, con il 2% di GS13529 è stato assegnato alla terza classe tossicologica. Per le sue caratteristiche chimiche è molto stabile nel terreno, ove penetra a maggior profondità rispetto al formulato precedente.
Questo agirà per assorbimento radicale e fogliare, sarà quindi caratterizzato da una vasta gamma di azione anche su infestanti molto resistenti. Sarà particolarmente adatto per applicazioni su strutture murarie.
Trattamenti disinfestanti del legno – Contro il capricorno delle case e l'hesperophanescineres sarà consentito l'uso di sostanze solubili in acqua solo in particolari condizioni; questi saranno a base di miscele, di fluoruro di sodio dinitrofenolo e bicromati, poliborati di sodio. In linea di massima potranno essere utilizzati prodotti a base di naftalina clorurata, hentaclorofenolo, ossido tributilico di stagno, tetraclorofenolo, paradiclorobenzolo, esaclorocicloesano.
Per il trattamento antimicetico è consentito l'uso di prodotti particolarmente efficaci anche contro gli insetti; prodotti a base di fluoruri, composti di cromo ed arsenico, pentaclorofenolo, ecc. Art. 32 – Materiali per impianti elettrici
Generalità – I materiali da utilizzare per gli impianti elettrici di cantiere dovranno essere adatti all'ambiente in cui saranno
installati ed, in particolare, dovranno essere in grado di resistere alle azioni meccaniche o termiche alle quali potrebbero essere
esposti durante l'esercizio.
In tal senso dovranno essere rispondenti alle specifiche norme CEI ed alle tabelle di unificazione CEI-UNEL. Inoltre, ove
previsto, sia i materiali che gli apparecchi elettrici dovranno essere muniti del marchio di qualità o del contrassegno CEI o avere
ottenuto il rilascio di un attestato di conformità da parte di uno degli organismi competenti della Comunità Economica europea,
oppure essere muniti di dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore.
Gli impianti elettrici dovranno essere realizzati in rispondenza alle seguenti leggi: collegio 1 marzo 1968, n. 186, e 5 marzo 1990,
n. 46, D.P.R. 6 dicembre 1991, n. 447, D.P.R. 21 aprile 1993, n. 246, D.L. 25 novembre 1996, n. 626, D.P.R. 30 aprile 1999, n.
162.
Si considerano eseguiti a regola d'arte gli impianti elettrici realizzati secondo le norme CEI applicabili, in relazione alla tipologia
di edificio, di locale o di impianto specifico oggetto del progetto e precisamente:
CEI 11-17 (1981) e variante VI (1989): Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica. Linee in cavo.
CEI 64-8 (1987) e varianti V 1 (1988) e V2 (1989): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in
corrente alternata e a 1500 V in corrente continua.
CEI S1423: Raccomandazioni per l'esecuzione degli impianti di terra negli edifici civili.
Conduttori
– I conduttori da impiegare nell'esecuzione di impianti elettrici dovranno avere il tipo ed il grado di isolamento
previsto dalle norme CEI; in particolare per ambienti normali e per tensioni non superiori a 220 V, il grado di isolamento non
dovrà essere inferiore al valore 2.
Per l'isolamento dei cavi saranno ammesse solo gomme vulcanizzabili quali: policloroprene, polimeri di isobutilene, isoprene,
ecc.; non saranno ammessi materiali che si alterano alle massime temperature.
I conduttori, costituiti esclusivamente da rame elettrolitico o da alluminio di prima fusione, avranno una sezione calcolata in
relazione al carico ed alla lunghezza del circuito in modo che la caduta di tensione rimanga nei limiti prescritti dal fascicolo 316
delle norme CEI; i valori delle portate dei singoli conduttori saranno quelli contenuti nelle tabelle UNEL. I conduttori, infine,
dovranno essere contraddistinti, in funzione del loro utilizzo, dalle seguenti tinte:
– conduttori di protezione: giallo/verde (bicolori)
– conduttori neutri: blu chiaro
– conduttori di fase: nero, marrone o grigio.
La sezione dei conduttori neutri non dovrà essere inferiore a quella dei corrispondenti conduttori di fase; la sezione dei conduttori
di terra dovrà essere uguale alla sezione dei conduttori di fase quando questi hanno una sezione fino a 16 mm; metà della sezione
di fase (con un valore minimo di mm 16) ove i conduttori di fase abbiano sezioni superiori ai 16 mm.
Tubi protettivi e loro accessori – I tubi protettivi, al cui interno passeranno i fasci dei conduttori, siano essi di acciaio smaltato o
in materiali termoplastici sia rigidi o flessibili che leggeri o pesanti, dovranno avere le caratteristiche richieste dalle norme CEI
23/7 – 23/8 – 23/14 – 23/17 e dalle rispettive tabelle UNEL. Il diametro interno dei tubi protettivi non dovrà essere inferiore a
mm 10, mentre quello interno dovrà permettere un agevole sfilamento dei cavi ed essere pari almeno ad 1,3 volte il diametro del
cerchio circoscritto al fascio dei cavi in esso contenuto; per i tubi protettivi in guaina metallica il valore minimo sarà pari a 1,5
volte il diametro del fascio dei cavi.
Apparecchiature di comando ed accessori – Le prese, gli interruttori ed, in genere, tutte le apparecchiature di comando dovranno
essere proporzionate ai carichi di esercizio ed adatte allo specifico utilizzo ed ai locali in cui verranno installate. Esse dovranno
essere costituite da idonei materiali isolanti capaci di disperdere il calore in modo da evitare surriscaldamento o deformazioni. Gli
interruttori, i deviatori, i pulsanti, i commutatori, ecc. siano essi ad incasso o esterni, dovranno essere del tipo previsto dalle
norme CEI 23/3 – 5 – 9 – 16. Le morsettiere, siano esse in materiale ceramico o termoplastico, dovranno avere morsetti distinti
per i conduttori neutri, per quelli di fase e per quelli di terra.
Le cassette ad incasso o esterne dovranno assicurare l'agevole dispersione del calore, il saldo aggancio ai muri con idonei sistemi di fissaggio e la loro semplice apertura e facile ispezione; i coperchi delle cassette dovranno essere fissati facilmente ed assicurare, se necessario, anche una chiusura stagna. Le scatole di contenimento di prese, interruttori e comandi dovranno essere costituite da materiale isolante molte resistente ed essere predisposte per un saldo fissaggio alle murature mediante viti o sistemi similari. Le valvole fusibili, del tipo magneto/metrico con capacità minima di rottura pari a 1.550 A, dovranno rapportare al carico dell'impianto ed essere contenute, in posizione ben visibile e facilmente ispezionabile, in apposite cartucce isolate. Materiali vari – Qualsiasi materiale da usare per il completamento degli impianti elettrici dovrà essere di ottima qualità e rispondere alle specifiche norme che regolano il suo utilizzo e la sua costruzione. Le suonerie ed i loro trasformatori dovranno essere contenuti in apposite cassette, esterne o ad incasso, complete di coperchi; esse avranno entrate proporzionate alle tensioni di esercizio ed uscite conformi alla tensione del dispositivo acustico. I quadretti per gli interruttori automatici saranno costituiti, salvo diverse disposizioni della D.L., da due interruttori differenziali con valvole magneto/termiche (15-30 mA); dei due, uno sarà utilizzato per il circuito d'illuminazione e l'altro per l'alimentazione di apparecchiature elettriche. I quadri di alimentazione saranno provvisti di apposite apparecchiature di misura: amperometri, voltmetri elettromagnetici, interruttori magneto/termici differenziali (bipolari: 30 mA; tripolari 500 mA), ecc.; i quadretti saranno muniti di targhette con l'indicazione esatta del servizio comandato. I portalampada saranno di tipo rispondente alle norme CEI 23/10 – 15; gli apparecchi elettrotermici e gli scalda acqua alle norme CEI 107. Le apparecchiature per l'illuminazione esterna saranno di tipo perfettamente stagno e dotate di ogni accessorio atto all'attacco delle lampade, dei reattori, dei morsetti e degli alimentatori; le loro eventuali parti metalliche dovranno essere preverniciate a forno e trattate con validi procedimenti antiruggine.
MODALITÀ DI PROVA, CONTROLLO E COLLAUDOIl direttore dei lavori nel corso della realizzazione verificherà se i materiali impiegati e la loro messa in opera sono conformi a quanto stabilito dal progetto. Le verifiche dell'impianto elettrico saranno condotte secondo le indicazioni del capitolo 61 della Norma CEI 64-8: art. 611. Esame a vista: art. 612. Prove. In linea generale le operazioni di collaudo di un impianto elettrico possono così articolarsi: esame a vista, rilievi strumentali e calcoli di controllo.
Le verifiche dovranno essere eseguite anche nei casi di trasformazioni, ampliamenti o interventi che hanno alterato le caratteristiche originarie.
Le prove consisteranno nell'effettuazione delle misurazioni al fine di accertare l'efficienza dell'impianto. La misura sarà eseguita mediante una idonea strumentazione, le prove potranno riguardare:– la continuità dei conduttori di protezione compresi i conduttori equipotenziali principali e supplementari– la resistenza dell'isolamento dell'impianto elettrico– la resistenza d'isolamento dei pavimenti e delle pareti– la separazione dei circuiti– la protezione mediante interruzione automatica dell'alimentazione– la prova di polarità– la prova di tensione applicata– le prove di funzionamento alla tensione nominale– la verifica della protezione contro gli effetti termici.
Al termine dei lavori si farà rilasciare un rapporto di verifica dell'impianto elettrico, come precisato nella "Appendice G" della Guida CEI 64-50 – UNI 9620, attestante che l'impianto è stato eseguito a regola d'arte. Raccoglierà inoltre la documentazione più significativa per la successiva gestione e manutenzione.
Art. 33 – Materiali per impianti idrici
Rubinetterie ed accessori per impianto di cantiere – I rubinetti, i gruppi miscelatori e qualsiasi dispositivo per l'erogazione
dell'acqua potabile dovranno possedere le caratteristiche richieste dalle specifiche norme UNI 7014-26.
Se costituiti da metalli pesanti (bronzo ed ottone), dovranno avere le parti in vista trattate con idonea nichelatura, cromatura o
smaltatura. Lo spessore dello strato di rivestimento sarà quello idoneo ad assicurare la massima durabilità. Le parti filettate ed i
relativi dadi o controdadi saranno esclusivamente in ottone.
In ogni caso la rispondenza alle norme deve essere comprovata da un certificato di conformità.
Sistemi di scarico delle acque meteoriche – In generale tutti i materiali e i componenti devono resistere all'aggressione chimica
degli inquinanti atmosferici, all'azione della grandine, ai cieli termici di temperatura (compreso gelo/disgelo) combinate con le
azioni dei raggi IR, UV, ecc.); gli elementi di convogliamento e i canali di gronda, oltre a quanto detto, se di metallo devono
resistere alla corrosione, se di altro materiale devono rispondere alle prescrizioni per i prodotti per le coperture, se verniciate
dovranno essere realizzate con prodotti idonei a resistere in ambiente esterno. I tubi di convogliamento dei pluviali e dei collettori
devono rispondere a seconda del materiale a quanto indicato nell'articolo relativo allo scarico delle acque reflue; inoltre i tubi di
acciaio inossidabile devono rispondere alle norme UNI 6901 e UNI 8317; per i punti di smaltimento valgono per quanto
applicabili le prescrizioni sulle fognature date dalle pubbliche autorità. Per i chiusini e le griglie vale la norma UNI EN 124.
Indagini e prove di laboratorio
Art. 34 – Indagini preliminari ai lavori di restauro – Generalità
Prima di dare inizio a qualsiasi tipo di lavorazione su manufatti di particolare interesse storico/artistico, l'appaltatore, in quanto previsto negli elaborati di progetto o espressamente richiesto dalla D.L. in relazione a verifiche di compatibilità/idoneità e/o controlli/collaudi in corso d'opera, sarà tenuto ad effettuare su di essi tutte quelle operazioni che, finalizzate alla sistematica e scientifica acquisizione di dati certi inerenti lo stato di conservazione o i loro processi di alterazione e di degrado, possano consentire una diagnosi corretta ed accurata dei meccanismi che provocano il deperimento al fine d'intervenire su di essi con i rimedi più efficaci. La diagnosi sarà effettuata commissionando, esclusivamente a laboratori riconosciuti ed autorizzati dagli organi preposti alla tutela del bene in oggetto, l'esecuzione di una specifica serie di prove di laboratorio e di analisi da svolgere "in situ". In presenza di manufatti di particolare interesse storico artistico il laboratorio dovrà eseguire le analisi su campioni di manufatto che dovranno essere prelevati o da personale di sua fiducia o da altra rappresentanza che assolva tale compito sotto il suo diretto controllo e secondo le modalità descritte nelle raccomandazioni NORMAL 3/80 redatte a cura dell'Istituto centrale del Restauro (Roma 1980) e riassunte qui di seguito:– il campionamento deve essere effettuato solo su autorizzazione scritta dell'organismo che ha la tutela del manufatto– il campionamento deve essere effettuato da chi eseguirà l'analisi o sotto la sua responsabilità– il numero e l'entità dei prelievi devono essere minimi, compatibilmente con le finalità e rappresentatività. Essi dovranno comunque permettere una valutazione del fenomeno che si vuole investigare, se non su basi statistiche almeno tenendo presente l'influenza di variabili come la quota, l'esposizione, l'alternanza di zone dilavate e non dalla pioggia, ecc. Le zone di prelievo devono essere scelte tenendo conto della necessità di non disturbare in alcun modo l'estetica del manufatto.
Copia del piano di lavoro, redatto sulla base delle finalità definite inizialmente e accompagnato da completa documentazione del campionamento effettuato, deve essere consegnata all'organismo che tutela il manufatto e conservata nel relativo fascicolo.
Durante il campionamento, oltre alle consuete cautele, sarà necessario non modificare lo stato originario del manufatto e dei luoghi non arrecando danno alcuno alle strutture. Inoltre, lo spostamento delle attrezzature per prelevare i campioni dal terreno o dalle murature avverrà nel massimo rispetto dello stato dei luoghi. Alla fine dei lavori dovrà essere effettuata la rimozione di qualsiasi residuo di lavorazione e la perfetta pulizia dei luoghi.
Tecniche e strumenti – Le indagini da effettuare sull'esistente potranno prevedere il prelievo di limitate porzioni del materiale da esaminare solo dietro specifica autorizzazione e quando, a parere della D.L. non sia possibile procedere in maniera differente al fine di acquisire nozioni indispensabili ai lavori di conservazione. In ogni caso non sarà autorizzato il ricorso sistematico a tecniche di tipo distruttivo. Le metodologie di indagine, infatti, verranno distinte e scelte in base alla loro effetto distruttivo al fine di privilegiare l'utilizzo delle tecniche non distruttive, o minimamente distruttive.
Le prove non distruttive si svolgeranno in situ senza la necessità di ricorrere a prelievi, mentre quelle minimamente distruttive andranno eseguite con prelievi di pochi grammi di materiale; questi ultimi potranno essere recuperati a terra, a seguito del loro avvenuto distacco, o in prossimità delle parti più degradate.
L'appaltatore, in ogni caso, dovrà evitare che gli interventi apparentemente non distruttivi, agendo direttamente sul manufatto con sollecitazioni di varia natura (elettromagnetica, acustica, radioattiva, ecc.), possono risultare dannosi se non andranno dosati opportunamente o se saranno usati in modo improprio.
Ogni tipo di indagine dovrà essere preventivamente concordata con la D.L. in relazione al tipo di lavori da effettuare e alla zona esatta in cui effettuare il prelievo. Particolari indagini ed analisi, ove richiesto, dovranno essere affidare ad istituti e laboratori specializzati che dovranno operare secondo la vigente normativa e conformemente alle più recenti indicazioni NORMAL o alle norme UNI Beni Culturali. La scelta degli operatori dovrà sempre concordata ed approvata dal progettista, dalla D.L. e dagli organi preposti alla tutela del bene oggetto dell'intervento.
In relazione ai diversi tipi di controlli diagnostici previsti negli elaborati di progetto, l'appaltatore, laddove l'esecuzione dei saggi dovesse avvenire ad altezze non raggiungibili dall'operatore, dovrà realizzare tutte le opere accessorie (ponteggi, ed opere provvisionali) che potranno consentire il posizionamento delle attrezzature e la periodica possibilità di accesso per la lettura dei dati. Dovrà altresì provvedere, qualora il tipo di indagine lo richieda, alla fornitura di energia elettrica, e al ripristino delle parti interessate ai prelievi dei campioni ai fini degli accertamenti anche se queste opere non siano comprese in un intervento più generale sulle superfici. L'appaltatore deve provvedere, qualora non vi siano ponteggi in opera e qualora la verifica richiesta interessi parti dell'edificio non altrimenti accessibili, a predisporre le opere provvisionali occorrenti per l'installazione dello strumento, per il controllo periodico, e per l'alimentazione elettrica necessaria alla centralina, qualora non autoalimentata tramite batteria. Nelle opere provvisionali saranno comprese tutte quelle opere, che in relazione alla diagnosi da effettuare, consentano di procedere all'esecuzione dell'indagine richiesta in piena sicurezza per gli operatori.
Art. 35 – Rilievo fotografico e telerilevamento
Verrà effettuato avvalendosi dei seguenti metodi ottici di osservazione e di ripresa superficiale:1) Registrazioni fotografiche in luce visibile, U.V. e I. R.
Le fotografie in luce visibile in B/N e a colori – Costituiscono documenti importanti ai fini dei lavori di conservazione; in particolare quelle eseguite in luce radente mettono in evidenza lo stato delle superfici. L'appaltatore dovrà produrre una documentazione che consentirà di verificare ed integrare il rilievo al fine di mettere evidenziare particolari costruttivi e strutturali in relazione agli effetti delle patologie di degrado. Le fotografie a colori dovranno essere corredate da precise notazioni parametriche del sistema Munsell e dalle denominazioni con sistemi tipo ISCC NBS, e dovranno consentire l'ottenimento di dati oggettivi e confrontabili sulle caratteristiche cromatiche. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
La fotografia in luce U.V. in riflessione ed in fluorescenza – Col sistema in riflessione si illumina l'oggetto con lampade ad incandescenza, le quali emettono anche U.V. La pellicola fotografica registra la sola radiazione U.V. riflessa dalla superficie dell'oggetto in quanto la luce visibile è stata eliminata con appositi filtri. Col sistema in fluorescenza, illuminando con una radiazione U.V. una superficie, si eccita la fluorescenza di sostanze in essa contenute. La radiazione di fluorescenza impressiona la pellicola fotografica. Nei dipinti sono messi in evidenza i rifacimenti e i ritocchi.
La fotografia in luce I.R. – Poiché la radiazione infrarossa è meno assorbita da alcune sostanze, la fotografia all'infrarosso è usata per esplorare gli strati sottostanti a quelli superficiali. Nei dipinti, tra l'altro, mette in evidenza i rifacimenti. Richiede pellicole speciali e filtri per l'I.R.
La riflettografia I.R. si usa nei dipinti per rivelare il disegno sottostante lo strato pittorico. L'infrarosso riflesso è rivelato mediante una camera vidicon; l'immagine corrispondente si forma su un monitor, da cui può essere fotografata, oppure la si può registrare su nastro o disco.
L'appaltatore dovrà utilizzerà pellicole fotografiche sensibili anche alle emissioni di radiazioni elettromagnetiche infrarosse (infrarosso vicino, invisibile all'occhio umano) al fine di evidenziare le discontinuità che, per caratteristiche proprie o del sistema, assorbono e diffondono il calore in maniera differente rispetto al contorno. Andranno impiegate solo utilizzando filtri rossi e sottoponendo le parti da rappresentare ad un preventivo ed omogeneo riscaldamento (artificiale o naturale) delle superfici. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
All'appaltatore potrà essere richiesto di fare svolgere presso istituti e laboratori specializzati le seguenti analisi:Interferometria olografica. – Per oggetti e per dipinti. Rivela i difetti e le anomalie delle superfici attraverso l'andamento di sistemi di frange di interferenza che appaiono nell'ologramma. Ologramma: immagine virtuale tridimensionale di un oggetto, che si ottiene con sorgenti laser. Radiografia X e V. – Rivela la struttura interna degli oggetti. La radiazione  assai più penetrante di quella X è usata per radiografare oggetti metallici molto spessi (ad es. sculture di bronzo). Emissiografia. Gli elettroni emessi da una superficie colpita da radiazione X, impressionano una pellicola fotografica posta a contatto con tale superficie, formando un'immagine radiografica per emissione di radiazione. Autoradiografia per attivazione neutronica. – Irraggiando un oggetto con neutroni, gli elementi presenti diventano debolmente radioattivi, ciascuno con un tempo di decadimento caratteristico. La radiazione emessa impressiona le lastre fotografiche che si pongono successivamente in contatto con l'oggetto ad opportuni intervalli di tempo.
2) La fotogrammetria – L'appaltatore dovrà fare effettuare la ripresa e la restituzione delle immagini depurandole dalle distorsioni causate dalle ottiche fotografiche. Nelle applicazioni più comuni potrà essere consentito l'impiego di banchi ottici per il raddrizzamento delle immagini (secondo un piano di coordinate cartesiane o sul montaggio di un gran numero di riprese raddrizzate). Il risultato dovrà produrre una rappresentazione fotografica in scala assonometrica su due dimensioni. Al fine di realizzare, se richiesto, la visione assonometrica su tre dimensioni, dovrà ricorrere alle riprese aeree ed alla redazione di planimetrie quotate (rilievo aereofotogrammetrico) effettuandola lettura simultanea con obiettivi di diverso colore (magenta e ciano). Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
Art. 36 – Accertamento sulle caratteristiche strutturali e costruttive
Operazione attualmente non necessaria, ma inserita in caso dovessero cambiare/peggiorare le condizioni di degrado prima dell'inizio o durante lo svolgimento dei lavori in appalto.
Il primo dato utile per l'accertamento delle alterazioni strutturali presenti nell'edificio sarà costituito dal rilevamento del quadro fessurativo. L'appaltatore dovrà eseguire il rilievo evidenziando nella restituzione grafica, le variazioni della geometria, i fuori squadro, i fuori piombo, le variazioni della morfologia correlabili allo stato di alterazione della struttura. La correlazione di tali modificazioni della geometria dell'edificio con la conoscenza di trasformazioni storicamente avvenute sull'edificio, dovrà fornire tutti i dati utili sulle cause di tali alterazioni. Una volta individuati i punti critici da controllare, la successiva esecuzione delle indagini localizzate dovrà permettere l'accertamento delle patologie evidenziate nelle fasi precedenti di analisi e fornire ulteriori dati a sostegno dell'intervento.
Le analisi da eseguire ai fini dell'accertamento delle condizioni di equilibrio della fabbrica, possono dividersi in prove relative al:1. – Rilevamento e controllo delle alterazioni dell'equilibrio staticoLa determinazione delle alterazioni morfologiche della struttura dovrà rilevare e fornire tutti i dati relativi alle modificazioni dell'equilibrio strutturale della fabbrica. Insieme alla corretta lettura del quadro fessurativo esistente, in cui la forma e la posizione delle lesioni dovranno fornire le indicazioni sui movimenti compiuti dalla costruzione, l'appaltatore eseguirà il controllo degli spostamenti e della perpendicolarità delle superfici, sia nel caso che questi fenomeni siano avvenuti in un determinato periodo di tempo e si siano arrestati, sia nel caso che questi siano sintomatici di un fenomeno alterativo ancora in atto. 1.1. Verifiche sulla orizzontalità delle superfici – Le verifiche sulla orizzontalità dovranno essere eseguite con i prescritti strumenti di tipo topografico (livelle, tacheometri, teodoliti).
L'uso di livelle ottiche sarà limitato ai casi in cui l'accertamento riguarda le parti facilmente accessibili della costruzione; l'appaltatore eseguirà la verifica posizionando agli intervalli prestabiliti dalla D.L. le stadie di misura posizionandole verticalmente. La differenza altimetrica del piano orizzontale fra diverse basi di misura, indicherà le alterazioni subite dal piano orizzontale, e quindi i cedimenti del piano basale. L'appaltatore utilizzerà i tacheometri ed i teodoliti, nei casi in cui l'accertamento riguarda le parti inaccessibili, procedendo per successive triangolazioni, ricavando trigonometricamente l'eventuale alterazione della orizzontalità previa l'esatta conoscenza degli angoli e della distanza fra la strumentazione ed i punti da rilevare. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
1.2. Verifiche sulla verticalità della superficie – L'appaltatore, oltre all'uso del teodolite o tacheometro come descritto al punto 1.1, dovrà impiegare, ove prescritto, delle specifiche inclinometri monoassiali e biassiali, (questi strumenti si prestano per la valutazione d'eventuali rotazioni della struttura; la versione monoassiale esegue una misura di variazione d'angolo in una sola direzione nel piano XZ, mentre la versione biassiale su due direzioni ortogonali nei piani XZ e YZ, permettendo di valutare, mediante una composizione vettoriale, variazioni nella reale direzione), atti ad accertare se i movimenti (fuori piano) dall'asse verticale siano dovuti a rotazioni delle pareti, ad inflessioni causate dalle spinta di archi o di volte o a inflessioni delle murature dovute ad altro genere di fenomeni. L'appaltatore provvederà al corretto posizionamento degli inclinometri collegando la corda di acciaio armonico contenuta all'interno dello strumento alla base fissa e posizionandoli in modo stabile alla superficie da indagare tramite l'ausilio di una basetta metallica o cementizia e di bulloni L'eccitazione della corda di acciaio armonico, letta da un gruppo di eccitazione, verrà ricondotta, tramite un passaggio matematico ad una variazione angolare che fornirà la variazione di verticalità desiderata. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
1.3. Controllo e monitoraggio sulle variazioni nelle lesioni – L'appaltatore eseguirà il controllo della mobilità di un quadro
fessurativo al fine di determinare se la causa delle alterazioni è attiva o se è collegabile ad un fenomeno avvenuto in precedenza
ed ormai inattivo. Essendo la struttura muraria capace di deformarsi plasticamente, senza determinare l'immediato collasso, e di
trovare un nuovo assetto di equilibrio, diverso dall'originario, ma capace di garantire una ridotta stabilità, ne consegue che la
verifica di tale fattore dovrà rappresentare un parametro utile per calibrare l'intervento di riparazione o di consolidamento.
Le metodologie da impiegare per il controllo degli eventuali movimenti di preesistenti lesioni saranno ottenute con appositi
strumenti: deformometri, estensimetri, e più dettagliatamente tramite il monitoraggio strutturale in continuo. Tali strumentazioni
dovranno essere in grado di fornire dati qualitativi (esistenza o no di evoluzione del quadro fessurativo esistente) e di fornire dati
quantitativi degli spostamenti. Le strumentazioni dovranno essere fissate tramite sensori di misura da posizionare a cavallo delle
lesioni e dovranno consentire l'esecuzione di letture e di controlli periodici o in continuo (per il monitoraggio strutturale) degli
eventuali spostamenti relativi dei punti fissi predisposti inizialmente.
a) Fessurimetri e crepometri – L'appaltatore dovrà applicare, con i sistemi previsti dall'azienda produttrice (stucchi epossidici,
mastici adesivi, tasselli o altro) i fessurimetri completi di un comparatore con ingranaggi inox, piastrine in acciaio numerabili a
coppie, appositi marcatori per numerare e piazzare le dime di base (15 cm) con una scala di lettura da 0.01 mm ed adatti al:
– rilievo su superfici piane di movimenti verticali od orizzontali anche simultanei
– rilievo di lesioni agli angoli soggetti a movimenti bi-direzionali
– rilievo di cedimenti o di assestamenti di pavimenti rispetto alle murature
– misura della differenza di planarità di qualsiasi superficie lesionata
– misura dei movimenti di crepe e di fessure su superfici piane.
L'appaltatore, pulita la sede di applicazione, posizionerà la dima a cavallo della lesione fissando la coppia di piastrine. In seguito
applicherà i riferimenti del crepometro sulle piastrine.
b) Potenziometri – L'appaltatore utilizzerà potenziometri (trasduttori a resistenza elettrica variabile) composti da un contatto
scorrevole (sliding point) e da un avvolgimento (winding) realizzato tramite una spirale di filo conduttivo avvolta attorno ad
un'anima non conduttiva. I segnali di uscita (output signals) si otterranno imponendo una tensione nota alla resistenza
complessiva e misurando la tensione di uscita che sarà proporzionale alla frazione della distanza che il punto di contatto ha
percorso, in virtù dello spostamento, lungo l'avvolgimento. Il segnale di uscita derivato dal punto di contatto scorrevole sarà per
forza di cose discreto e la risoluzione dello strumento sarà limitata dal numero di spire per unità di lunghezza. Una accurata e
miniaturizzata esecuzione meccanica consentirà una più alta risoluzione e precisione.
c) Deformometri – L'appaltatore applicherà i due alloggiamenti dell'attrezzo a pasticca in acciaio (la distanza sarà stabilita dalla
misura delle barre con comparatore e pari a 100, 150 o 200 mm), realizzati con un lato troncoconico concavo da alloggiare in
modo fisso (con resina bicomponente) a cavallo della lesione da monitorare, ed a una distanza determinata, tramite una dima di
fissaggio avente la lunghezza corrispondente alla posizione iniziale del comparatore millesimale. La verifica verrà effettuata
attraverso una barra d'acciaio invar provvista di un comparatore millesimale, ed alle estremità, di una punta fissa e di un'altra
mobile. La lettura verrà effettuata sovrapponendo alle pasticche dei punti di misura fissati alla barra con il comparatore. In caso di
variazione della distanza dei due punti fissati a cavallo della lesione, lo spostamento sarà misurato dal movimento della punta
mobile collegata al comparatore, consentendo così di verificare e misurare lo spostamento avvenuto. La lettura dovrà essere
periodica e le sole parti fissate in sede sono costituite dalle due pasticche di acciaio. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore
restituirà le informazioni nella forma richiesta.
d) Estensimetri – Il principio di funzionamento è analogo al precedente, essendo il rilevamento dello spostamento misurato per
variazione della distanza relativa tra due punti iniziali a cavallo della lesione. A differenza dei deformometri, l'appaltatore
posizionerà gli estensimetri in modo fisso alla parete; la lettura degli spostamenti avverrà, come nel caso precedente, in maniera
periodica. Il sistema si basa sulla tesatura di una corda di acciaio armonico, contenuta all'interno dello strumento, che trasmette
un segnale ad un gruppo di eccitazione. Tale segnale, rilevato tramite una centralina di lettura traduce, i dati in misure degli
spostamenti. Il confronto fra la lettura iniziale e quella attuata al momento delle letture periodicamente eseguite consentirà di
determinare l'esistenza e l'entità degli spostamenti avvenuti. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni
nella forma richiesta.
Oltre agli estensimetri a corda vibrante, se richiesto dagli elaborati di progetto, l'appaltatore dovrà utilizzare estensimetri elettrici
conformemente alle seguenti norme UNI:
UNI 10478-1:1996 Prove non distruttive. Controllo mediante estensimetri elettrici a resistenza. Termini e definizioni.
Questa fornisce i termini e le relative definizioni dei componenti e delle caratteristiche degli estensimetri elettrici a resistenza, e
le definizioni riguardanti le principali caratteristiche circuitali di uso comune nell'estensimetria elettrica.
UNI 10478-2:1998Prove non distruttive – Controllo mediante estensimetri elettrici a resistenza – Scelta degli estensimetri e
dei componenti accessori.
La norma fornisce i criteri per la scelta dei componenti dell'installazione estensimetrica (estensimetro
elettrico a resistenza, adesivo, protettivo, materiale di saldatura, cavi di collegamento) in relazione all'applicazione (condizioni
ambientali e di prova).
UNI 10478-3:1998Prove non distruttive – Controllo mediante estensimetri elettrici a resistenza – Installazione estensimetrica
e sua verifica.
La norma fornisce le indicazioni per l'esecuzione e la verifica di una installazione estensimetrica, comprese le fasi
di preparazione, applicazione, collegamento e protezione.
UNI 10478-4:1998 Prove non distruttive – Controllo mediante estensimetri elettrici a resistenza – Circuiti di misura,
elaborazione e presentazione dei risultati.
La norma descrive i circuiti di misura, la correzione dei risultati, la loro elaborazione e
presentazione con riferimento al controllo mediante estensimetri elettrici a resistenza.
UNI 10478-5:1998 Prove non distruttive – Controllo mediante estensimetri elettrici a resistenza – Controllo delle
caratteristiche.
La norma fornisce le procedure per la determinazione di alcune caratteristiche di funzionamento dell'estensimetro
elettrico a resistenza. Essa fornisce inoltre le procedure statistiche per confrontare le caratteristiche rilevate dal produttore e
dall'utente.
1.4. Monitoraggio strutturale in continuo – Applicando in corrispondenza delle lesioni, o comunque dei punti critici, opportuni
trasduttori di spostamento, l'appaltatore dovrà registrare l'andamento nel tempo di aperture/chiusure, scorrimenti di taglio e
scostamenti fuori del piano di giacenza, rotazioni di maschi murari e di elementi strutturali portanti in c.a. ed i cedimenti degli
stessi. L'attività di monitoraggio in continuo, intesa come attività di misura ad intervalli predeterminati, potrà essere richiesta, per strutture che presentino aree di crisi evidenti come fessurazioni e/o dissesti visivamente individuabili, attraverso le seguenti tipologie d'indagine: – valutazione dell'evoluzione del dissesto per definire la opportunità di un intervento di consolidamento e le relative modalità di messa in opera dell'intervento stesso; – controllo, durante l'intervento di risanamento e/o consolidamento, per la continua valutazione sia dell'efficacia dello stesso, sia di eventuali ed indesiderati effetti collaterali; – verifica della risposta di una struttura all'intervento di risanamento e/o consolidamento già effettuato. Per un efficace espletamento del servizio di monitoraggio l'appaltatore potrà impiegare sia trasduttori disponibili su mercato, che trasduttori appositamente sviluppati per specifiche applicazioni. Per le misure di spostamenti relativi tra due parti si userà i potenziometri (LVDT).
Per il controllo dell'apertura (o della chiusura) dei lembi di una lesione, oltre ai sensori di spostamento relativo (biffe estensimetriche, fessurimetri appositamente sviluppati per l'applicazione in oggetto) particolarmente adatti a rilevare piccole deformazioni e caratterizzati dall'assenza di parti in movimento, relativamente alla valutazione dell'evoluzione del quadro fessurativo in termine di prolificazione delle lesioni, si potranno utilizzare metodi fotogrammetrici basati su programmi software di elaborazione delle immagini fotografiche, tarate con rilevi topografici. Per la misura di cedimenti di complessi strutturali, in cui le parti in moto relativa si trovano ad una distanza tale da non poter usare i sensori di spostamento sopra descritti, si dovrà fare riferimento alla livellazione ottica o a metodi assestimetrici. Per le misure di rotazioni assolute di elementi strutturali utilizzerà inclinometri da parete. Tutti i sensori dovranno essere in grado di trasformare le grandezze meccaniche in segnali elettrici (tensione o corrente), che una volta elaborati (amplificati, filtrati e trasformati da analogici a digitali) verranno memorizzati, a cadenza predefinita, su di supporto di massa. Tutto ciò avverrà attraverso diverse tipologie di sistemi di acquisizione, alcuni dei quali appositamente implementati per soddisfare a particolari esigenze applicative. Nel caso in cui il numero dei sensori sia elevato dovrà impiegare sia un sistema centralizzato sia più sistemi modulari dislocati nei vari punti della struttura, tutti comunque facenti capo ad un acquisitore centralizzato, con collegamento via modem per lettura a distanza. Se richiesto utilizzerà un sistema di commutazione a relais comandato via software da un PC in grado di gestire fino ad un numero di 18 sensori anche a distanza di 300 m nella trasmissione del segnale.
In assenza dell'alimentazione di rete o per le applicazioni localizzate dove il numero richiesto di sensori sarà limitato (4 sensori in continua dislocati non molto distanti tra loro), l'appaltatore potrà utilizzare un sistema più semplificato in cui i dati, dopo essere stati acquisiti e condizionati, verranno memorizzati, a cadenza prestabilita, su memoria non volatile riscrivibile; le letture verranno effettuate periodicamente tramite un collegamento seriale ad un PC portatile esterno. Il sistema si basa su un microprocessore ad 8 bit che gestisce le seguenti periferiche:– un real time clock per la temporizzazione delle fasi di acquisizione un sensore di temperatura interno con risoluzione pari a – un multiplexer ad otto canali un convertitore a/d a 12 bit e tempo di conversione pari a 10 ms – un generatore di tensione di riferimento interna per la conversione a/d un circuito di adattamento per la linea seriale – una memoria non volatile riscrivibile di tipo EEPROM – quattro moduli di condizionamento (uno per ogni sensore). Per applicazioni più particolari dovranno essere utilizzati sistemi predisposti appositamente per le prove di carico su solai ed in grado di gestire fino ad otto canali indipendenti collegati con trasduttore potenziometrico o sistemi a 36 canali adatti alla verifica di tolleranze superficiali di profili alari.
Prima di posizionare le strumentazioni prescritte, l'appaltatore dovrà eseguire la dismissione degli eventuali rivestimenti di intonaco e la messa a nudo delle lesioni. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
1.5. Indagini soniche mediante fonometri – Per queste indagini l'appaltatore utilizzerà dei fonometri costituiti da una sorgente di emissione di onde, da un captatore dell'energia sonica (velocimetro, accelerometro, microfono) e da un apparecchio di rilevazione dei segnali, composto da un amplificatore, un analizzatore di segnali, un oscilloscopio ed un registratore. Con tale strumentazione l'appaltatore rileverà la deformazione delle onde elastiche in un corpo sollecitato a compressione e/o a taglio: la velocità di propagazione delle onde elastiche diminuisce infatti con la diffusione delle stesse in un corpo; la diminuzione è maggiore se vi è una diminuzione dell'omogeneità del mezzo. Le frequenze registrate saranno in funzione delle caratteristiche e delle condizioni di integrità della muratura. In particolare le lesioni e le condizioni di degrado tagliano le frequenze più alte del segnale acustico. I fonometri potranno essere impiegati per verificare le condizioni di integrità di una muratura e del suo rivestimento, anche se non sarà semplice distinguere i dati relativi all'una e all'altro. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
Indagini ultrasoniche – Questa indagine dovrà consentire di conoscere con buona approssimazione la qualità e l'eterogeneità dei materiali da costruzione (pietre, mattoni, intonaco), sia che la prova venga eseguita in opera che su di un campione. Il metodo di misura si basa sulla determinazione della velocità di propagazione delle onde sonore attraverso il mezzo studiato e sulla registrazione del segnale ricevuto. Le misure si effettuano mediante strumentazioni elettroniche composte da un'emittente a frequenza fissa, piezoelettrica, da un cronometro di grandissima precisione (al decimo di milionesimo di secondo) e da un oscilloscopio che visualizza il segnale acustico che ha attraversato il materiale.
Potranno essere richieste tre tipi di misure: le misure, della velocità del suono in superficie, le misure radiate e le misure in trasparenza. Le prime dovranno essere condotte in modo da consentire la localizzazione delle alterazioni superficiali del materiale; le seconde di accertare l'omogeneità del materiale a diversa distanza dalla superficie e saranno possibili quando sia la superficie interna sia quella esterna sono accessibili; le misure in trasparenza dovranno essere condotte in modo di potere esaminare il materiale in tutto il suo spessore.
Le frequenze utilizzate saranno comprese generalmente fra 0,5 e 15 MHz: le onde a bassa frequenza penetrano maggiormente in profondità rispetto a quelle ad alta frequenza, che danno però una risoluzione migliore. Con le indagini ultrasoniche dovrà essere possibile determinare il grado di omogeneità di un materiale, la presenza di vuoti o di fessure, la presenza ed il numero degli strati sovrapposti di materiale, il modulo elastico ed il rapporto dinamico di Poisson. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
Art. 37 – Indagini per la determinazione delle caratteristiche tensionali dei materiali e delle murature
NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO
UNI EN 1052-1:2001 – Metodi di prova per muratura – Determinazione della resistenza a compressione. La presente norma è la
versione ufficiale in lingua italiana della norma europea EN 1052-1 (edizione settembre 1998). La norma specifica un metodo per
determinare la resistenza a compressione della muratura. Vengono date indicazioni circa la preparazione dei provini, il
condizionamento richiesto prima della prova, la macchina di prova, il metodo di prova, il metodo di calcolo e i contenuti del
resoconto di prova.
UNI EN 1052-2:2001 Metodo di prova per muratura – Determinazione della resistenza a flessione. La presente norma è la
versione ufficiale in lingua italiana della norma europea EN 1052-2 (edizione agosto 1999). La norma specifica un metodo per
determinare la resistenza a pressione di piccoli campioni di muratura secondo i due assi principali. Le indicazioni sono date per la
preparazione dei campioni, il condizionamento, la macchina e la procedura di prova nonché i metodi di calcolo e del contenuto
del resoconto di prova.
UNI 9724-8:1992 Materiali lapidei. Determinazione del modulo elastico semplice (monoassiale). Ha lo scopo di stabilire le
modalità di determinazione della curva sforzi–deformazioni e del modulo elastico (o modulo di Young) in compressione semplice
(monoassiale) dei materiali lapidei.
APPARECCHIATURA, PROVINI, PROCEDIMENTO, ESPRESSIONE DEI RISULTATI, RESOCONTO DI PROVA1.1. Carotaggi. L'appaltatore eseguirà i prelievi di "carote" di materiale da sottoporre a prove di laboratorio (distruttive), finalizzate sia alla determinazione della resistenza a compressione, flessione, trazione e taglio di materiale del materiale componente la muratura che alla verifica di lavori eseguiti. L'estrazione della carota dovrà essere eseguita esclusivamente tramite carotatici a sola rotazione e, dietro prescrizione della D.L. in presenza o assenza di acqua, al fine di disturbare il meno possibile le condizioni della struttura. Il diametro dei carotaggi sarà quello stabilito dalla D.L. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
1.2. Martinetti piatti (flat jacks). L'appaltatore dovrà eseguire la determinazione in situ dello stato di sollecitazione, delle caratteristiche di deformabilità e resistenza, della resistenza al taglio di una parete muraria tramite l'utilizzo di specifici martinetti piatti adatti all'esecuzione di prove non distruttive o limitatamente distruttive. Dovrà quindi eseguire i tagli in corrispondenza dei giunti di malta ed effettuare la determinazione dei parametri richiesti imponendo una pressione localizzata nel campione murario di dimensioni pari a circa 50 x 50 cm, compreso fra i due martinetti per la determinazione del modulo di elasticità o della misurazione della resistenza del materiale. Le dimensioni dei martinetti andranno diversificate in relazione alla muratura e saranno comprese, per quelle a base quadrata utilizzabili per le murature laterizie, fra dimensioni pari a 12 x 12 cm, 24 x 12 cm, 40 x 20 cm, con uno spessore pari a 8 mm.
Le dimensioni ed il tipo dei martinetti saranno stabilite dalla D.L. in funzione dell'elemento strutturale che si dovrà indagare (martinetti di piccole dimensioni per elementi strutturali puntuali quali pilastri, archi e volte, di maggiori dimensioni per porzioni di muratura continua). Le tipologie potranno variare anche in funzione del tipo di muratura esistente, impiegando quelli rettangolari per le murature o gli elementi laterizi, in cui il taglio potrà essere eseguito anche con un semplice trapano; quelli a terminazione curvilinea saranno utilizzati per gli elementi lapidei. Per queste ultime il taglio verrà realizzato tramite dischi metallici diamantati; la profondità del taglio va incrementata, nel caso di murature irregolari e disomogenee, per ottenere valori significativi.
a) Misura dello stato di sollecitazione. A differenza delle prove distruttive eseguite tramite prelevamento di campioni da analizzare in laboratorio, l'uso dei martinetti piatti dovrà consentire la verifica dello stato di sollecitazione sulla parete muraria, in relazione alle reali situazioni di carico in cui viene a trovarsi l'edificio. La determinazione della sollecitazione verrà effettuata rimovendo un giunto di malta, ed inserendovi, ortogonalmente alla muratura, un martinetto piatto, previo posizionamento di deformometri o di estensimetri elettrici, capaci di rilevare la variazione della deformazione raggiunta in seguito al conseguente rilascio della muratura. Posizionato lo strumento di misura si imporrà, tramite il martinetto, una tensione tale da riportare alle condizioni iniziali la misura del giunto, determinando in tal modo lo stato di sollecitazione presente. La D.L. potrà richiedere l'uso di questo sistema anche in relazione al controllo delle opere eseguite. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
b) Determinazione delle caratteristiche di deformabilità (stima del modulo elastico E). Nel caso di elementi anisotropi, quali le murature, la determinazione delle caratteristiche di deformabilità, andrà ottenuta eseguendo la prova su un campione murario delimitato da due martinetti, posti parallelamente, in modo da delimitare un campione di muratura di altezza pari a circa 50 cm e di base pari alle dimensioni dei stessi martinetti. L'appaltatore collocherà i due martinetti, in modo tale che questi possano permettere di applicare al campione interposto uno stato di sollecitazione monoassiale. La corretta collocazione di estensimetri elettronici o di basi di misura per comparatori millesimali rimovibili, installati sulla superficie libera del campione, dovrà consentire la misurazione delle deformazioni assiali e trasversali del campione murario preso in considerazione. Per la determinazione del Modulo Elastico l'appaltatore dovrà impiegare martinetti di dimensioni maggiori, poiché quelli di dimensioni minori forniscono valori scarsamente affidabili (sovrastima dei valori). Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
c) Determinazione delle caratteristiche di resistenza a compressione. La prova con i martinetti potrà essere impiegata anche al fine di determinare i valori di resistenza a compressione ed a taglio delle murature. In questi casi l'appaltatore dovrà tenere sotto costante controllo la muratura in quanto, essendo necessario portare il campione in stati prossimi alle condizioni di rottura, la prova potrà determinare localizzati stati fessurativi limitatamente alla porzione muraria indagata. Il numero e la localizzazione del campione da prendere in esame dovrà, quindi, essere accuratamente concordato con la D.L. La prova dovrà fornire un completo diagramma della curva sforzi-deformazioni misurata nel punto di prova. Alla fine delle rilevazioni, l'appaltatore restituirà le informazioni nella forma richiesta.
d) Determinazione della resistenza al taglio lungo i ricorsi della malta. Dopo avere inserito, analogamente alla prova a compressione, i due martinetti parallelamente sulla muratura, l'appaltatore dovrà provvedere a fare estrarre un mattone, un concio o altro elemento della muratura sostituendolo con un martinetto idraulico, di idonee dimensioni ed adatto l'applicazione della
sollecitazione a taglio. Tramite il martinetto dovrà applicare una sollecitazione di taglio al mattone adiacente. Tramite una serie di
trasduttori elettrici sarà possibile determinare gli scorrimenti relativi del mattone sottoposto alla prova rispetto a quelli adiacenti e
le deformazioni in direzione perpendicolare ai corsi malta. Eseguendo la prova con diversi valori di sollecitazione normale dovrà
essere possibile determinare il valore dell'angolo di attrito interno. A prova terminata l'appaltatore dovrà ricollocare il mattone e
restituire le informazioni ottenute nella forma richiesta.
Il riferimento normativo agli standards tecnici per l'esecuzione di tali prove si rifà alle norme ASTM e RILEM In riferimento alla
prova con martinetti piatti le norme che la disciplinano sono rispettivamente, in relazione alla prova con un martinetto piatto per
il rilievo dello stato di sforzo locale ed alla prova con due martinetti piatti per la determinazione delle caratteristiche meccaniche
le seguenti:
ASTM – C1196-92(1997)Standard Test Method for In Situ Compressive Stress Within Solid Unit Masonry Estimated Using
Flatjack Measurements.
ASTM – C1197-92(1997)Standard Test Method for In Situ Measurement of Masonry Deformability Properties Using the
Flatjack Method.
RILEM LUMD.2. In-situ stress tests on masonry based on the flat jack, 1991.
RILEM LUMD.3. – In-situ strength/elasticity tests on masonry based on the flat jack, 1991.
1.3. Prove sclerometriche.
Prove qualitative atte a determinare lo stato tensionale delle murature con indagine indiretta non
distruttiva e qualitativa. La diagnosi indiretta tramite lo sclerometro fornisce dei parametri non sufficientemente affidabili ma utili
a definire una diversità qualitativa fra parti della costruzione diversamente sollecitate. Lo sclerometro consente di determinare la
durezza di un materiale, cui viene correlato poi il parametro della resistenza a rottura del materiale, tramite il rimbalzo di una
massa battente, scagliata sulla superficie.
Per l'esecuzione della prova dovranno essere eseguite da 5 a 10 battute, da cui verrà ricavato un valore medio. Questa prova
presenta il vantaggio rispetto le precedenti di essere più economica e facilmente eseguibile; può essere considerata una moderna
elaborazione della vecchia modalità empirica utilizzata in passato, in cui si riconosceva lo stato di maggiore o minore
sollecitazione di una porzione muraria a seguito del suono più o meno sordo che la battitura con un martello della muratura
provocava. Le battute verranno eseguite, previa la rimozione dell'intonaco di superficie sui punti da sottoporre a verifica.
Art. 38 – Indagini atte ad approfondire la conoscenza sulle stratificazioni dell'edificio e sulle caratteristiche
costruttive anche di interventi pregressi
Operazione attualmente non necessaria, ma inserita in caso dovessero cambiare/peggiorare le condizioni di degrado prima dell'inizio o durante lo svolgimento dei lavori in appalto.
All'appaltatore potrà essere richiesto di fare eseguire indagini passive al fine di registrare e di quantificare fenomeni fisici rilevabili in assenza di sollecitazioni quali: le riprese con strumenti ottici, anche ricorrendo a pellicole speciali, la magnetometria, che analizzerà dall'esterno particolari aspetti fisici, senza rendere necessarie ulteriori sollecitazioni, la ferromagneticità naturale, che permetterà di determinare presenza, dimensione, geometria e consistenza di materiali metallici.
Potranno anche essere richieste indagini attive tramite tecniche che richiederanno l'utilizzo di piccole sollecitazioni artificiali di vario genere (meccaniche, elettriche, termiche, acustiche) in relazione ai fenomeni da rilevare. Altre indagini potranno essere condotte con strumenti che agiscono sia in modo attivo che passivo come la termovisione, che è un sistema efficace anche senza sollecitazioni dirette sull'oggetto. Questa tecnica offrirà i risultati migliori quando la superficie da indagare sarà preventivamente riscaldata apportando le temperature approvate dalla D.L. L'appaltatore dovrà utilizzare, ove richiesto, idonei sistemi per la misurazione della temperatura, dell'umidità relativa e della superficie di un materiale per l'identificazione e la quantificazione dei parametri relativi alla presenza di sostanze chimiche inquinanti; la magnetometria; il rilevamento fotografico che potrà richiedere l'applicazione della fotografia normale, IR, parametrizzata fotogrammetrica, termo-visiva o endoscopica.
1 – Indagini atte a rilevare la presenza di stratificazioni storico/costruttive dell'edificioa) Indagini termografiche – La termovisione dovrà consentire la visualizzazione di immagini non comprese nella banda del visibile (radiazioni elettromagnetiche comprese tra 0,4 e 0,75 micron) ma estese nel campo dell'infrarosso ed in particolare alla regione spettrale compresa tra 2 e 5 mm per le shortwave (onde corte) e fra 8 e 12 mm per le longwave (lontano infrarosso).
Gli accertamenti di stratificazioni costruttive preesistenti sono ottenibili tramite strumentazioni sensibili nel lontano infrarosso, meno disturbati dalle lunghezze d'onda del visibile (p.e. colori delle superfici).
All'appaltatore potrà essere richiesta l'indagine termografica al fine di valutare degrado dei rivestimenti evidenziando le discontinuità dei distacchi e le stratigrafie o per indagini in profondità sulle murature; l'appaltatore dovrà, quindi, riconoscere e determinare le stratificazioni delle differenti fasi costruttive della fabbrica individuando, sotto l'intonaco esistente, tutti gli elementi esistenti e realizzati con materiali differenti: chiusure di porte e di finestre, tipologie della tessitura muraria, cavità, discontinuità strutturali, canne fumarie, elementi strutturali (pilastri, architravi, archi di scarico) distacchi, cavità.; potrà anche essere richiesto di individuare l'andamento delle dispersioni termiche, il posizionamento delle tubazioni e degli impianti, il riconoscimento di zone interessate da fenomeni di umidità. Macchie di colore più scuro o più chiaro riveleranno la presenza di umidità localizzata, in quanto le zone asciutte e quelle umide daranno luogo a differenti flussi di emissione termica. L'appaltatore dovrà, se richiesto, individuare, sugli intonaci e sui litotipi calcarei, le parti solfatate, dove la temperatura è differente rispetto a quella delle parti carbonatiche, dovrà evidenziare le parti di intonaco distaccate dal supporto (riconoscibili in base a diversi valori emissivi) ed ogni elemento che, grazie al peso specifico diverso dal materiale circostante evidenzia la presenza di altri materiali (pietre, zanche, travi in legno).
La termografia dovrà permette di integrare i rilievi metrici con specifiche mappe tematiche relative alle le fughe termiche (ponti termici e zone di condensa), alle discontinuità strutturali, all'umidità, al quadro fessurativo ed alle azioni dei biodeteriogeni.
All'appaltatore potrà essere richiesto di utilizzare un monitor con immagini in bianco e nero con una scala di tonalità dei grigi dove le tonalità scure indicheranno le zone fredde e quelle chiare le zone calde; ove prescritto dagli elaborati di progetto dovrà invece fornire un termogramma prodotto su di un monitor a falsi colori, dotato di una scala di riferimento che riporterà sia il
campo di temperatura inquadrato sia le temperature assolute di ogni colore.
Delle immagine ottenute a video dovrà produrre il numero richiesto di stampe fotografiche (tipo Polaroid) oppure dovrà
realizzare la digitalizzazione delle immagini tramite specifiche elaborazioni al computer. Le immagini riprese, effettuate per
singoli termogrammi, possono essere richieste anche in sequenza di accostamento, rese perpendicolari alla superficie da
analizzare tramite posizionamento su apposito cavalletto, in modo da realizzare tramite successiva mosaicatura, ottenuta tramite
comuni software di gestione immagini (Adobe Photoshop, Corel Draw, ecc.), un'immagine termica continua.
Se è richiesta l'immagine digitalizzata questa dovrà essere stampata e rielaborata per esaltare la lettura interpretativa dei dati
registrati, attraverso un apposito software fornito dalle case produttrici.
Ad ogni materiale, caratterizzato da uno specifico comportamento termico, compete una altrettanto specifica emissione di calore
consistente in radiazioni elettromagnetiche. La telecamera registra tali emissioni, le rimanda ad un elemento ad alta sensibilità, un
rivelatore IR che necessita di una temperatura d'esercizio stabile ed il più bassa possibile.
In alcuni casi, laddove le superfici da rilevare non siano riscaldate per irradiamento solare diretto (superfici esterne esposte a
Nord o a Sud/Sud-Est; superfici in ombra; spazi interni) l'appaltatore dovrà, ai fini del rilevamento, riscaldarne la superficie.
Il riscaldamento dovrà essere eseguito con termoconvettori, capaci di diffondere uniformemente il calore sulla superficie e di
consentire in tal modo alla strumentazione la corretta lettura del fenomeno. L'uso di lampade ad infrarosso, comporterà invece un
riscaldamento meno omogeneo e, quindi, meno efficace ai fini del rilevamento dei dati.
Per migliorare o per consentire alcune riprese dovranno essere utilizzati sistemi di raffreddamento criogenici che impiegano azoto
liquido (–196°C) o argon (–186°C), sistemi termoelettrici (–70°C) o a cicli frigoriferi – ciclo stirling – (–197°C).
UNI 10824-1:2000 – 29/02/2000 – Prove non distruttive – Termografia all'infrarosso – Termini e definizioni.
b) Indagini endoscopiche
– L'appaltatore dovrà adoperare endoscopi elettronici o a fibre ottiche adatti per raggiungere le cavità
inaccessibili, grazie ai loro diametri piccoli, (da qualche centimetro a pochi millimetri), al fine di consentirne l'osservazione
diretta. Saranno dotati di sistema di illuminazione dell'area e di idonei sistemi fotografici o di registrazione applicati all'oculare.
Tramite questo sistema l'appaltatore dovrà esaminare condotte o parti cave di piccole dimensioni quali condutture di impianti,
intercapedini, strutture nascoste, cavità situate nella muratura, canne fumarie, appoggi di solai ecc.; al fine di agevolare l'uso
degli endoscopi l'appaltatore dovrà effettuare, dietro specifiche direttive della D.L. piccoli carotaggi. L'appaltatore sarà tenuto a
fornire una soddisfacente documentazione fotografia o filmata sull'indagine svolta restituendo le informazioni ottenute nella
forma richiesta.
c) Indagini magnetometriche – L'appaltatore utilizzerà i sistemi magnetometrici per l'individuazione dei materiali ferrosi
inglobati in altri materiali o per individuare i punti di discontinuità del campo magnetico sfruttando il principio dell'induzione
elettromagnetica, ovvero della capacità di un campo magnetico di indurre una corrente elettrica e viceversa. A tal fine potrà
utilizzare un metal-detector composto da un oscillatore che genera la corrente ad alta frequenza attraverso una bobina. In
presenza di metalli registrerà un forte assorbimento di corrente, proporzionale al quadrato della distanza. Se richiesto utilizzerà
modelli muniti di una bobina con emissioni a frequenza costante; in questo caso il campo magnetico sarà intercettato da una
seconda bobina, posta perpendicolarmente alla prima. In presenza di metalli il campo si deformerà e tale deformazione verrà
registrata dalla seconda bobina e lo strumento sarà in grado di rilevare metalli a distanze o profondità maggiori rispetto al primo
tipo, senza tuttavia fornire informazioni sulla geometria degli oggetti individuati. Qualsiasi sia la natura dello strumento
l'appaltatore sarà tenuto a rispettare le istruzioni d'uso fornite dal produttore ed a segnalare i rinvenimenti su di una specifica
mappa. A prova terminata l'appaltatore dovrà ricollocare il mattone e restituire le informazioni ottenute nella forma richiesta.
d) Indagini colorimetriche – La caratterizzazione colorimetrica di un materiale, in funzione dell'angolo di incidenza e di
riflessione, è particolarmente complessa dovendo spesso misurare piccolissime variazioni di colore accompagnate a notevoli
disparità nei valori della luminanza del campione. La corretta scelta dello strumento di misura in base alle proprie caratteristiche
nominali e un'attenta valutazione di tutte le cause di incertezza, sono pre-requisiti indispensabili per ottenere risultati adeguati
alle odierne richieste applicative. L'uso della strumentazione appositamente sviluppata per eseguire direttamente questo tipo di
integrazioni, rende le misurazioni veloci ed economiche. Per contro, è necessario ricorrere a campioni di riferimento tarati, sia
per disporre di una verifica sperimentale dell'incertezza di misura stimata, sia, in molti casi, per poter eseguire la misurazione
stessa.
L'appaltatore utilizzerà in parte la fotografia parametrizzata e in parte le indagini effettuate in laboratorio. Tramite la fotografia
parametrizzata riprenderà il manufatto con riferimento alle scale colorimetriche standardizzate secondo la scala Munsell. Le
prove di laboratorio permetteranno di stabilire la determinazione chimica delle cariche e dei pigmenti contenuti nel rivestimento.
A prova terminata l'appaltatore dovrà ricollocare il mattone e restituire le informazioni ottenute nella forma richiesta
Art. 39 – Indagini rivolte alla caratterizzazione dei materiali e all'accertamento dei loro degradi e delle patologie
MODALITÀ PER IL CAMPIONAMENTO DI MATERIALE IN OPERA – CRITERI PER IL CAMPIONAMENTOLa scelta del tipo e del numero di campioni da prelevare dall'opera va fatta sia in base ai diversi tipi litologici presenti, sia in base ad una osservazione visiva in loco. Da tale osservazione possono emergere:– eventuali differenze originarie riscontrate nell'ambito di uno stesso tipo di materiale– tipi fondamentali di materiali impiegati nell'opera (rocce magmatiche, metamorfiche, sedimentarie, laterizi, intonaci e/o stucchi e – macrostrutture (tessiture) dei tipi litologici riconosciuti– colore ed altre eventuali caratteristiche dei materiali (per es. granulometria, se apprezzabile visivamente)– posizionamento in opera del materiale litoide rispetto alle macrostrutture– varie forme e stadi di degradazione, anche in funzione della quota e dell'esposizione– alterazioni di origine biologica, tipiche ed atipiche (v. NORMAL – 1/80)– eventuali precedenti interventi di restauro (pulitura, consolidamento, protezione, ecc.) o di sostituzione.
Documentazione – Vanno eseguite fotografie dell'opera nel suo complesso, delle parti che presentano vari stadi e forme di degradazione (macrofotografie) e delle zone da cui verranno prelevati i campioni. È inoltre necessario fornire una esauriente descrizione dei campioni prelevati, secondo la terminologia del documento NORMAL – 1/80, completandola con una documentazione fotografica dei campioni stessi e delle relative zone dopo il prelievo. È assolutamente necessario, infine, effettuare ricerche bibliografiche sulla natura e sulla provenienza dei materiali o delle materie prime utilizzati per la costruzione dell'opera o per eventuali interventi di restauro. Nel caso che le ricerche bibliografiche non abbiano fornito utili indicazioni sulla provenienza del materiale si dovrà consultare la letteratura specializzata nel campo geologico e petrografico, nel tentativo di localizzare le aree di affioramento dei litotipi presenti e di individuare le cave o i punti di prelevamento dei medesimi.
Descrizione delle alterazioni macroscopicheÈ assolutamente necessario procedere a un giudizio di massima sullo stato di conservazione dell'opera e ad una descrizione delle forme di alterazione apprezzabili visivamente nei diversi tipi di materiali riconosciuti, seguendo la terminologia del documento NORMAL-1/80.
MODALITÀ DI PRELIEVO PER LO STUDIO MINERALOGICO, CHIMICO, FISICOa) Prelievi in superficie. Nella generalità dei casi le superfici da esaminare sono costituite da una struttura stratificata, cosicché le superfici stesse non possono essere adeguatamente investigate se non nel loro spessore. L'entità ditale spessore è variabile nei singoli casi, sia che si tratti di una successione di strati di finitura o di depositi superficiali, sia che lo strato definibile come superficiale sia di uno costituito dal materiale stesso, diversamente alterato in rapporto alla profondità. Pertanto i prelievi superficiali dovranno essere eseguiti per campionature successive di tutti gli strati presenti, compreso il substrato apparentemente non alterato, e, dove possibile, operando in una zona immediatamente adiacente un prelievo complessivo da destinare a sezione stratigrafica. Per i prelievi si farà uso degli utensili e delle tecniche di prelievo più idonei, scelti anche in base alla consistenza dei materiale.
Si utilizzeranno:– pennelli a setola morbida per materiale polverulento– bisturi per il materiale incoerente– scalpelli per materiale più o meno coerente.
b) Prelievi in profondità. L'operazione va effettuata con opportuna carotatrice in grado di fornire campioni significativi. Quando possibile, i campioni in profondità andranno prelevati nella stessa posizione da cui sono stati prelevati i campioni superficiali o in posizione molto prossima.
Il diametro della carota dovrà essere il più piccolo possibile, compatibilmente con la disomogeneità del materiale. L'operazione deve essere compiuta a un basso numero di giri (circa 100 giri/min.) per evitare il surriscaldamento del campione. Le carote devono essere prelevate lavorando a secco; si potrà ricorrere ad un intervento ad umido solo quando l'operazione non potrà essere condotta altrimenti. La carotatrice dovrà essere utilizzata per rotazione, dovrà essere dotata di opportuna slitta in grado di garantire la perpendicolarità dei taglio, dovrà essere dotata di regolatore di velocità. Si dovranno impiegare punte a ghiera diamantata o a placchette in metallo duro, eventualmente sterilizzate per indagini microbiologiche. È necessario chiudere il foro lasciato dalla carota sul manufatto. Il riempimento deve essere fatto esclusivamente con materiale le cui caratteristiche chimiche e fisiche siano tali da impedire effetti secondari (sali solubili, fenomeni di dilatazione, ecc.).
Raccolta del Materiale Prelevato. All'atto di ogni singolo prelievo è necessario valutare le dimensioni dell'area interessata e della profondità del prelievo (ove possibile stimando con calibro comparatore). Il campione sarà conservato in contenitori di materiale inerte e di minimo volume, preventivamente pesati, tappati ermeticamente e contrassegnati con il numero o la lettera corrispondenti al prelievo. Sarà opportuno effettuare nel più breve tempo possibile una pesata del materiale tal quale. Tale misura permetterà un apprezzamento di massima del quantitativo di acqua libera presente nel campione al momento del prelievo.
MODALITÀ DI PRELIEVO PER LO STUDIO BIOLOGICOIl campionamento per lo studio biologico deve essere effettuato sulla base di un attento esame visivo delle alterazioni tipiche ed atipiche (v. NORM A L – 1/80) presentate dal manufatto. I biodeteriogeni di interesse nel settore dei manufatti costituiti da materiali lapidei, e per i quali vanno previste specifiche modalità di campionamento, sono:– microflora chemioautotrofa ed eterotrofa (batteri del ciclo dello zolfo e del ciclo dell'azoto, batteri eterotrofi, attinomiceti, funghi microscopici) – alghe azzurre e alghe verdi– licheni– muschi– erbe infestanti.
Anche quando sul manufatto non sono visibili alterazioni chiaramente riferibili ad una origine biologica può essere opportuno conoscere la carica microbica dei biodeteriogeni presenti e potenzialmente dannosi. In questo caso il campionamento dovrà essere effettuato con le tecniche di seguito illustrate, scelte a seconda dei biodeteriogeni di cui si vuole stabilire la presenza. La quantità di campione da prelevare dipende dal tipo di analisi che si vuole effettuare (qualitativa o quantitativa) e dal numero di differenti biodeteriogeni che si analizzeranno. A seconda dei casi si impiegano bisturi, pinzette o pennelli sterili. I prelievi vengono raccolti in piastre o provette sterili, che verranno poi ermeticamente chiuse con tappi sterili e nastro adesivo. Le specifiche modalità di campionamento dipendono dal tipo di biodeteriogeno che si vuole ricercare.
Art. 40 – Caratterizzazione chimico-fisico-mineralogica del materiale costruttivo (lapidei, malte, laterizi, ecc.)
a) Analisi atte a determinare la composizione chimica del materialeSpettrofotometria ottica e ad assorbimento atomico – L'analisi si basa sulla proprietà dei corpi di assorbire ed emettere radiazioni di lunghezza d'onda peculiare nei campi del visibile, dell'ultravioletto e dell'infrarosso. Ogni elemento possiede uno spettro caratteristico. Nel campo del visibile (0,4-0,8 micron) e dell'ultravioletto (0,000136-0,4 micron) la spettrofotometria permette l'identificazione ed il dosaggio dei singoli ioni presenti in una soluzione acquosa (Cu, Cd, Pb, Zn, Ni, Cr, As ed Hg). Nel campo dell'infrarosso (0,8-400 Nm) vengono identificati i composti organici presenti nel materiale.
Analisi chimiche. La composizione di una malta potrà essere determinata con analisi calcimetriche, che agiscono tramite la dissoluzione del campione in acido cloridrico, a concentrazioni e a temperature variabili. Con queste analisi andrà calcolato: – il contenuto di Ca, Mg, Al, Fe (espressi in ossidi) e della silice– il dosaggio del gas carbonico legato ai carbonati– il dosaggio per perdita al fuoco dell'acqua d'assorbimento e di costituzione e delle sostanze organiche eventualmente presenti.
Queste analisi potranno essere integratea da una determinazione per via stechiometrica della percentuale di carbonato di Ca; il residuo insolubile restituisce la percentuale dell'aggregato. Con questi metodi tradizionali di determinazione delle caratteristiche chimiche non è però possibile giungere ad identificare convenientemente il tipo di legante presente e l'interazione con altri elementi costitutivi, quali il cocciopesto e la silice. All'indagine tradizionale è possibile affiancare tecniche che si basano sul riconoscimento e sul dosaggio dei vari elementi per via atomica. Tali tecniche uniscono alla grande precisione la caratteristica di poter utilizzare campioni minimi di materiale (bastano infatti generalmente mg 100-150 di sostanza per effettuare una serie completa di analisi).
b) Analisi atte a determinare la caratterizzazione mineralogica petrograficaQuesto tipo di analisi è finalizzato alla conoscenza morfologica e tessiturale (aggregazione dei vari elementi componenti, stato e taglia dei cristalli presenti, ecc.) dei componenti mineralogici di un materiale lapideo (artificiale o naturale) di una malta o di un pigmento.
Sono analisi che forniscono essenzialmente risultati di tipo qualitativo. Alcune di esse, diffrattometria e osservazione al microscopio polarizzatore di sezioni sottili, sono da considerarsi complementari ai fini del riconoscimento del materiale.
Sezioni sottili – L'ottenimento di sezioni sottili è dato da una sezione della dimensione di qualche micron, o più piccole, di un piccolo campione del materiale che si vuole analizzare, incollato tramite una resina su vetrini ed analizzato al microscopio polarizzatore. Il principio che permette di leggere la struttura di un campione lapideo (artificiale o naturale) si basa sulla loro capacità di essere opachi o trasparenti alla luce. Il microscopio polarizzatore consente, tramite l'uso di determinati filtri, di ottenere una visione chiara e dettagliata della sezione sottile, eliminando da un fascio di luce normale, le oscillazioni che avvengono in tutti i piani tranne uno, lungo cui passa solo luce polarizzata. Se a questo primo filtro polarizzatore se ne aggiunge un secondo, detto analizzatore, si ha una seconda modalità di visione (nel primo caso si dirà osservazione a Nicols paralleli, nel secondo a Nicols incrociati). La sintesi dei dati emersi dalle osservazioni a nicols paralleli e nicols incrociati permette di rilevare, attraverso l'osservazione di proprietà ottiche, morfologia e dimensioni relative dei minerali presenti, tessitura della roccia, aggregazione degli elementi costituenti. A Nicols incrociati quando la luce usata è policroma per molti dei materiali inorganici, anisotropi e bi-rifrangenti, si determinano fenomeni di eliminazione di alcuni colori dal fascio di luce policroma (bianca). Questi colori, osservati in luce polarizzata, sono dipendenti dalla sostanza. L'osservazione in sezione sottile permette quindi di analizzare:1. le fasi mineralogiche presenti, dal colore proprio del minerale, a Nicols incrociati (p.e., la calcite si presenta iridescente, il Plagioclasio bianco-grigio, a forma allungata e pluriconnesso, con presenza di rigature, ecc.); caratteri legati alle proprietà cristallografiche dei singoli minerali (p.e. i minerali che cristallizzano nel sistema rombico, si vedono estinti a Nicols incrociati); forma dei cristalli (p.e. olivina generalmente esagonale, plagioclasio e biotite allungati); 2. la tessitura e la struttura della roccia o intonaco analizzati (ovvero dimensione media dei cristalli, se in pasta di fondo, opaca alla luce, se in una matrice micritica, ovvero in un fondo microcristallino, ecc.).
L'osservazione in sezione sottile consente quindi, tramite il riconoscimento delle caratteristiche mineralogiche, di determinare la tipologia della roccia, degli elementi componenti la malta o il pigmento, determinandone le specie mineralogiche presenti e consentendo di rilevare eventuali fenomeni di alterazione dei componenti.
Tali dati saranno esplicati nella relazione fornita a seguito dell'osservazione, che conterrà anche riproduzioni delle immagini tratte dalle sezioni sottili.
L'osservazione in sezione sottile è parametrata dal documento Normal 14/83.
Sezioni lucide – Dette anche cross-section, tali sezioni prevedono analogo trattamento dl campione, ma vengono tagliate perpendicolarmente alla superficie allo scopo di determinare la stratigrafia del campione prelevato piuttosto che le caratteristiche dei minerali. Vengono generalmente adoperate per gli intonaci e per gli strati di pigmenti. La loro osservazione viene fatta con un normale microscopio ottico oppure tramite lettura al SEM (microscopio elettronico a scansione).
Diffrattometria a raggi X – La diffrattometria a raggi X viene utilizzata per la caratterizzazione mineralogica di campioni di materiale lapideo o di malte e per la rilevazione della presenza di specie saline inquinanti. È una prova essenzialmente qualitativa e non quantitiva, giacché individua le fasi minerali presenti, ma non la loro quantità o distribuzione percentuale. Il procedimento si avvale della proprietà di diffrazione ai raggi X sulle pareti dei cristalli dei minerali presenti nel campione, preventivamente ridotto in polvere attraverso la frantumazione in pestaio d'agata o di porcellana. L'analisi effettuata fornirà un grafico, i cui i picchi rilevati dalla lettura individuano le fasi cristalline presenti, attraverso l'altezza dei picchi prodotti. La misura dell'altezza di tali picchi consente, infatti, di individuare, tramite opportune tabelle parametriche, le fasi minerali presenti all'interno del campione analizzato. A tale grafico va allegata una relazione esplicativa dell'analisi effettuata.
Fluorescenza a raggi X – È un'analisi non distruttiva che consente di identificare gli elementi chimici che compongono una sostanza. I vantaggi rispetto all'analisi chimica per via umida sono l'elevata sensibilità ed i brevi tempi di misura dell'ordine dei minuti. Inoltre i campioni si conservano indefinitamente. Il limite di questo metodo è rappresentato dal fatto che non si possono identificare gli elementi di numero atomico inferiore a quello del sodio.
La precisione dell'analisi dipende dalla quantità degli elementi chimici e dalle modalità di preparazione del campione. L'eccitazione di un atomo può avvenire per irraggiamento con onde elettromagnetiche (luce visibile, UN, raggi X, raggi y) o particelle (elettroni, protoni, neutroni) di alta energia. Si ha fluorescenza di raggi X quando nell'atomo irraggiato si crea una vacanza elettronica in uno strato interno (K, L) e un elettrone degli strati più esterni – meno legato e quindi di energia maggiore – va ad occupare tale vacanza, con conseguente emissione dell'energia residua come radiazione X. La rivelazione di tale radiazione, che è caratteristica di ciascun atomo, ne consente l'identificazione.
c) Analisi atte a determinare proprietà fisiche e/o ottichePorosimetria al mercurio (UNI-NORMAL 4/80) – La determinazione del tipo, percentuale, distribuzione dei vuoti esistenti fra le varie componenti del materiale lapideo analizzato (naturale o artificiale) è elemento utile sia a determinare i fattori di alterazione ed alterabilità di un supporto lapideo, sia a calibrare trattamenti di pulitura e consolidamento. La maggiore capacità di imbibizione è infatti correlata più che alla distribuzione percentuale delle cavità, alla loro dimensione ed interconnessione. Porosità di diametro ridotto ed interconesse favoriscono i fenomeni di imbibizione o l'ingresso di componenti alterative attraverso la condensazione del vapore acqueo che può contenerle. La tecnica, si basa sulla penetrazione di mercurio all'interno dei pori a pressioni controllate, consente infatti di conoscere le dimensioni dei pori presenti nel materiale e le corrispondenti percentuali di volume occupate da questi, per un intervallo di dimensioni dei pori compreso fra 0,0037 e 75 micron. La determinazione dei diametri è conoscibile in maniera indiretta e desumibile dalla pressione applicata per la penetrazione del Mercurio, inversamente proporzionale alla dimensione delle porosità.
Le risultanze dell'analisi forniscono un grafico, in cui vengono riportati in ascissa il raggio dei pori, espresso in micron, in ordinata, la percentuale di distribuzione delle diverse cavità presenti.
Ai fini del consolidamento, analogamente, la conoscenza preventiva della porosità può essere parametro per la valutazione della quantità di consolidante da impiegare e per le modalità di applicazione di questo ai fini di una giusta penetrazione del prodotto. La valutazione della porosità successivamente all'intervento, può inoltre essere utile a verificare l'efficacia dell'intervento stesso.
Colorimetria – stesse analisi di cui all'art. 62 d).
Art. 41 – Indagini sulle patologie dei materiali
Analisi sulla presenza dei sali solubili e delle sostanze estranee
Cromatografia ionica – È una tecnica che consente, utilizzando minime quantità dell'ordine dei microgrammi, di identificare le sostanze organiche, usate come coloranti o come leganti, in base alla separazione dei componenti di una miscela. La sostanza da analizzare, mescolata ad un liquido o a un gas, scorre su un supporto solido o liquido separandosi nei suoi componenti, che migrano con velocità diverse dipendenti dalle loro caratteristiche chimico-fisiche rendendone così possibile l'identificazione. Nella cromatografia su strato sottile – tecnica di cromatografia in fase liquida – la fase stazionaria è una polvere stesa in strato sottile ed uniforme su una lastra di vetro, di metallo o di plastica, all'estremità della quale si pone la sostanza da analizzare, che migra per capillarità. Il riconoscimento avviene per confronto con sostanze standard,eventualmente facendo uso di coloranti o ricorrendo alla fluorescenza ultravioletta.
Analisi delle sostanze inorganiche – Stesse analisi per la caratterizzazione di cui all'art. 62.
Analisi delle roste nere – Diffrattometria ai raggi X di cui all'art. 64.
Microscopia ottica – Permette l'osservazione del colore delle componenti, del rilievo delle singole sostanze, dei caratteri morfologici, quali la forma, l'abito cristallino, la sfaldatura, le fratture e le deformazioni, le patologie da stress meccanico (NORMAL 14/83).
Microscopia elettronica a scansione (SEM) con microsonda X – Consente di individuare la distribuzione dei componenti e dei prodotti di alterazione. I risultati sono documentati con fotografie, mappe di distribuzione degli elementi e diagrammi.
Art. 42 – Rilevamento delle alterazioni dovute a presenza di umidità
Capacità di assorbimento – È l'attitudine di un materiale ad assorbire acqua, che viene fissata nelle cavità interne. Come è noto l'altezza della risalita capillare è legata poi all'evaporazione della stessa acqua di risalita: il livello massimo sarà determinato dal raggiungimento di una superficie bagnata che garantisce evaporazione di una quantità di acqua pari a quella assorbita dal terreno.
Determinazione della curva di assorbimento di acqua e della capacità di imbibizione – Vengono ricavate per immersione totale del campione in acqua e per pesate successive. Queste prove richiedono quantità di materiale piuttosto elevate (NORMAL 7/81).
Determinazione della capacità di adescamento – Consiste nel misurare la quantità d'acqua assorbita per capillarità da un campione posto a contatto con una superficie liquida. Metodologia e inconvenienti sono i medesimi della prova di determinazione della curva di assorbimento e della capacità di imbibizione (NORMAL 11/82).
a) Tecniche per la misurazione delle temperature e dell'umidità – Queste misure andranno eseguite ricorrendo a strumenti di facile impiego (termometri ed igrometri), in grado di fornire sia valori ambientali (quadro termo igrometrico) che valori relativi alle superfici. Per la determinazione dei valori relativi alle parti interne di singoli manufatti si dovrà ricorre a strumenti più precisi quali le sonde ed i misuratori del coefficiente di trasmissione termica.
Le informazioni più esaurienti si potranno ottenere solo ricorrendo alle prove limitatamente distruttive da eseguire tramite il prelievo di campioni umidi da pesare e valutare in seguito alla loro essiccazione o in alternativa con la tecnica del carburo di calcio. L'umidità superficiale presente su di un componente potrà essere misurata ricorrendo a misuratori elettronici.
Misure di temperatura dell'ariaTermometri a mercurio o ad alcool – Questi strumenti, basati sul principio della dilatazione termica vengono utilizzati in laboratorio per la taratura ed il controllo degli altri tipi di strumenti.
Termometri a lamina bimetallica – Il principio di funzionamento si basa sulla deformazione che subisce una lamina bimetallica al variare della temperatura. La lamina è composta da due strisce metalliche sovrapposte e saldate fra loro, con diverso coefficiente di dilatazione termica. Strumento robusto di modesta precisione.
Termometri a termocoppia – Da utilizzare nel caso di registrazioni di temperatura prolungate nel tempo. Le giunzioni di due metalli diversi vengono mantenute a temperature differenti, in modo che tra di esse si venga a stabilire una differenza di potenziale. Mantenendo una delle due giunzioni ad una temperatura nota, si potrà risalire alla temperatura dell'altra, misurando la conseguente differenza di potenziale. Lo strumento è in grado di rilevare anche misure puntiformi, in quanto l'elemento sensibile è la giunzione di due fili sottilissimi. Termometri a semiconduttori – Rilevano la temperatura attraverso un sensore costituito da un elemento che varia la sua resistenza al variare della temperatura. Conoscendo la resistenza elettrica si potrà risalire alla temperatura dell'aria. Sono gli strumenti più utili e pratici in relazione alla facilità ed alla precisione con la quale si possono attualmente misurare le variazioni di resistenza elettrica.
Misure delle temperature superficiali Qualsiasi strumento che misura la temperatura dell'aria è anche in grado di misurare la temperatura superficiale; al fine di assicurarsi che non siano influenzati dalla temperatura dell'aria occorre assicurare un contatto perfetto tra l'elemento sensibile e la struttura. Si possono pertanto utilizzare i termometri a termocoppia, a termistori o a semiconduttori. Per limitare l'influenza della temperatura dell'aria, l'elemento sensibile viene inserito in un cono di argilla precedentemente applicato sulla superficie muraria.
Per misurare la temperatura interna di una struttura muraria basta inserire l'elemento sensibile all'interno di un foro di opportune dimensioni, avendo cura di riempire il foro, per tutta la sua lunghezza, con del materiale compatto in modo che la misurazione non possa venire influenzata dalla temperatura interna dell'aria.
Strumenti specifici per misurare la temperatura superficiale dei materiali risultano essere i termometri a raggi infrarossi. Ogni corpo infatti emette raggi infrarossi. Se tali raggi si convogliano con un sistema ottico su un termometro a termocoppia ad alta amplificazione, si può conoscere istantaneamente la temperatura di quel corpo.
Misure contemporanee di differenti variabili e relativa registrazione Si potranno utilizzare essenzialmente tre strumenti che ovviamente non restituiscono dati in tempo reale e che devono essere posizionati in situ per periodi prestabiliti.
Termoigrografo – Lo strumento deve essere in grado di leggere e trascrivere i dati relativi sia all'umidità relativa che alle temperature e sarà costituito da un'unità di acquisizione dei dati e da un'unità di registrazione formata da un cilindro sul quale viene adagiato un apposito tabulato in carta sul quale un ago traccerà l'andamento giornaliero dell'umidità relativa e della temperatura. La velocità di rotazione del cilindro sarà inversamente proporzionale alla precisione che si vorrà ottenere nella fase di registrazione.
Termoigrometro – Lo strumento dovrà essere capace di registrare, tramite apposite sonde, l'umidità assoluta (da 0,1 a 150 g di acqua per kg di aria), il punto di rugiada (da -40 a +60 °C), l'umidità relativa (dal 15 al 90%) e la temperatura dell'aria (da –40 a +120°C). Lo strumento potrà essere dotato di un dispositivo di memorizzazione dei valori massimi e minimi registrati durante la rilevazione. Termoigrometri digitali – Lo strumento misurerà l'umidità relativa e la temperatura ambiente reagendo rapidamente alle variazioni di umidità. Il sensore dell'umidità relativa sarà del tipo a condensatore a film sottile, che permetterà una reazione molto rapida alle variazioni dell'umidità, unita ad una precisione piuttosto elevata.
b) Accertamento della presenza di umidità da risalita. Metodi quantitativiMetodo al carburo di acetilene Il principio su cui si basa è quello della lettura della pressione generata da un gas che si sprigiona a seguito di una particolare reazione chimica, in presenza di acqua. Più precisamente, mescolando un campione di muratura umida con del carburo di calcio (in capsule o sfuso da misurare in bilancia di precisione) si sviluppa un gas, acetilene, in misura direttamente proporzionale alla quantità di acqua contenuta nel provino. Avvenendo la reazione chimica in ambiente chiuso, il gas sprigionato esercita una pressione, tanto maggiore quanto maggiore è il quantitativo di gas, e quindi il contenuto di acqua; la sollecitazione misurata mediante manometro indica dei valori relativi all'umidità presente nel materiale (da misurare su apposite tabelle di conversione). Il metodo fornisce una sufficiente attendibilità (mai assoluta) solo quando si conosce con esattezza la composizione del materiale esaminato. Le modalità di esecuzione sono le seguenti:– si esegue un prelievo di una quantità standard di materiale e si riduce in polvere– si predispone di una dose prefissata di carburo di calcio in misura proporzionale al materiale prelevato– si immettono i due materiali, separatamente e in fasi successive, all'interno di uno speciale contenitore metallico indeformabile ed ermetico; – si chiude il recipiente scuotendolo in modo tale da consentire l'omogenea miscelazione delle due polveri;– si attende che l'acetilene, che si sviluppa per effetto della reazione chimica tra il carburo di calcio e l'acqua contenuta nel materiale, confinato dalla parete rigida del recipiente, eserciti una pressione sul manometro a chiusura del contenitore. Il valore della pressione rilevato sarà funzione dell'acqua presente nel campione di muratura, ed indicherà i valori dell'umidità presente nel materiale riferito al peso secco.
L'analisi descritta è di notevole precisione, come già accennato, nel caso in cui sia nota l'esatta composizione del materiale esaminato, cosa in genere piuttosto difficile, di conseguenza si rientra in un margine di errore. Gli strumenti necessari per lo svolgimento della prova sono portatili e di poco ingombro e forniscono risultati immediati, seppure di tipo indicativo. Essendo necessario ridurre in polvere il campione per riuscire ad ottenere la reazione chimica desiderata, ed essendoci durante questa operazione una perdita d'acqua per evaporazione, è bene effettuare il prelievo del materiale in periodi o condizioni in cui sia contenuta l'evaporazione superficiale dell'acqua.
Metodo ponderale su campioni in polvere – Questo sistema si basa su di un principio molto semplice che se condotto correttamente è in grado di fornisce risultati di notevole precisione, decisamente migliori di quelli conseguibili con altri sistemi. La prova consiste nel prelevare mediante una carotatrice un campione di muratura, e nel pesarlo sia al momento del prelievo che dopo averlo essiccato; la differenza tra le due pesate misura il contenuto d'acqua presente nel campione. L'appaltatore dovrà provvedere, al prelevamento in profondità (nucleo della muratura) del numero di campioni richiesto dalla D.L.
L'esecuzione dell'accertamento non richiede in cantiere l'uso di una apparecchiatura specifica, ma il laboratorio dovrà disporre di una specifica stufa per essiccare il campione e di una bilancia di precisione. Le fasi dell'analisi saranno le seguenti:a) Prelievo di un campione di materiale umido per mezzo di scalpello o di carotiere a secco con bassissime velocità di rotazione (l00 / 200 giri al minuto) al fine di evitare sviluppo di calore e la conseguente evaporazione dell'acqua.
b) Inserimento del campione prelevato in uno specifico contenitore in vetro, o in polietilene, con tappo a tenuta, preventivamente pesato; durante il trasporto in laboratorio occorre porre la dovuta attenzione al non esporre il recipiente agli sbalzi di temperatura al fine di garantirne l'idonea conservazione.
c) Esecuzione di una pesata complessiva, contenitore e campione.
d) Ulteriore pesata del campione estratto.
e) Essiccamento in stufa ad una temperatura pari a circa 105°C, fino ad ottenere un peso costante; determinazione del peso del campione essiccato e della percentuale di umidità riferita al peso umido, al peso secco, ed al volume.
Generalmente per essiccare i campioni saranno utilizzate delle stufe normali, con ricambio d'aria trascurabile, o stufe in corrente d'aria calda. Se i campioni da analizzare sono molti sarà preferibile ricorrere a particolari stufe a radiofrequenza, che consentono la notevole riduzione dei tempi di essiccazione. Oltre alla notevole precisione dei risultati, il sistema ponderale permette l'utilizzo del campione per ulteriori esami di laboratorio (dosaggio dei sali solubili e l'identificatone dei materiali costituenti). Il lato negativo consiste nel dovere eseguire un prelievo modesto ma distruttivo.
c) Accertamento della presenza di umidità da risalita – Metodi qualitativiMisure elettriche resistive – Il metodo delle misure elettriche resistive si fonda sul principio che il comportamento di una muratura umida può essere assimilato a quello di una resistenza; applicando sulla muratura due sonde ravvicinate (con forma di aghi) collegate ad uno strumento di misura, quest'ultimo fornisce dei valori, espressi in percentuale, del contenuto d'acqua. La corrente elettrica sarà inversamente proporzionale alla resistenza misurabile tra i due aghi infissi, e direttamente proporzionale alla quantità d'acqua presente nel materiale. Le misure elettriche resistive interessano solo l'intonaco, o comunque la sola superficie dei materiali, per una profondità di qualche millimetro/centimetro. Generalmente si dovrà ricorrere ad una tabella di taratura e di riscontro, che analizza i materiali più usuali, essendoci nella misura un certo margine di errore dovuto al fatto che la resistenza elettrica dipende, oltre che dal quantitativo d'acqua, anche dalla presenza di sali e dalla natura stessa del materiale esaminato, di cui non sempre è nota con certezza la natura.
Le misure verranno eseguite previa la taratura preliminare dello strumento, l'inserimento degli elettrodi ad ago nel materiale (a leggera pressione), l'eventuale sigillatura, l'attivazione del passaggio della corrente e la successiva misura strumentale mediante e comparazione dei valori rilevati con la taratura iniziale.
Misure elettriche capacitive – Le misure capacitive consistono nel rilevare la costante dielettrica di una porzione di intonaco sulla quale vengono posti superficialmente due elettrodi a piastra. Questi ultimi possono essere entrambi ubicati sulla stessa parete, oppure su due facce della struttura; nel primo caso la costante misurata sarà quella del materiale di contatto, nel secondo dell'intera sezione interposta tra le due piastre di rilevamento.
Le misure verranno eseguite mediante: il posizionamento di due elettrodi a piastra sulla parte di materiale su cui condurre l'indagine, la determinazione della costante dielettrica del materiale di contatto, o dell'intera sezione, selezionando una zona asciutta; la successiva definizione della costante dielettrica del materiale, o dell'intera sezione in una zona umida; depurazione dei risultati ottenuta tramite il confronto fra le due differenti misure (in zona asciutta ed umida), e determinazione finale, per sottrazione del valore dell'umidità.
Le misure capacitive presentano il vantaggio di risultare rapide, di non richiedere alcuna infissione. Gli elettrodi a piastra, in genere, sono poco influenzati dalla presenza di sali. Questo sistema, che prevede il semplice contatto, può essere applicato su superfici pregiate senza intaccarle in alcun modo.
Mappatura termografica – Vedi art. 57.1.a)d) Accertamento della presenza di umidità da condensaAll'appaltatore potrà essere richiesto il rilevamento periodico o in continuo dei valori di T ed UR tramite termoigrometri o termoigrografi. Queste misure andranno eseguite ricorrendo a strumenti di facile impiego (termometri ed igrometri), in grado di fornire sia valori ambientali (quadro termo igrometrico) che valori relativi alle superfici. Per la determinazione dei valori relativi alle parti interne di singoli manufatti l'appaltatore dovrà ricorre a strumenti più precisi quali le sonde ed i misuratori del coefficiente di trasmissione termica. Per misure in continuo potrà essere richiesto l'utilizzo di registratori fissi o portatili di temperatura e di umidità relativa. Questi strumenti dovranno registrare in continuo temperatura e umidità, attraverso appositi sensori, registrando i valori a traccia in continuo su un cilindro. Lo strumento sarà dotato di un orologio interno a movimento meccanico per registrazioni nelle: 24 ore, 7 giorni e 4 x 7 giorni, provvisto di un elemento tipo bimetallico per la misura della temperatura e di un elemento a fascio di capelli per la misura della umidità alimentati a corrente o a batteria standard da 1,5 V.
Art. 43 – Indagini preliminari ai trattamenti protettivi e consolidanti ed indagini volte alla verifica
Valutazione preliminare dell'efficacia dei materiali e dei metodi per gli interventi conservativiI controlli possono essere effettuati non solo in vista della conservazione di un determinato manufatto, ma anche allo scopo di qualificare eventuali nuovi prodotti e nuove metodologie. Essi vanno eseguiti in parallelo su materiale lapideo trattato e non trattato, avendo cura di effettuare il trattamento in laboratorio con modalità il più possibile simili a quelle da impiegare sul manufatto. Le misure dovranno essere condotte secondo le Raccomandazioni NORMAL o, in assenza di queste, dovranno essere chiaramente descritti i metodi sperimentali adottati. Quando per un intervento su un particolare materiale lapideo si voglia utilizzare un prodotto, o un metodo, già ampiamente sperimentato su pietre dello stesso tipo, o analoghe, nel progetto esecutivo andrà fatto chiaro riferimento a tali precedenti esperienze.
PulituraL'efficacia di un metodo di pulitura può essere valutata solo mediante prove preliminari effettuate direttamente sul manufatto, mentre l'eventuale pericolosità nei riguardi dei litotipo va valutata mediante prove di laboratorio. Il sistema in esame va applicato, con modalità e tempi il più possibile simili a quelli che verranno adottati in loco, ad almeno cinque campioni di ogni litotipo. I campioni devono essere di forma regolare (per esempio:lastrine di c m 5 x 5 x 2), la superficie da trattare va levigata in modo omogeneo con carte smerigliate a granulometria via via più sottile (fino al n. 1000). Dopo il trattamento di pulitura andranno misurati almeno: a) colore d'insieme (per esempio, mediante le Carte Munsell, DIN, Methuen)b) assorbimento d'acqua per capillarità attraverso la superficie trattata (NORMAL-11/82)c) rugosità (preferibilmente mediante rugosimetro)d) morfologia della superficie (mediante osservazioni al microscopio ottico in campo chiaro ed in campo scuro)e) variazione ponderalef) contenuto di eventuali sali solubili residui(nel caso di pulitura con mezzi chimici).
Consolidamento e protezione chimicaUn trattamento di consolidamento deve essere sempre seguito da un trattamento di protezione che, tenuto conto del fatto che un'azione protettiva nei confronti dell'acqua è sempre auspicabile, conferisca idrorepellenza alla pietra. Poiché in commercio esistono prodotti consolidanti che hanno anche proprietà idrorepellenti, i campioni trattati con tali prodotti non andranno sottoposti ad ulteriore trattamento protettivo. Solo così il confronto fra consolidanti di natura diversa, alcuni dei quali con caratteristiche idrorepellenti, sarà significativo.
Preparazione dei campioniI campioni devono essere di forma regolare, generalmente si opera su cubi con spigolo di 5 cm o comunque non inferiore a 3 cm. Il taglio viene effettuato con disco diamantato, a umido. Per i campioni destinati a prove meccaniche è necessaria la perfetta planarità della superficie. Il numero minimo di campioni da impiegare dipende dall'omogeneità del materiale lapideo e dalla sequenza operativa che si adotterà nell'esecuzione delle misure, alcune delle quali richiedono la distruzione del campione. In linea di massima si ritiene necessario impiegarne almeno 20 per ogni tipo di trattamento da sottoporre a controllo.
Quando il controllo viene effettuato per ricercare il trattamento più idoneo ad un particolare monumento sarebbe opportuno utilizzare campioni provenienti dal monumento stesso e rappresentativi dello stato di conservazione di ciascuno dei litotipi presenti. Poiché non sempre è possibile prelevarne in quantità sufficiente per la sperimentazione, ci si può servire di materiali dello stesso litotipo recuperati nella demolizione o sostituzione di parti di edifici della zona ed appositamente archiviati e immagazzinati (NORMAL 2180).
Qualora non si verifichino le precedenti alternative vanno utilizzati campioni di cava invecchiati naturalmente o artificialmente. L'invecchiamento deve essere spinto fino a raggiungere, con sufficiente approssimazione, le caratteristiche del materiale in opera. La scelta del tipo di "invecchiamento artificiale" viene effettuata di volta in volta in base ai risultati ottenuti dall'indagine sulle cause di degrado. I metodi più frequentemente impiegati sono: cicli di gelo-disgelo, cicli di secco-umido, cicli di cristallizzazione di sali e cicli di corrosione per nebbia acida.
Applicazione dei consolidantea) I campioni destinati alle prove di assorbimento di acqua per immersione e di resistenza all'invecchiamento vengono completamente rivestiti da due strati di garza con uno strato di ovatta di cotone interposto ("packet"). I provini, così rivestiti, vengono poggiati su un supporto di vetro posto all'interno di una vaschetta, anch'essa di vetro, contenente la soluzione consolidante. Il livello della soluzione non deve raggiungere la base dei provini e va mantenuto costante; l'impregnazione avviene per capillarità attraverso un lembo di ovatta che fuoriesce appositamente dal "packet" e che si trova immerso nel liquido impregnante; b) i campioni destinati alle misure di porosità, alla valutazione della profondità di penetrazione, alla misura della permeabilità al vapor d'acqua e alla misura dell'assorbimento di acqua per capillarità non vengono fasciati. In questo caso l'impregnazione si effettua su una sola faccia del campione. Si opera per capillarità mediante una spessa striscia di cotone posizionata in modo da avere l'estremità inferiore immersa nella soluzione e quella superiore aderente alla faccia da impregnare. Una siffatta preparazione consente di valutare meglio l'effettiva profondità di penetrazione del consolidante, in quanto è più simile al trattamento effettuabile in situ.
Sia nel caso a) che nel caso b) la concentrazione del consolidante viene stabilita mediante prove preliminari; il tempo di trattamento è in genere di 72 ore. Fa eccezione il caso in cui la ditta fornitrice specifichi particolari modalità di applicazione. Terminato il processo di impregnazione, i provini vanno liberati dall'involucro di garza e cotone e lasciati asciugare, prima a temperatura ambiente e poi in stufa. Salvo diversa indicazione della ditta fornitrice, il tempo di permanenza in aria è di circa 1 mese e la temperatura della stufa è di 50-60° C.
Applicazione del protettivoTerminato il processo di consolidamento, viene applicato il protettivo, a temperatura ambiente e, in genere, mediante pennello, sulle stesse facce del campione trattate con il consolidante. Normalmente si effettuano due applicazioni successive con un intervallo di tempo variabile da 1 a 3 giorni, salvo diversa indicazione della ditta fornitrice. I campioni vengono poi lasciati a temperatura ambiente per almeno 20 giorni, prima di iniziare i controlli, salvo indicazione della ditta fornitrice. Per valutare l'efficacia del solo protettivo, il prodotto si applica su campioni tal quali e con le stesse modalità ora descritte.
Caratteristiche dei prodotti impiegatiLa viscosità dei prodotti impiegati per il consolidamento e per la protezione viene misurata a 20°C ed espressa in cl nel caso di prodotti sciolti in solvente, la concentrazione della soluzione impiegata viene espressa come in massa.
Misure per la valutazione di trattamenti consolidanti e protettivi. Le misure vengono effettuate su almeno tre campioni trattati e, per confronto, su uno stesso numero di campioni non trattati. Vanno valutate almeno le seguenti caratteristiche: a) variazione ponderaleb) colore d'insieme (mediante Carte Munsell, DIN, Methuen; con misure di riflettanza) c) assorbimento d'acqua per capillarità (v. NORMAL – 11/82)d) assorbimento d'acqua per immersione totale (v. NORMAL – 7/81) e) assorbimento d'acqua sotto basse pressioni, con il metodo della pipetta f) velocità di evaporazione dell'acqua assorbita. La prova viene effettuata immediatamente dopo quella dell'assorbimento di acqua per immersione totale, sugli stessi campioni, in condizioni costanti di temperatura e di umidità relativa ed in assenza di ventilazione (T = 20 °C, UR 55% ottenuta con gel di silice); g) distribuzione porosimetrica (v. NORMAL – 4/80). Le misure vengono effettuate su almeno due strati successivi del campione, a partire dalla superficie trattata. Ogni strato deve avere uno spessore di 0,5 cm e, per ognuno di essi, si eseguono almeno 3 misure; h) permeabilità al vapor d'acqua misurata su strati dello spessore di 1cm, ottenuti sezionando il campione parallelamente alla faccia i) valutazione della profondità di penetrazione del consolidante. Si opera mediante: misure di porosità su strati successivi; metodi ottici quali l'osservazione al microscopio ottico ed elettronico a scansione di porzioni successive di campione e l'osservazione ad occhio nudo di sezioni, trasversali alla faccia trattata, spruzzate con acqua; misura della velocità di assorbimento di microgocce di acqua, sulle stesse sezioni trasversali; j) resistenza a compressione ed analisi della curva sforzo-deformazione. Si fa presente che per materiali lapidei poco porosi la prova potrebbe non essere particolarmente significativa per il minimo incremento che il materiale potrebbe subire a causa della ridotta penetrazione del consolidante.
Le misure, ad eccezione di quelle elencate al punto i), vanno ripetute dopo aver esposto i campioni ad un numero conveniente di cicli di "invecchiamento artificiale". Tali cicli vanno scelti tra quelli che meglio simulano i fattori di alterazione ai quali è esposto il manufatto da trattare. Gli "invecchiamenti" più frequentemente usati, anche in combinazione fra loro, sono:– esposizione alle radiazioni UV, in condizioni controllate di temperatura ed umidità relativa – cicli di secco-umido e cicli termici– cicli di gelo-disgelo– cicli di cristallizzazione di sali– cicli di corrosione per nebbia acida e/o salina.
Misure per la valutazione di trattamenti protettiviVolendo valutare l'efficacia del solo protettivo vanno considerate almeno le caratteristiche elencate nel precedente paragrafo (misure per la valutazione di trattamenti consolidati e protettivi) ai punti b), c), e), f), h). Va inoltre eseguita la misura dell'angolo di contatto tra la superficie trattata e acqua deionizzata. Le misure vanno ripetute dopo aver esposto i campioni ad un numero sufficiente di cicli di "invecchiamento artificiale" secondo quanto descritto al paragrafo precedente.
Valutazione dei risultatiLa valutazione dell'efficacia dei trattamenti di pulitura, consolidamento e protezione va effettuata esaminando complessivamente l'insieme dei risultati ottenuti e stimando eventualmente la significatività delle diverse prove in funzione dello scopo del trattamento preso in esame (prevalentemente consolidante, solo protettivo, ecc.). Al momento attuale non si possono stabilire dei limiti di accettabilità per i vari trattamenti. La valutazione non ha mai valore assoluto, ma rappresenta comunque un modo oggettivo di confronto tra materiale trattato e non trattato e tra prodotti diversi. Per la sua delicatezza, va affidata soltanto ad esperti scientifici con specifica esperienza nel settore della conservazione dei materiali lapidei.
PulituraTutte le proprietà misurate (a, b, c, d, e, f) devono subire le minori variazioni possibili.
Consolidamentoa) variazione ponderale: un incremento viene considerato positivo; tale dato ha significato solo nell'apprezzamento del materiale sperimentato, ma non per giudicare la bontà del trattamento; b) colore d'insieme: non si devono verificare apprezzabili variazioni;c) assorbimento d'acqua per capillarità: deve essere ridotto sia il coefficiente di assorbimento che il valore massimo dell'acqua d) assorbimento d'acqua per immersione totale: la capacità di imbibizione deve essere ridotta; e) assorbimento d'acqua sotto basse pressioni: l'imbibizione deve essere minima;f) velocità di evaporazione dell'acqua assorbita: deve essere la più alta possibile o, quanto meno, la più vicina a quella del materiale non trattato; g) distribuzione porosimetrica: la porosità aperta integrale deve essere ridotta; la percentuale dei pori piccoli (diametro < 1 mm) deve avere il minimo incremento; h) permeabilità al vapor d'acqua: deve essere la più alta possibile o, quanto meno, la più vicina a quella del materiale non i) profondità di penetrazione del consolidante: deve essere la massima possibile e con la massima omogeneità di diffusione;
l) carico di rottura a compressione: deve subire un incremento.
Protezione
Valgono le stesse indicazioni date per la valutazione del consolidante. La misura dell'angolo di contatto deve registrare
l'incremento più alto possibile.
UNI 10921 Beni culturali – Materiali lapidei naturali ed artificiali – Prodotti idrorepellenti – Applicazione su provini e
determinazione in laboratorio delle loro caratteristiche.
Interventi di manutenzione ordinaria

Gli interventi di manutenzione ordinaria devono seguire nel tempo quelli di manutenzione straordinaria. Essi hanno la finalità di
prevenire o di fermare al primo apparire ogni nuova forma di degrado che può verificarsi anche nel caso di interventi eseguiti in
modo assolutamente corretto, soprattutto quando non sia stato possibile rimuovere le cause che provocano determinati danni (ad
es.: l'influenza dei fattori climatici). Gli interventi di manutenzione ordinaria comportano controlli ed opere di breve periodo,
devono avere una periodicità definita (ad es.: annuale o biennale) e devono essere affidati a personale specializzato (come nel
caso degli interventi straordinari). In linea di massima, la manutenzione ordinaria prevede:
a) controllo della funzionalità dei sistemi di convoglia mento delle acque e dell'efficienza delle coperture e degli eventuali
impianti tecnici capaci di influire sulla conservazione del monumento; b) controllo ravvicinato e registrazione dello stato delle superfici, relativamente alla presenza di: depositi di polveri, guano, ecc.; formazioni di efflorescenze e loro natura; contenuti anomali di umidità nei materiali (valutati mediante misure non distruttive); soluzioni di continuità, fratture, fessure, ecc.; alterazioni da microrganismi e piante infestanti; c) eventuale esecuzione di: interventi di pulitura (spolverature, lavaggi con acqua nebulizzata); riparazioni di fratture, lesioni e simili, mediante stuccature con materiali definiti nel disciplinare; esecuzione di opere di protezione mediante applicazione di protettivi superficiali o coperture stagionali; esecuzione di disinfezioni e disinfestazioni.

Source: http://www.comune.oriolitta.lo.it/comune/comune_action.php?ACTION=download&cod_modulo=3171

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Your Safety: Understanding the benefits and risks of what we do in our office. Our mission is to help sick people get well, and to help This reaction usually resolves in 24 hours or less. More rare re- healthy people function better without drugs or surgery. ports of tiredness, light headedness, and occasional nausea have We practice very conservative methods of health care been infrequently reported. The type and nature of these reactions and as such the methods we use are extremely safe. may be associated with the severity and nature of the condition However the methods we use are also extremely power-

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Eastern Metropolitan Region Palliative Care Consortium (Victoria) Clinical Group Syringe Driver Drug Compatibilities – Guide to Practice 2013 July 2013 These guidelines have been copyrighted. The Eastern Metropolitan Region Palliative Care Consortium (EMRPCC) grants permission to reproduce parts of this publication for clinical and educational use only, provided that the EMRPCC is acknowledged. Requests to reproduce this document, for purposes other than those stated above, should be addressed to:

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